Il primo settembre ricomincia il nido. Questo per noi sarà il terzo anno. L’ultimo prima dell’inizio della scuola materna. In realtà, sommando i 2 anni dell’altra mia figlia, per me sarà il 5 anno di asilo nido. E mi ritrovo a riflettere su uno degli aspetti, per me, più importanti: la figura di riferimento al nido.
Un aspetto che io ritengo fondamentale per la buona riuscita dell’inserimento dei bambini, ma che, almeno al nido che io frequento da ben 4 anni pieni, è stato messo da parte. Io però continuo a pensare che la figura di riferimento sia veramente importante, sia a livello educativo che per il benessere e la serenità dei bambini.
Vediamo le differenze tra il prima, quando anche per i gestori del nido la figura di riferimento era considerata importante, ed il dopo, quando hanno deciso che non era fondamentale e se ne poteva fare a meno.
Prima di tutto, partiamo dall’inizio: in che consiste la figura di riferimento? E’ una educatrice che viene considerata un punto di riferimento per un gruppo di bambini. Quella che in qualche modo sostituisce l’assenza della mamma e a cui i bambini danno più fiducia delle altre. E’ ovvio che i bambini devono abituarsi a stare con tutte le educatrici al nido, anche perché non ci sarà mai nessuna educatrice che si occuperà di loro dal momento dell’entrata al momento dell’uscita, ma c’è sempre una educatrice che piace di più ad un bambino e che gli ispira maggiore sicurezza e con cui, magari, è più tranquillo.
Quando ho fatto l’inserimento con la mia prima figlia, la figura di riferimento c’era. Ed infatti la mia bambina, insieme ad un altro numero di bimbi, ha fatto i primi giorni di inserimento sempre con la stessa educatrice. In modo da familiarizzare con una persona che potesse diventare il suo punto di riferimento quando l’avrei lasciata lì. L’educatrice si è impegnata a conquistare la fiducia della mia bambina e poi le ha fatto conoscere anche le altre educatrici. Ma per tutto il primo anno di nido, il punto di riferimento della mia bambina è sempre stata lei.
Quando arrivavamo la mattina e lei c’era, la mia bimba era serena. La lasciavo tranquilla. Quando lei magari iniziava più tardi e non c’era al momento dell’entrata la mia bimba si disperava. Piangeva a dirotto perché io stavo per lasciarla lì e non aveva trovato la sua figura di riferimento. Il secondo anno poi è andato meglio, perché era più grande e si è abituata a stare un po’ con tutte.
L’inserimento con la mia seconda figlia è stato diverso. La coordinatrice aveva deciso che la figura di riferimento non serviva più. All’inizio ci hanno detto che in realtà la figura di riferimento c’era, ma ci avrebbero comunicato solo a inserimenti finiti quale fosse la nostra. Poi hanno cambiato idea: niente figura di riferimento, non serve a nulla, non serve ai bambini (per me è stata solo una scelta organizzativa perché avendo molte educatrici in sostituzione o con contratti in scadenza a breve non potevano garantire una presenza assicurata e allora non sapevano chi scegliere come figura di riferimento che garantisse una presenza costante nel corso dell’anno scolastico!).
E così ci siamo ritrovate a fare l’inserimento ogni giorno con una educatrice diversa… perché i bambini dovevano abituarsi a stare con tutte. E immaginate la scena: bambini con meno di 12 mesi che si ritrovano a familiarizzare con una sconosciuta ed il giorno dopo non ritrovano la stessa persona ma devono ricominciare tutto da capo. Una tragedia. Ogni mattina quel poco che il giorno prima era stato fatto per far familiarizzare il bambino con l’educatrice veniva distrutto e si doveva ricominciare con un’altra educatrice.
Abbiamo provato a farlo presente, ma non abbiamo ottenuto nulla. Secondo loro, i bambini non hanno bisogno assolutamente di una figura di riferimento. Peccato però che alla fine mia figlia si sia trovata la sua figura di riferimento da sola. Peccato che mia figlia abbia deciso che tra tutte quelle facce sconosciute ce n’era una che le ispirava un po’ più fiducia, una con la quale si sentiva più al sicuro in mia assenza.
E allora se mi vengono a dire che la figura di riferimento non serve ai bambini, mi verrebbe da chiedergli: ed allora perché quando mia figlia vedeva Giulia la mattina correva da lei felice ed io la lasciavo col sorriso sulla faccia? Perché se non c’era Giulia la mattina mia figlia si aggrappava a me e non voleva lasciarmi andare? Perché solo Giulia sapeva trasmetterle serenità?
Mia figlia ha scelto la sua figura di riferimento e nessuno mi farà mai cambiare idea e accettare il fatto che secondo la coordinatrice (anche la nuova coordinatrice arrivata lo scorso anno) non è vero che i bambini hanno bisogno di un punto di riferimento per ambientarsi al nido.
Purtroppo però abbiamo dovuto cambiare diverse figure di riferimento, perché ogni volta che finalmente l’abbiamo trovata, per un motivo o per l’altro poi è cambiata. Giulia ha lasciato il lavoro al nostro nido per andare a lavorare in un nido più vicino a casa sua. Anna si è messa in aspettativa. E Chiara, il nostro punto di riferimento di quest’anno (una delle educatrici più brave che abbiamo mai avuto) il prossimo anno sarà messa in un’altra classe.
Ma che importa… a nessun bambino serve una figura di riferimento. E il fatto che io lasciassi quest’anno a Chiara mia figlia tranquilla la mattina o che mia figlia, quando Chiara arrivava verso l’ora di pranzo, faceva l’offesa con lei perché non l’aveva trovata all’entrata oppure che mia figlia da Chiara andava da sola mentre se c’erano le altre qualcuna doveva sempre venire a prenderla altrimenti non si sarebbe mai staccata da me… sono solo casi, cose che succedono… dipende dai giorni… i bambini stanno bene con tutte le educatrici, non hanno preferenze.
No, no… nessuna preferenza. Sono proprio tutte uguali… senza alcuna distinzione.