TERREMOTO

amatrice terremoto
Amatrice prima del terremoto

Non ho ancora avuto modo di parlare del terremoto. Non sapevo se parlarne in effetti. Ma voglio dire qualcosa…

Ero in vacanza in Abruzzo quando è successo. Mi sono svegliata nel cuore della notte col letto che si muoveva tantissimo. Ed il primo pensiero è andato a L’Aquila. Mi ha ricordato quando c’è stato il terremoto a L’Aquila nel 2009. Stesso orario. In quella occasione ero a casa a Roma. E sono stata svegliata da un boato e dal letto che si muoveva. Per non parlare del lampadario.

In questa occasione ero in albergo. Non sapevamo ancora dove c’era stato il terremoto. Sapendo che l’Abruzzo è una zona sismica, ho pensato che fosse nelle vicinanze. In realtà io ero piuttosto tranquilla. L’albergo è piuttosto nuovo e comunque è stato costruito secondo le norme antisismiche (forse è anche per questo che ha “ballato” così tanto). Le mie bimbe nemmeno se ne sono accorte. Pian piano abbiamo iniziato a sentire tutte le altre persone, ospiti dell’albergo come noi, che si erano svegliate e stavano scendendo nella hall. Per una sicurezza in più. E così alla fine anche noi siamo scese. La bimba grande si è svegliata, lamentandosi del fatto che aveva sonno e voleva continuare a dormire. La piccola ha continuato a dormire in braccio a me e non si è accorta di nulla.

Dal cellulare ci siamo collegati su Facebook e poi sui siti di informazione. Piano piano sono arrivate le prime informazioni. Prima si parlava dell’Umbria e poi invece è arrivata la notizia che il terremoto era stato nell’alto Lazio. In provincia di Rieti.

Quando ho sentito che tra i paesi colpiti c’era anche Amatrice, il mio pensiero è andato al nostro amico Mirco. Sapevo che in quei giorni doveva proprio essere lì. Qualche settimana fa gli avevo detto che dovevano organizzare una serata ad Amatrice come abbiamo fatto qualche anno fa. E lui mi aveva detto che in questi giorni sarebbe stato lì, ma noi non potevamo perché dovevamo venire in Abruzzo.

Fortunatamente Mirco e la sua famiglia ce l’hanno fatta. Soprattutto lui e la fidanzata Alessandra sono dei miracolati. Ed ora possiamo solo ringraziare il cielo perché si sono salvati. Ma il suo racconto è qualcosa che ti fa venire i brividi… L’ho letto e riletto su Facebook ed ogni volta ho le lacrime agli occhi. Fortunatamente per loro si è risolto tutto per il meglio, anche se la loro casa è inagibile. Ma almeno sono salvi…

Una testimonianza indimenticabile che voglio condividere per dare un messaggio di speranza.

E’ difficile se non impossibile spiegare quello che ci è accaduto, di certo c’è un grande dolore per chi non è stato fortunato come noi,per le tante persone care perse e per coloro che hanno perso tutto. Il mio amato paese è in ginocchio, i ricordi più cari spazzati via in
60 secondi, avrei voluto un giorno portare i miei figli in quel luogo magico, ma non so se sarà possibile. Noi siamo stati miracolati, il Signore ci ha avvolto tra le sue braccia,
non vedo altre spiegazioni…. Essere impotente, sbattuto qua e là senza vedere nulla, nel buio più totale, sentire solo le tue urla e quelle dei vicini, Alessandra che mi urlava “amore!amore!”, io che cercavo di coprirla dai detriti, col mio corpo, mentre mi sentivo sprofondare in un abisso e sentivo pietre e calcinacci colpirmi ovunque… 60 secondi, poi il silenzio, poi di colpo sentire grida di aiuto, chiedo ad Ale come sta e mi risponde che sta bene, chiamo mamma e mi risponde che sta bene ma piange, mia zia è con lei ed anche essa sembra vigile. Ma non so dove mi trovo, credo di essere sprofondato di un paio di piani ma quando alzo la testa capisco di trovarmi a penzoloni tra il terzo e il secondo piano, che mi sorreggo al letto che è in bilico di traverso e non capisco come si regga ancora; rischio di trascinarmi giù anche Alessandra e non so come riesco in qualche modo a tornare sul letto. “Non ti preoccupare che usciamo da qui”, cerco di tranquillizzarla ma non so nemmeno io come fare, poi alzo la testa e vedo un filo di luce,è la finestra della nostra camera! Raggiungerla significherebbe essere salvi, è la nostra unica possibilità, quindi col piede cerco un appoggio sul muro per cercare di raggiungerla, ma so che sarà difficile; trovo un appoggio tra i detriti e spingendomi con le braccia raggiungo non so come la base della porta finestra che incredibilmente non è crollata, trovando non so dove le forze per spingermi fin lassù, io che non sono proprio un Braccio di Ferro. Arrivo alla finestra e Ale mi urla di rompere il vetro, lo spacco a maninude e poi le allungo il braccio; lei fa leva contro il muro e riesce a raggiungermi; ci sbrighiamo ad uscire sul balconcino ancora intatto e Ale strappa un lenzuolo che era steso fuori e crea una specie di corda per calarci; faccio scendere prima lei che sfrutta le sue abilità coi tessuti e in un attimo è fuori e qui mi rendo conto di cosa c’è intorno a noi… Non sembra di aver subito un terremoto, ma un vero e proprio bombardamento…. sembra di essere in guerra…le case davanti a noi sono disintegrate, vedo solo macerie, sassi enormi ovunque e tantissima polvere. Noi ne abbiamo respirata tantissima, abbiamo i polmoni pieni di polveri e robaccia, facciamo fatica a respirare bene, ma abbiamo trovato una via di fuga! Ale mi urla di scendere velocemente prima che arrivino altre scosse,ma il mio pensiero adesso è raggiungere mia madre e mia zia che sono ancora dentro. Ale riesce a farsi dare una torcia da un soccorritore,me la passa e io cerco di illuminare la stanza per capire come raggiungerle: impossibile, quello che vedo intorno è solo devastazione, il pavimento non c’è più, il letto è in bilico e sorretto solo da una trave, l’armadio mi stava per schiacciare ma in qualche modo è rimasto incastrato, il muro che divide la mia stanza
da quella dei nostri vicini non c’è più, quindi posso vedere chiaramente Elisa, Rossana e Lollo, che nonostante sia piccolo mantiene la calma e mi urla “Mirco tu sei un IronMan, ce la farai!” Capisco che usciremo tutti da lì, in un modo o in un altro, raggiungere mamma è impossibile, ma la sua stanza non è crollata, quindi i soccorritori potrebbero farle scendere da dietro dalla finestra con una scala. Ale mi urla più volte di scendere, a quel punto cedo e mi calo giù anch’io mentre i soccorsi aiutano con la scala a far scendere i nostri vicini,subito dopo vanno dietro e aiutano mamma e zia, anche loro sono sane e salve e ci sbrighiamo ad allontanarci da quel posto. Siamo vivi e non ci crediamo…ma intorno a noi c’è solo desolazione e distruzione, dolore e dramma… Se mio padre non avesse fatto rimettere a posto il tetto qualche mese fa, adesso non so se sarei qui a raccontare questo incubo, se siamo vivi lo dobbiamo al suo zelo e al Signore che ci ha protetto. Ho scritto questo per tutti coloro che volevano notizie e sapere cosa ci è successo. Grazie ancora….

E se volete, potete anche ascoltare la sua storia:

Io comunque Amatrice la voglio ricordare nel suo splendore. Ripensando all’ultima volta che ci siamo stati insieme a Mirco. Con la speranza che possa tornare, in qualche modo, al suo vecchio splendore. E che i sopravvissuti, con gli aiuti giusti, possano trovare la forza di rialzarsi e di andare avanti per dar vita ad un paese più bello e soprattutto più sicuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *