Pronto soccorso pediatrico
Ho grande stima per chi lavora al Pronto Soccorso Pediatrico. Già lavorare in un pronto soccorso non deve essere facile. Ma al Pronto Soccorso Pediatrico, secondo me, deve essere anche peggio. Doversi occupare di bambini malati tutti i giorni… io non potrei mai fare un lavoro del genere. Probabilmente infermiere e medici sono in un certo senso abituati. Sanno come non farsi travolgere dalle emozioni e riescono a mantenere un certo distacco nei confronti dei piccoli pazienti. Credo sia l’unico modo per poter affrontare qualsiasi emergenza con i bambini piccoli.
Non ho mai visto Braccialetti Rossi. Perché solo l’idea mi fa stare male. Non ce la posso fare. Una fiction di successo. Ne parlano tutti bene. Si prepara la terza stagione. Ma io non l’ho mai visto e non credo che lo vedrò mai.
Con due bambine piccole, mi è capitato di avere a che fare con il pronto soccorso pediatrico. Per fortuna mai per problemi gravi o problemi che hanno richiesto un ricovero ospedaliero. Sempre lo stesso pronto soccorso pediatrico. Con la sala d’attesa piena di giochi, quadri sulle pareti con i personaggi dei cartoni animati preferiti dai bambini e un televisore acceso con i cartoni animati. Tutto sommato un ambiente accogliente. Un ambiente pensato per intrattenere i piccoli pazienti nell’attesa di essere visitati dal medico.
Esperienze in pronto soccorso
La prima volta ci siamo stati quando mia figlia aveva poco meno di 2 anni. Perché aveva una mano gonfissima. In pratica era stata punta da un insetto e probabilmente si era grattata. Così la puntura aveva fatto infezione e la mano era gonfia e dura. Le hanno subito somministrato cortisone ed antistaminico e ci hanno fatto aspettare circa un’ora prima di andare a casa per vedere se la mano iniziava a sgonfiarsi (per fortuna è stato così). E poi abbiamo continuato la cura a casa. Di quella visita ricordo la sala d’attesa quasi vuota (c’erano 2 o 3 famiglie) e mia figlia che non voleva stare ferma e correva su e giù per la sala.
La seconda volta ci siamo stati quando mia figlia aveva poco meno di 3 anni. La sorellina era nata da un paio di mesi. E a un certo punto mia figlia si è riempita di bolle sul corpo. Non sapendo cosa fosse e non potendo aspettare tutto il weekend prima di poterla portare dal pediatra, mio marito l’ha portata al pronto soccorso pediatrico. Giusto per capire cosa fosse, visto che c’era anche la sorellina. Mia figlia se la ricorda ancora quella visita… si ricorda che mio marito le aveva portato l’iPad, per farle vedere i cartoni nell’attesa e che un’infermiera le aveva chiesto di abbassare il volume. Ci hanno rimandato a casa sostenendo che poteva essere la bocca, mani, piedi. E sarebbe passata. Non mi ha convinto del tutto la loro spiegazione, più che altro perché non ho mai letto di una forma così forte di questa malattia. Nella mia autodiagnosi poteva più essere una sorta di orticaria, scatenata chissà da cosa.
Seconda figlia. Altri (piccoli) problemi
La terza volta che sono andata al pronto soccorso (prima volta con la seconda figlia) è capitato perché la bimba si era slogata il braccio. In pratica la sorella l’ha presa per la mano per farla scendere dal letto e le ha tirato il braccio. Solo che deve averla tirata troppo forte. Mia figlia ha iniziato a piangere. Poi appena le toccavo il braccio ricominciava a piangere. Ho notato che non lo muoveva. Mi sono spaventata tantissimo. Di corsa al pronto soccorso. Questa volta mi hanno fatto andare al pronto soccorso normale e non a quello pediatrico.
C’era un ortopedico che appena mi ha vista entrare ci è venuto incontro. Gli ho detto cosa era accaduto. Probabilmente come la grande la aveva tirata, le aveva fatto “scavallare” involontariamente il gomito. Ed ora la bimba non lo muoveva più perché le faceva male. Lui le ha preso il braccio e glielo ha mosso per sistemare il gomito. Un “tac“. Un attimo. Una “semplice” manovra. E il braccio si muoveva di nuovo. Ovviamente la bimba ha pianto lì per lì. Ma dopo pochi minuti era passato tutto. E siamo tornate a casa con l’indicazione di darle una tachipirina solo se aveva un po’ di dolore, ma sicuramente non sarebbe servita. E così è stato.
Mal d’orecchie
La quarta (e ultima) volta siamo stati al pronto soccorso pediatrico l’altra notte. Mia figlia, la seconda, verso le 23.00 ha iniziato a piangere disperata. Un pianto da dolore. E’ diverso dal pianto da capriccio. Il pianto da dolore si riconosce. E diceva che le faceva male l’orecchio. Già da qualche giorno è raffreddata. Ma non ha mai avuto mal d’orecchio. Le abbiamo dato una tachipirina, sperando che facesse un po’ da antidolorifico, in attesa di andare il giorno dopo dal pediatra.
Ma la piccola non riusciva a dormire. Si appisolava, dormiva 10/15 minuti e poi si svegliava di nuovo piangendo disperata. Alle 2.30 di notte abbiamo deciso di andare al pronto soccorso. Il pediatra ci sarebbe stato solo il pomeriggio, non potevo farla piangere per altre 15 ore! E così l’hanno visitata e le hanno somministrato il Nurofen. E poi ci hanno mandati a casa con la prescrizione di un antibiotico, da somministrare nel caso in cui continuasse a dire di aver dolore all’orecchio. Per fortuna poi sembrava essersi attenuato il dolore ed è riuscita a dormire.