Rimandare la maternità per la carriera: è giusto?

Voglia di maternità
Voglia di maternità

Rimandare la maternità per la carriera

Voi rimandereste il desiderio di maternità per la carriera? Da ieri non si fa che parlare della notizia che Apple  e Facebook avrebbero deciso di pagare il congelamento degli ovuli delle proprie dipendenti, per dare loro la possibilità di utilizzarli tra qualche anno quando avranno voglia di diventare madri e magari il loro orologio biologico sarà quasi scarico.

Una notizia che sta facendo discutere. In questi due giorni ho sentito molti commenti alla notizia. Commenti spesso positivi. Perché molte la ritengono una grande opportunità, per aiutare le donne a far carriera e allo stesso tempo a “congelare” il loro desiderio di maternità fino a quando non vorranno soddisfarlo. Quindi questo sarebbe veramente un grande “favore” da parte dell’azienda per cui si lavora, considerando anche quanto costa far congelare gli ovuli. Una idea che dovrebbe essere presa come esempio da tutte le aziende del mondo.

Perplessità da mamma

Io, però, sinceramente ho qualche perplessità. Per quale motivo un’azienda dovrebbe pagare il congelamento dei miei ovuli? Quale messaggio vorrebbe lanciare con questa proposta? E soprattutto, perché una donna dovrebbe rimandare la sua voglia di maternità e magari cercare poi di avere un figlio a 40 o 50 anni? E’ veramente una grande iniziativa pensata per sostenere il lavoro delle donne? O sarebbe meglio invece incentivare il sostegno alle famiglie per non discriminare (cosa che purtroppo molte aziende ancora fanno) le donne che decidono di fermarsi per 5 mesi (quelli obbligatori del congedo di maternità) o più per avere un bambino?

Magari le mie perplessità nascono dal fatto che io comunque ho scelto di diventare mamma in un momento in cui avevo un contratto di lavoro precario. Nonostante tutto ho scelto di soddisfare la mia voglia di maternità perché per me era importante senza preoccuparmi di quali sarebbero potute essere le conseguenze da un punto di vista lavorativo (anche se poi sono stata fortunata perché l’azienda per cui lavoro ha sostenuto la mia scelta).

L’opinione

A questo proposito però mi sento di condividere il pensiero di Selvaggia Lucarelli, che ha scritto nella sua pagina Facebook su questa notizia:

 Fossi una dipendente Apple o Facebook questa storia delle aziende con cui lavoro così generose da pagarmi il congelamento degli ovociti, non mi piacerebbe per niente. Tu mi paghi il congelamento perché io mi faccia il mazzo indisturbata, senza marmocchi da accudire mentre faccio carriera. Mi paghi perché nel congelatore ci infili non solo i miei ovociti, ma pure il mio desiderio di maternità oggi e, soprattutto, la possibilità di essere una donna di successo che sulla scrivania non ha solo conti e numeri ma anche i disegni di suo figlio.

Mi paghi perché congeli la mia vita privata, mentre sbrino il carrierismo. Non mi piace per niente. Io ho avuto un figlio dieci anni fa. Ho fatto dei gran casini, ho congelato il lavoro, anziché gli ovociti, e il tempo per lavorare di più me lo sono presa dopo. Non me lo potevo permettere, forse, ma ho rischiato. E aggiungo che con pochissimi aiuti e una gran fatica, per me Leon è sempre stato una risorsa, anche nel lavoro, perché mi ha dato stimoli, fantasia, ingegno, ispirazione e pure l’intraprendenza.

Sono felice di non averlo congelato, un figlio, in attesa di una promozione. E soprattutto, non accetterei che mi offrisse questa possibilità il mio datore di lavoro, come a dirmi: “Tu sgobba, che a far la madre c’è sempre tempo”. Il tempo lo decidono la vita, l’amore, la voglia di maternità e pure la capacità di rischiare di aver meno tempo per le ambizioni. E non sarà il mio capo a decidere se nel frigo ci vanno i Polaretti di mio figlio o gli ovociti da scongelare al momento giusto.”

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