Telecamere negli asili: il parere di un’insegnante

bimbo con libri
Bimbo con libri

Telecamere negli asili: il parere di una insegnante

Torno a parlare della proposta di mettere le telecamere negli asili e nelle scuole, per evitare che episodi di maltrattamenti e violenze sui bambini possano continuare ad accadere. Ne ho già parlato in precedenza, esponendo il mio semplice pensiero.

Oggi vorrei condividere il pensiero di una insegnante su questa proposta. Ho letto la sua posizione in un articolo pubblicato su IlLibraio.it e volevo condividerlo giusto per avere un altro parere su cui confrontarci. Sono in molte le persone che conosco che hanno già firmato la petizione per chiedere di installare le telecamere nelle scuole. E molte le persone che condividono la petizione sui social per farla girare e firmare il più possibile. Ma conosco anche persone che non la condividono.

C’è da dire comunque che con questa petizione non si chiede semplicemente di installare le telecamere, ma anche di mettere in atto una serie di iniziative volte ad evitare che avvengano simili episodi. In particolare le proposte (assolutamente condivisibili) sono:

  • selezione del personale con test psicologici, colloqui con psicologo, e verifica delle proprie eventuali pendenze penali;
  • obbligo di formazione (pedagogica, psicologica, relazionale) del personale;
  • verifica periodica della stabilità emotiva dell’operatore;
  • supervisione nelle strutture con l’ausilio di un coordinatore pedagogico esterno;
  • pena certa e severa in caso di reato.

Tornando al discorso delle telecamere, l’insegnante, che si fa chiamare Isabella Milani (è anche blogger ed autrice del libro “L’arte di insegnare“, in cui raccoglie una serie di “consigli pratici” per gli insegnanti di oggi), esprime 3 perplessità sulla proposta di far installare le telecamere nelle scuole.

  1. Il costo. E qui mi sento di darle ragione. Calcolando il pessimo stato in cui versano le nostre scuole, dove si troverebbero i soldi per installare le telecamere in ogni aula di ogni scuola d’Italia? Difficilmente fattibile, a meno che non intervengano dei finanziatori privati.
  2. La privacy. L’insegnante pensa che tutti potranno vedere i propri bambini, ma allo stesso tempo anche i bambini degli altri. Allora si fa tanto per mantenere la privacy dei bambini e poi potrebbero essere sbattuti sul web senza filtri?!? A questo proposito, in realtà, la proposta prevede che i video delle telecamere possano essere visionati soltanto da personale addetto al controllo (e quindi dalle Forze dell’Ordine). Non si propone infatti di dare l’accesso a tutti i genitori, incondizionatamente, in modo che ognuno possa accedere in qualsiasi momento per vedere cosa sta accadendo all’interno di una classe, piuttosto che un’altra. Anche perché vi immaginate il casino se ogni genitore, magari accedendo ad un particolare sito con credenziali di accesso, potrebbe vedere il video in tempo reale?!?
  3. L’offesa verso gli insegnanti onesti. L’insegnante sostiene che sarebbe un’offesa nei confronti di quegli insegnanti che non si sognerebbero mai di alzare un dito sui bambini, perché si troverebbero ad essere controllati come estranei di cui non ci si fida. Posso capire il suo punto di vista. L’idea di avere una telecamera sempre puntata su di me, per controllare il mio lavoro, mi farebbe pensare di non essere stimata e di essere considerata una persona di cui non ci si può fidare.

La questione è alquanto dibattuta. Da un lato ci sono i genitori che, giustamente, chiedono garanzie per la sicurezza dei propri figli. Dall’altro ci sono gli insegnanti che svolgono onestamente il loro lavoro e vedono la propria reputazione rovinata dagli errori di alcuni elementi. E parlo da genitore che ha scelto di mandare la propria figlia in una scuola dove un’insegnante è stata arrestata per aver maltrattato un bambino autistico e la coordinatrice è stata incriminata per averla coperta, forse perché dopo pochi mesi la maestra sarebbe andata in pensione e, magari, non voleva rovinarle i tanti anni di lavoro onesto che aveva fatto (perché ogni anno i genitori si battevano per far mettere i propri figli nella classe di questa insegnante, stimata da tutti per la sua bravura). Cosa è successo poi? Non lo so. Io ancora non frequentavo quella scuola. Ma mia figlia ha iniziato a frequentarla pochi mesi dopo ed ho visto in prima persona come il lavoro di più di 20 insegnanti abbia perso valore per questo episodio. Come tutti mi guardavano male appena dicevo di aver iscritto mia figlia lì, come se fossi una madre irresponsabile. Ma io ho creduto nel lavoro di quelle insegnanti che sono state travolte dallo scandalo, ma che ogni giorno davano il meglio di loro per la cura dei bambini. E che appena hanno capito che c’era qualcosa che non andava, hanno denunciato la situazione. Perché non meritavano di essere “additate” come maestre della “scuola dell’orrore“, come se fossero pessime persone. E devono essere sostenute in quello che fanno, giorno dopo giorno, per riabilitare la scuola e far vedere a tutti che quella è una scuola che va avanti e sta cercando di risollevarsi da uno scandalo terribile.

Se volete avere maggiori informazioni sulla petizione (o volete firmarla perché la condividete), potete consultare questi siti:

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