La fine di un sindaco

elezione sindaco
Elezione del sindaco

Non voglio fare un discorso politico. Non ho le competenze giuste per farlo. Sono semplicemente una cittadina con un’opinione. Sto vedendo quello che sta succedendo in queste ore a Roma. Sto leggendo di tutto. Gente che rilancia l’hashtag #iostoconmarino. Gente che è scesa in piazza per festeggiare le sue dimissioni (che cosa ci sia poi da festeggiare in una situazione del genere lo devo ancora capire).

C’è chi pensa che ora finalmente la città passerà nelle mani di quegli illuminati che hanno ricevuto l’unica e sola verità e possono risolvere tutti i problemi della città (e per farlo servirebbe ben più di un miracolo!). C’è chi pensa che invece la città tornerà nelle mani di chi già in passato l’ha affossata. C’è chi crede che ora finalmente Roma può rialzarsi e chi invece che si può sempre cominciare a scavare.

Non so cosa succederà. Può essere anche che il sindaco di ripensi… ha 20 giorni per farlo. Anche se ormai credo sia una eventualità molto remota. Se anche lo facesse, come potrebbe tornare a governare da solo? Quello che penso però è chiaro: il processo mediatico a cui è stato sottoposto “puzza“. Oggi leggevo che pare che il sindaco abbia dichiarato che se fosse rimasto probabilmente gli avrebbero nascosto la cocaina in tasca. Come dargli torto?

Questa lapidazione pubblica è stata un chiaro segnale che ormai il sindaco era diventato scomodo e bisognava mandarlo via. Ovviamente lui ha contribuito dando un motivo per far creare una polemica. Non dico che non abbia sbagliato. Sono la prima a non aver condiviso molte delle sue iniziative. Ma il processo in pubblica piazza a cui è stato sottoposto è stato senza precedenti.

Ed allora condivido un pensiero che ho letto stamane su Facebook. Giusto così… per riflettere su quanto accaduto. Pubblicato da Stefano Miceli su Roma Pulita:

E finisce così, con le bandiere di Casa Pound, di Marchini e del M5S tutte insieme a festeggiare l’ennesima sconfitta della città. Finisce così il tentativo, a volte goffo, di dare una spallata alle lobbies, alle caste, alla malapolitica che da decenni dominava i meccanismi della capitale d’Italia. Finisce male per tutti, anche per chi oggi festeggia, perché non capisce o finge di non capire che per governare Roma non basta solo essere onesti, ma bisogna essere capaci. Capaci di scontrarsi con certi poteri, con certi personaggi che popolano la pubblica amministrazione, che sono ben più duri a morire dei nemici politici.
Avete fatto le pulci a Marino come a nessun altro sindaco dell’ultimo secolo e Marino è caduto sugli scontrini, argomento forte di chi si candida a guidare la città. Avete fatto la guerra al primo sindaco che ha sconfitto i Tredicine, che ha voltato le spalle ai Casamonica, che ha liquidato Caltagirone in Acea, che ha cancellato l’era Cerroni-Malagrotta, che ha osato toccare i mafiosi di Ostia, mentre altri celebravano allegramente i loro matrimoni. Avete cacciato l’unico sindaco capace di licenziare gli assunti in Ama senza requisiti.
Sindaco Marino, La ringrazio del Suo sforzo, gli onesti di questa città sono con Lei, ma si lasci dire alcune cose anche da chi l’ha sostenuta. Per guidare Roma ci vuole ben altro rispetto a quanto Lei ha saputo dare. Ci vuole spregiudicatezza, ci vuole politica, ci vuole un partito almeno decente e il Pd non lo è di certo. Ci vogliono amministratori capaci, puliti, ci vuole la capacità di comunicazione che per Lei è sempre stato un oggetto misterioso.
Tempo fa un mio caro collega mi ha illuminato con una frase, piccola ma estremamente significativa. “A Roma ce vo’ un sindaco coatto”, mi ha detto. Mi sono fermato a riflettere e ho convenuto anch’io che si, è vero, ci vuole proprio un sindaco coatto. Uno che avrebbe preso per un orecchio e a calci nel culo il presidente del municipio di San Lorenzo e lo avrebbe obbligato a presenziare alla cerimonia di commemorazione del bombardamento. Un sindaco coatto avrebbe avuto intorno gente che mai avrebbe fatto avvicinare, proprio quel giorno, la contestatrice di turno e un sindaco coatto non avrebbe risposto come ha fatto lei a quella tipa, ma l’avrebbe fulminata in ben altro modo.
Si lasci dire, Sindaco, che il Suo bisogno di avere sempre un nemico con cui battibeccare, è stato quasi patologico e non ha fatto bene a nessuno, soprattutto alla Sua immagine e all’immagine della città. L’escalation l’ha portata dal Papa e questo mi è parso troppo. Sopire le polemiche, non alimentarle, Sindaco!
Lei è riuscito nella difficilissima impresa di far passare inosservate le tante battaglie vinte ed amplificare a dismisura le sconfitte, compresa quella delle ricevute, sulla quale non do giudizi perché aspetto notizie dal tribunale, un’altra vicenda che ha gestito, come sempre, nel peggiore dei modi.
In Campidoglio è mancato un coordinamento tra gli assessori, nei municipi a volte, è mancata la competenza, se non la decenza. Ma chi ha scelto la classe dirigente del VI Municipio, Attila?
Ed ora? Andremo a votare e lasceremo che il M5S amministri la città. Andranno al ballottaggio e qualcuno si apparenterà necessariamente perché nessuno avrà la maggioranza assoluta. Gli apparentati, così come gli agenti di Polizia Locale, i lavoratori di Atac e altri, chiederanno il conto ai vincitori che dovranno dimostrare di non essere solo onesti, ma capaci, appunto. Capaci anche di dire ‘no’. Sapranno farlo o caleranno le braghe come a Ostia?
Il mio augurio è che la città finisca nelle mani giuste, ma oggi non so quali possano essere. Sono un uomo di sinistra oggi, come lo sono sempre stato, questa ormai è cosa nota, ma dov’è la sinistra? E’ Sel? No, grazie. Il Pd? Mi viene da ridere. Spero che la Roma che verrà badi meno agli scontrini e più ai progetti, che sia capace di risollevarsi senza Cerroni, senza Buzzi, Carminati & Co. Di Marchini e i sodali forzitalioti e postneofascisti cosa dire? Abbiamo già dato, no?

Solo una cosa è certa: non ho idea di chi, a questo punto, possa essere la persona giusta per governare una città così.

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