Invece il cento c’è: una bella poesia sui bambini

educazione dei bambini
Educazione dei bambini

Mi è capitato di leggere oggi una poesia dedicata ai bambini ed alle cose che imparano. Non conoscevo questa poesia e nemmeno l’autore. Ed ho scoperto qualcosa di molto interessante. La poesia si intitola “Invece il cento c’è” ed è stata scritta da Loris Malaguzzi, che è stato un grande pedagogista della storia italiana. Si parla sempre (e tanto) di Maria Montessori e del suo metodo, ma anche Malaguzzi è stato molto importante.

Ma partiamo dalla poesia…

Invece il cento c’è

Il bambino
è fatto di cento.

Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare

Cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire

cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.

Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.

Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.

Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.

Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.

Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.

Chi era Loris Malaguzzi? E’ considerato il “fondatore della filosofia educativa” della città di Reggio Emilia ed ha partecipato “alla nascita e alla costruzione della rete di scuole e nidi d’infanzia comunali di Reggio Emilia“.

E’ nato a Correggio il 23 febbraio 1920 e si è laureato in Pedagogia all’Università di Urbino. Successivamente ha iniziato ad insegnare presso le scuole elementari. Nel 1945 ha aderito ad un progetto per aprire una scuola per bambini nella provincia di Reggio Emilia. Nel 1950 ha seguito, presso il CNR a Roma, un corso di Psicologia ed ha iniziato a lavorare come psicologo per i bambini in difficoltà presso il Consultorio Medico Psicopedagogico Comunale di Reggio Emilia. Nel 1963 a Reggio Emilia ha contribuito ad organizzare la prima rete di servizi educativi che include anche asili per bambini dai 3 ai 6 anni. Nel 1970 viene aperto il primo asilo nido, per bambini da 3 mesi a 3 anni. Dalla sua esperienza come consulente in queste scuole, Malaguzzi ha realizzato un testo destinato agli insegnanti, pubblicato nel 1971, dal titolo “Esperienze per una nuova scuola dell’infanzia – Atti del seminario di studio tenuto a Reggio Emilia il 18-19-20 marzo, 1971“. Nel 1980 ha creato, sempre a Reggio Emilia, il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia. Nel 1992 ha vinto il prestigioso Premio Lego e nel 1993 il Premio Kohl. E’ morto a Reggio Emilia il 30 gennaio 1994.

Secondo Malaguzzi quello che i bambini apprendono dipende principalmente dalle risorse di cui i bambini stessi sono dotati. Hanno quindi un ruolo attivo nella costruzione e nell’acquisizione del sapere e del capire. Secondo Malaguzzi la scuola è come un cantiere in cui i processi di ricerca dei bambini e degli adulti si intrecciano e si sviluppano ogni giorno. L’obiettivo principale del pensiero di Malaguzzi è di riuscire a costruire una scuola in cui tutti i componenti (bambini, famiglia ed insegnanti) stiano bene e dove vengano offerte le migliori condizioni di apprendimento. Un aspetto importante nella “costruzione” di queste scuole viene anche dato al senso estetico, perché per riuscire a costruire un ambiente in cui apprendere è importante riuscire a realizzare qualcosa che ci piace e che possa piacere anche agli altri. Malaguzzi dava molta importanza al confronto con i bambini stessi, in modo che il pedagogista, mentre insegnava qualcosa ai piccoli, potesse al tempo stesso imparare da loro qualcosa che lo avrebbe fatto crescere come insegnante. Il bambino deve essere al centro del percorso pedagogico e deve avere il primo posto nelle priorità di un insegnante.

Perché, come sosteneva,

I bambini costruiscono la propria intelligenza. Gli adulti devono fornire loro le attività ed il contesto e soprattutto devono essere in grado di ascoltare.

Sicuramente un approccio innovativo per l’epoca. Un approccio che dovrebbe essere preso in considerazione più spesso, per permettere ai bambini di sviluppare le loro potenzialità e non limitarli o “rinchiuderli” in una prospettiva più ristretta.

Ed allora, come dice nella poesia, il bambino è fatto di cento e un bravo insegnante dovrebbe essere in grado di scoprire tutti questi “cento e di aiutare il bambino a far uscire fuori i suoi “cento” e le sue potenzialità, senza “costringerlo” a nasconderli.

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