Il tempo è fermo
Sono stata a vedere Il tempo è fermo. Uno spettacolo di Piano Zero Teatro, messo in scena presso Mr Kaos. Non conoscevo il testo di Pierpaolo Buzza. Quindi non sapevo bene cosa aspettarmi. Avevo letto la trama sull’evento creato su Facebook da Piano Zero Teatro. Quindi, a grandi linee, immaginavo che fosse un dialogo a due sull’amore. Questa era la descrizione dello spettacolo:
Una storia d’amore che sfugge alle leggi fisiche percepite dagli uomini, e si consuma “nell’istante presente” rinascendo pura, senza le scorie lasciate dall’orgoglio e dal possesso. Un viaggio di una coppia attraverso se stessa sondando in profondità le dinamiche malate che incatenano il sentimento, un viaggio senza ritorno, fatale come solo certi amori sanno essere.
La mia recensione
Vi posso dire che è uno spettacolo che mi ha lasciata senza parole, per la sua bellezza e la sua intensità. Sono stata letteralmente travolta dalla storia. Una storia che è un po’ un pugno allo stomaco… specifico, non perché sia brutta, anzi proprio per il contrario. Amore e odio. Un rapporto logorato, finito male. Qualcosa che i due personaggi devono chiarire. Qualcosa che ad un certo punto intuisci e qualcosa che non ti aspetti. È un pugno allo stomaco per l’intensità della situazione e dei sentimenti di cui si discute. Una situazione irrisolta tra un uomo e una donna, che in qualche modo arriverà ad un punto di chiusura o magari a un nuovo inizio.
Uno spettacolo che non mi aspettavo, pur immaginando l’argomento che avrebbe trattato. Ma non immaginavo che ne sarei stata coinvolta fino a questo punto. Non mi vergogno di ammettere che ad un certo punto le mie lacrime erano inarrestabili. Continuavo a guardare i due personaggi in scatola a seguire la loro storia e piangevo, quasi immedesimandomi in quello che stavano raccontando. Non perché abbia vissuto una situazione simile, ma perché la loro interpretazione era così vera, così emozionante da trasmettermi quello che i personaggi provavano.
Turbinio di emozioni
Il tempo è fermo, il testo scritto da Pierpaolo Buzza, è sicuramente un ottimo punto di partenza. Un testo che si presta bene alla rappresentazione. Ma i due attori che lo hanno interpretato lo hanno reso ancora più bello. Lo hanno reso reale. Li vedevo all’interno della scatola e per me non erano più Valerio Palozza e Silvia Augusti, ma erano Leonardo ed Elisa, i protagonisti di questa storia, due ragazzi che un tempo si amavano e ora si ritrovano per un confronto. E mi hanno permesso di vivere insieme a loro l’intensità di questo incontro. Una interpretazione capace di farti venire i brividi. Sono stati così bravi da lasciarmi senza parole.
Tante emozioni da metabolizzare. Emozioni con cui confrontarsi e con cui fare i conti. Uno spettacolo che sono felice di aver visto. Uno spettacolo che Valerio e Silvia hanno interpretato in maniera fantastica. Il bello del teatro è anche questo… che può essere catartico. E guardando questo spettacolo mi sono ritrovata a confrontarmi con tante e diverse emozioni. Emozioni forti. Emozioni che però vale la pena di vivere. Un crescendo di sensazioni, stemperate solo da alcune battute che aiutano ad allentare la tensione.
Grande il testo. Grandi gli attori. E grande la regia di Emanuele Cecconi, con un gioco di luci che ha contribuito a rendere la storia ancora più intensa. Insomma, ho solo buone parole per questo spettacolo e per questa giovane compagnia che merita veramente e spero continui a crescere e a proporci altri spettacoli così intensi e meravigliosi.
Kaos in Skatola
La mia prima volta a Mr Kaos, con il format Kaos in Skatola. Ne avevo sentito parlare in diverse occasioni. Ma ancora non mi era mai capitato di andarci. E devo ammettere che è veramente un’esperienza particolare. Ti ritrovi in questa stanza, con una scatola all’interno, che funge da palcoscenico. Una scatola con le 4 pareti e tu osservi quello che accade dentro.
Ci sono dei posti fissi, i posti blu, dai quali si può vedere lo spettacolo tradizionalmente. E poi dei posti mobili, rossi, dai quali assisti allo spettacolo, ma ti puoi spostare da un posto all’altro per vedere la scena da diverse prospettive e angolature, o magari per seguire un determinato personaggio mentre si sposta sulla scena. Essendo la mia prima volta, ho scelto i posti blu. Ma anche quelli rossi sono interessanti… magari la prossima volta.
Un format particolare, molto intimo, perché per ogni spettacolo ci sono al massimo 35 posti disponibili. Ma particolare anche perché ti ritrovi veramente a pochi centimetri dagli attori. Gli puoi osservare da vicino, non c’è la solita lontananza tra palcoscenico e platea. E mi chiedo se anche per loro sia più difficile… devono veramente essere molto concentrati sulla scena che stanno interpretando, senza farsi distrarre dagli spettatori così vicini, che magari passano da una parte all’altra della “scatola” (sempre restando fuori dalla scatola, ovviamente). Particolare, ma veramente molto interessante.