Vaccini, quando si devono rimandare?

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Vaccini, quando si devono rimandare?

Nel sesto anno di vita del bambino (quindi a partire dal compimento dei 5 anni ed entro il compimento dei 6 anni) si devono fare alcuni richiami dei vaccini. Noi abbiamo prenotato il richiamo qualche mese prima del compimento dei 6 anni (circa 4). Quando ho preso appuntamento mi hanno detto che se la bambina fosse stata male avrei potuto rinviare l’appuntamento. Finora non è mai successo. Però stavolta è capitato che abbia avuto un po’ di febbre circa una settimana prima. Ed allora mi chiedo se sia il caso di rimandarli o no. Ovviamente ne parlerò col pediatra.

A questa età sono due le diverse dosi di richiami dei vaccini che si devono fare:

  • difterite, tetano, pertosse e poliomielite
  • morbillo, parotite e rosolia

Vaccini: quando è meglio rimandarli?

Ho trovato diverse informazioni su quando sia meglio rimandare il vaccino (ovviamente non in caso di problemi o malattie specifiche di cui il bambino soffre costantemente, ma nel caso di malanni stagionali o qualsiasi altra malattia temporanea), sia sul sito del Ministero della Salute che su vari siti delle Asl.

Secondo il Ministero della Salute:

E’ buona norma rimandare la vaccinazione in caso di malattie febbrili acute e in caso di gravidanza. Affezioni minori, quali raffreddori ed altre infezioni delle vie aeree superiori, non costituiscono controindicazioni, anche temporanee, alle vaccinazioni.

Così come non è necessario rimandare le vaccinazioni in caso di trattamenti con cortisonici per uso locale o per uso sistemico a basso dosaggio, e in caso di affezioni cutanee quali dermatosi, eczemi, infezioni cutanee localizzate. Al contrario, molti stati patologici sono erroneamente ritenuti delle controindicazioni, rappresentando invece delle indicazioni assolute ed immediate per alcuni vaccini.

Consigli della Asl

Secondo alcuni siti delle Asl in caso di lievi malattie (anche con febbre) non è necessario rinviare il vaccino (a meno che la febbre non sia il giorno prima o la mattina stessa). Alcuni pediatri invece consigliano di aspettare almeno 7/10 giorni dopo una febbre. Questo per evitare che l’organismo del bambino sia ancora indebolito dalla febbre o da una leggere influenza. E col vaccino venga quindi ancora più indebolito a causa dei possibili effetti collaterali.

Quando si hanno malattie lievi con o senza febbre come le infezioni delle prime vie respiratorie (per esempio il raffreddore) non aumenta il rischio di effetti collaterali né diminuisce l’efficacia delle vaccinazioni. Anche nei bambini che hanno avuto una reazione lieve o moderata a una dose precedente di vaccino, non c’è da temere una reazione più grave alla dose successiva.

Prendere un antibiotico non interferisce con la somministrazione di vaccini ed i vaccini si possono somministrare durante il periodo di convalescenza da una qualsiasi malattia. Non è, quindi, necessario lasciar passare del tempo prima della somministrazione di qualsiasi vaccino una volta raggiunta la guarigione. Il bambino che è stato a contatto con un’altra persona ammalata di una malattia infettiva può essere vaccinato tranquillamente.

Prima o dopo, cosa è meglio?

Anzi, in alcuni casi (morbillo, epatite A, varicella), la vaccinazione eseguita appena possibile può prevenire la malattia stessa. In ogni caso, anche se la malattia infettiva è in incubazione, non ci sono interferenze con la vaccinazione. I bambini nati prematuri e quelli di basso peso alla nascita possono e devono essere vaccinati secondo l’età cronologica, cioè in base alla data di nascita. Altre condizioni non ostacolano l’esecuzione delle vaccinazioni, né, tantomeno, le controindicano.

Quali sono queste condizioni? Una storia familiare o personale di convulsioni, terapie con cortisonici a basse dosi o somministrati per aerosol. Ma anche malattie della pelle, malattie croniche del cuore, dei polmoni, del fegato e dei reni. Oppure malattie del sistema nervoso stabili, storia di ittero neonatale, gravidanza di un familiare e stato di malnutrizione. In caso di gravi malattie febbrili è opportuno posticipare la vaccinazione per evitare che gli eventuali effetti collaterali della vaccinazione si aggiungano a quelli della malattia.

Quando è veramente indispensabile rimandarli

Il bambino che ha ricevuto trasfusioni recenti o immunoglobuline dovrebbe attendere per un tempo variabile prima di essere vaccinato. Viene deciso dal medico, ma in genere si tratta di qualche mese. Infine, sono pochissime le situazioni in cui i vaccini vanno rimandati. In caso di malattia del sistema nervoso che si aggrava nel tempo si raccomanda di ritardare la somministrazione dei vaccini fino a che la malattia non sia stabilizzata.

Le persone che ricevono alte dosi di farmaci che deprimono il sistema immunitario come i cortisonici dovrebbero attendere almeno un mese prima di ricevere un vaccino vivo attenuato. Quando invece un individuo ha una malattia del sistema immunitario che ne deprime la funzione in modo permanente e grave, i vaccini vivi attenuati non dovrebbero essere somministrati. Anche se i pazienti con infezione da HIV possono essere vaccinati.

A proposito del vaccino per evitare un eventuale contagio, ricordo una mamma della scuola di danza, che si alterò con la mamma di una bambina che aveva contratto la varicella, perché quest’ultima mamma ci avvisò dopo 4 o 5 giorni dalla comparsa delle prime bolle. E l’altra mamma le disse che se la avesse avvisata appena comparse le bolle, avrebbe potuto fare subito il vaccino alla figlia per evitare che potesse prenderla. Mentre così l’aveva esposta al contagio senza permetterle di evitarlo (il vaccino infatti doveva essere fatto entro 72 ore dal contatto con la bambina malata).

In ogni caso, se avete qualche dubbio, consultate sempre il vostro pediatra, prima di fare il vaccino.

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