Bambina nera, la polemica
In questi giorni gira sui social, la foto della pagina di un libro di scuola che parla di una bambina nera. E ne sta nascendo una polemica assurda, perché questo testo sarebbe razzista.
In pratica si tratta di un libro di lettura, destinato probabilmente ad una prima o seconda elementare.
In questo racconto, tratto da un libro di Lucia Tomati, viene raccontato un episodio in un parco giochi. Un bambino sta guardando un insetto, quando una bimba si ferma accanto a lui. Una bimba di colore. Allora questo bambino, che invece ha la pelle bianca, le chiede: “Sei tutta nera o sei sporca?”. Lei non risponde e fa una capriola davanti a lui. Anche il bimbo fa una capriola, poi, toccandola con il dito, le dice: “Sei tutta nera”. E lei si allontana ridendo.
Ora, vorrei capire… sono io l’unica che non vede per forza una situazione razzista in questo testo? Ma semplicemente la curiosità di un bimbo che, magari per la prima volta, vede una bimba che ha il colore della pelle diverso dal suo?
Abbiamo veramente bisogno di vedere del marcio anche in questo? Abbiamo veramente bisogno di una polemica simile? Non è che siamo noi adulti che abbiamo pregiudizi e vogliamo leggere questa storia attribuendo significati che non hanno? I bambini non sono così. Sono innocenti, non hanno pregiudizi. Possono essere curiosi se vedono qualcuno che ha caratteristiche diverse dalle loro, ma sicuramente non si tratta di razzismo.
Mi viene in mente mia figlia che, quando ha conosciuto a scuola una bimba con la pelle più scura della sua, mi ha chiesto perché lei era così chiara e invece la sua amichetta aveva la pelle marrone.
Questo non significa che sia razzista o che noi, a casa e fuori, lo siamo. La sua era semplice curiosità, perché aveva notato un colore di pelle molto diverso rispetto al suo. Ma quella bimba era una sua amichetta, come lo erano tutte le altre. Il colore della pelle non era e non è mai stato una discriminante per giocare o meno con qualcuno. Le ho spiegato che non tutti nasciamo con lo stesso colore della pelle. E che alcuni hanno la pelle “marrone”, come diceva lei. La sua curiosità è stata soddisfatta ed è finita lì.
I bambini possono fare domande se notano delle differenze. La cosa buona è che quelle differenze non le considerano fondamentali per decidere con chi giocare. Ma magari vogliono sapere perché una bambina è più chiara o più scura. O perché una ha i capelli ricci o lisci. Si tratta di semplice curiosità, che non impedisce il loro modo di interagire con i bambini che hanno caratteristiche diverse dalle loro. Alla fine si considerano tutti uguali, come è giusto che sia.
Ed è questo che io vedo in questo racconto. Una semplice curiosità di un bambino. Nulla di più. Nulla di razzista. Smettiamola di crescere i bambini infondendo in loro pregiudizi di cui non hanno bisogno. O leggendo una semplice storia, dandogli un significato sbagliato.
Voi che ne pensate?
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