I quattro stadi dei capricci

I QUATTRO STADI DEI CAPRICCI

(Di Mamma senza Patente)

capricci

Tutto inizia con una piccola innocente legittima richiesta della mamma, a cui il piccolo risponde con un categorico “no.”.
Cosa volete che sia un “no” di fronte all’immensità della vita?
Ve lo dico io cos’è, è il preludio dei malefici CAPRICCI.

I STADIO
Non mi scompongo, ho Maria Montessori su una spalla, Leo Buscaglia sull’altra. Articoli su articoli su come affrontare i capricci che mi girano nella testa. Riprovo gentilmente, ma con fermezza.
Ricevo un’altro no, questa volta più lungo con gracchio finale trascinato.

II STADIO
Buscaglia mi ricorda che è solo un tentativo del bambino di affermare la propria personalità, tramite l’opposizione alla personalità della madre.
Ok provo a distrarlo. “Dai amore su, che dopo se fai il bravo andiamo al parco e scegli tu tutti i giochi che vuoi portarti, eh?”
“Nooo, no vojooo”
Con un movimento di spalla, faccio cascare Leo, mentre la Montessori va a prepararmi un barattolo della calma.

III STADIO
Ora sono sola con il bambino, spero che quei due non mi sentano mentre sentenzio “Guarda non mi fare arrabbiare perché non ti conviene che le becchi eh? Vieni subito qua ho detto!”
A questo punto il bimbo ha due opzioni: fermarsi al terzo stadio piagnucolando o affermare ulteriormente la propria personalità addentrandosi nel quarto stadio.

IV STADIO
Parte la sirena, con una voce stridula che il gessetto sulla lavagna in confronto è la Primavera di Vivaldi, il bimbo ormai ha una personalità grossa quanto una balena e riafferma tutti i suoi “nouahaa”, “novojonovojooouaaah”, “aaaaahaaa” con lacrime e movimenti scomposti.
È a quel punto che mentre Maria Montessori sta tornando sorridente con un barattolo della calma e un bastone della pioggia, entra in scena mia nonna che con un sorpasso alla Valentino Rossi mi raggiunge con la cucchiarella di legno in una mano e lo zoccolo del dottor Scholl nell’altra.

Sto per scatenare tutta la mia di personalità, quando Buscaglia si rialza in tempo in tempo per ricordarmi che è il mio bambino e che solo l’amore può risolvere tutto.
“Va bene dai, vieni qui che ti spiego e facciamo la pace e poi però fai come ti ho detto, ok?”. “Ocheii” mi dice tirando su col nasino e la faccia imbronciata.

Ciao nonna, grazie comunque, ci vediamo alla prossima.

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