Io non sono ancora nella fase di mamma che deve andare a ritirare la pagella del bambino. Quando ero piccola alla scuola elementare ci davano i giudizi… una breve spiegazione di quello che avevamo fatto e di come ci eravamo comportate e una valutazione (insufficiente, sufficiente, buono, distinto, ottimo). Poi sono arrivati i voti e le lettere. Al Liceo avevo i voti. Voti che sono arrivati anche alle scuole elementari. Ed in molti si chiedono se sia giusto dare dei voti anche ai bambini così piccoli.
Sinceramente non mi sono mai posta il problema finora. Magari quando toccherà anche a me andare a ritirare la pagella ci penserò meglio…
Comunque ho trovato per caso una bella dichiarazione di una maestra su questo argomento, che riprende anche quello che diceva il grande maestro Manzi. E ve la ripropongo perché mi sembra molto bella ed interessante.
Una maestra, dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca:
“Non sono stata capace di dire no. No ai voti. Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare. A chiudere i bambini in un numero. Ad insegnare loro una matematica dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale.
Il voto corrompe. Il voto divide. Il voto classifica. Il voto separa. Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. Creano ansia, confronti, successi e fallimenti. I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può. I voti disturbano la crescita, l’autostima e la considerazione degli altri. I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza.”
Il “maestro” Manzi riportava nella scheda di valutazione di tutti gli studenti la stessa formula: “Ha fatto quel che può, quel che non può non fa”.