La nostra scuola, un’opinione che fa riflettere

bambino a scuola
Bambino a scuola

In questi giorni sui social circolano (soprattutto nei gruppi o nelle fanpage di genitori ed insegnanti) le parole di una grande cantante italiana, Fiorella Mannoia, che ha parlato della condizione delle nostre scuole e delle riforme che si vogliono attuare.

Parole forti che fanno riflettere e discutere. E’ innegabile che nella nostra scuola ci siano molti problemi. E nessuna delle ultime riforme ha soddisfatto tutti (probabilmente è anche molto difficile riuscire a fare una riforma che non incontri critiche ma solo consensi). Si parla delle riforme future e dei cambiamenti che si vorrebbero attuare nella scuola pubblica. Riforme che non convincono per niente chi vive la scuola in prima persona.

In uno stato ideale si dovrebbe pensare ad investire di più sul mondo della scuola. Quel mondo in cui vengono formati i nostri bambini. Gli adulti di domani. Ma spesso si ha l’impressione che questo non avvenga.

Io mi trovo ancora a confrontarmi solo con nidi e scuole materne. Ma già qui i problemi (a livello comunale) sono molti. E più si va avanti e più sembrano peggiorare. Dai posti inferiori alle richieste ai ritardi dei pagamenti comunali, dallo stato delle strutture alle eventualità di nuove organizzazioni interne (come rapporto tra insegnanti e bambini) che fanno inorridire genitori ed insegnanti stessi.

E pare che più si va avanti (a livello scolastico) e più i problemi continuino ad aumentare.

Io ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso scolastico insegnanti che mi hanno dato tanto, dalla mia maestra delle scuole elementari all’insegnante di Italiano delle medie, dalla professoressa di Italiano del triennio al Liceo Classico ai professori dell’Università. E spero che le mie figlie abbiano la stessa fortuna. Insegnanti che sanno trasmettere la loro passione per una materia e sanno farti appassionare senza farti pesare le loro ore di insegnamento. Insegnanti che vengono messi in condizione di insegnare nel migliore dei modi.

Vi riporto le parole di Fiorella Mannoia, a cui, penso, non si debba aggiungere molto:

Un figlio è come un foglio bianco dove i genitori scrivono il suo destino, è una responsabilità che fa tremare le vene dei polsi, un potere quasi divino, tu genitore, stai forgiando un essere umano, hai la responsabilità di ciò che sarà. Subito dopo i genitori sono gli educatori, gli insegnanti a scrivere su quel foglio e se il bambino è fortunato, se nel suo cammino incontrerà un maestro/a un professore o professoressa speciale (ce ne sono tanti) quell’incontro cambierà la sua vita, lo aiuterà a essere la persona che sarà. Non dico che tutto il corpo docente sia all’altezza, ma quelli che considerano l’insegnamento una vocazione, come dovrebbe essere, sono più di quanto immaginiamo e in una classe ne basta uno, uno solo, sarà quello che ti ricorderai per tutta la vita, quello che ammiravi, che ascoltavi con piacere, quello che ti dispiaceva deludere. E considerare i docenti che svolgono un ruolo così importante per la società in cui viviamo, una categoria di scansafatiche è quanto di più sbagliato e pericoloso si possa fare, anche per i ragazzi stessi che rischiano di guardare gli educatori, non più con quel rispetto che l’autorevolezza del ruolo impone, ma come una categoria di “sfigati”che fanno un mestiere di ripiego, che.. “tanto mamma dice che è uno scemo che non gli va di lavorare”. È da decenni che fanno riforme scolastiche e da fuori, quello che arriva a noi sono una valanga di parole che si basano su: voti si e voti no, e poi i crediti, i debiti, i quiz degli esami, grembiuli si, grembiuli no, pagelle si e pagelle no. Si parla di tutto meno del fatto che genitori e docenti pagano di tasca propria materiale didattico e perfino la carta igienica, che non ci sono palestre e corsi di musica o di danza, che molti edifici sono pericolanti e pericolosi dove spesso non arriva neanche il riscaldamento, che gli insegnanti di sostegno vengono dimezzati, che il corpo docente Italiano è il più sottopagato d’Europa. Che i fondi destinati alla scuola pubblica vengono spalmati anche alle scuole private, noi che eravamo un’eccellenza in quanto a preparazione dei nostri studenti ora stiamo perdendo i nostri giovani migliori che vanno a portare all’estero la propria creatività, che le tasse universitarie sono diventate proibitive. Ora se ne escono con quest’altra trovata della scuola azienda con il preside seduto sulla poltrona di comando. Ma io mi chiedo, ma chi le pensa queste cose? Tutto per non dire che i fondi per la scuola pubblica non ci sono, o meglio, non vogliono trovarli, tutto questo per non dire che in questi decenni della scuola non è fregato niente a nessuno, perchè a nessuno interessa la formazione dei cittadini di domani. Perchè in questo nostro Paese così bello e pieno di storia, che è stato la patria dell’arte, della musica, della pittura e della bellezza…. della scuola e della cultura, fondamentalmente non frega più un cacchio a nessuno. Io penso che uno Stato che non investe sulla scuola pubblica e sulla cultura sia uno Stato fallito.

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