Figli del divorzio: storia di una figlia “orfana” di un padre vivo

figli del divorzio
Figli del divorzio

Figli del divorzio

Divorzio per i bambini: come affrontarlo? Da bambina non ho vissuto il divorzio dei miei genitori. Non ho vissuto odio o grandi litigate. A dir la verità, quando ero bambina io, erano pochi i bambini che avevano i genitori separati. Non era una realtà così diffusa, almeno nella mia zona. Conoscevo solo un amico dei miei genitori che era divorziato. Dopo il divorzio il figlio aveva vissuto per anni con la madre e poi era voluto andare a vivere con lui.

Ma il divorzio è una realtà dei nostri giorni. E per molti bambini vivere il divorzio dei propri genitori non è semplice. Soprattutto se i genitori “si lasciano male“. Soprattutto se la separazione non è consensuale ed è piena di odio e risentimenti. Ed allora voglio condividere con voi la storia di una ragazza che ha subito la separazione dei genitori, ma soprattutto ha subito tutto il risentimento che la madre provava nei confronti del padre. Risentimento che la madre voleva che anche lei provasse nei confronti del padre. E che ha portato ad un allontanamento. Ringrazio questa ragazza per aver voluto condividere con me (e quindi con voi) la sua storia.

La storia di una bambina orfana, a causa della madre, di un padre vivo.

Figli del divorzio – Tantissimi orfani di genitori vivi

Voglio parlare della mia storia, proprio perché non è unica o isolata, ma è rappresentativa di una realtà sommersa che ho conosciuto solo recentemente. La differenza fra la mia e le tantissime storie che sento ogni giorno da tantissimi genitori separati è che io sono una donna che ha vissuto fino a 21 anni fa la situazione che tantissimi bimbi ed adolescenti stanno vivendo oggi.

Ad oggi sono tantissimi figli orfani di genitori vivi, come lo sono stata io per 8 anni. Se sentirete questi figli però, vi diranno che il loro padre, o la loro madre (casi in forte aumento), non li amano, oppure viceversa non sono degni del loro amore. Questi figli hanno una visione distorta del genitore che hanno scelto di non vedere più, di non sentire più. A primo impatto potrebbe sembrare che abbiano le loro motivazioni. Alcuni addirittura accusano falsamente il genitore “bersaglio” di maltrattamenti o di abusi. Ed in tantissimi casi la giustizia non si rivela in grado di gestire questo problema e soprattutto di tutelare realmente il minore.

Essere una figlia alienata

Io sono stata una figlia alienata. Cosa vuol dire? Vuol dire che mia madre, in seguito alla separazione (io avevo 13 anni), ha iniziato a denigrare costantemente la figura di mio padre. Ad ingigantire ogni suo difetto ai miei occhi, e sminuirne i pregi. Ha iniziato a dirmi che lui non mi voleva bene, che non ci teneva a me. Quando lui mi faceva dei regali, lei diceva che lo faceva solo per comprarmi visto che non era in grado di offrirmi nulla dal punto di vista affettivo. Così, quando mi incontravo settimanalmente con mio padre, cominciavo ad accusarlo di tutte le sue mancanze, a ripetere le stesse frasi che mia madre mi ripeteva costantemente. In poco tempo presi la decisione di non avere più incontri con lui, e di chiamare “babbo” il suo nuovo marito.

Notare bene: a me sembrava che fossero decisioni consapevoli, che fossero “farina del mio sacco”. Ed a parole ci tenevo a sottolinearlo. Ma spesso dentro ero combattuta. Perché non credevo al 100% a ciò che dicevo ed a ciò che facevo. Ciò di cui ero certa invece era che così facendo avevo tutto il supporto di mia madre, sapevo che queste decisioni la facevano contenta e più vicina a me.

Dico spesso che fare queste scelte, era come portare a casa un 10 da scuola. Era come se mi sentissi più amata nel momento in cui esprimevo l’astio nei confronti di mio padre. Ho vissuto tutto questo però in età adolescenziale, quindi, dopo circa 3 anni che non avevo più contatti nemmeno telefonici con mio padre (per mia scelta, ribadisco), con la mia nonna paterna, con zii e cugini paterni, cominciai ad avere dei dubbi.

Pensieri di una bambina

Cominciai a pensare che forse era impossibile che mio padre non mi amasse, che mia nonna non mi amasse, e stessa cosa per zii e cugini. In giorni di particolare “ribellione” provavo ad esprimere queste mie perplessità, ma puntualmente venivo accusata di essere ingrata, nei confronti di mia madre e del suo compagno, dei miei nonni materni.

Per mia madre, il solo fatto di avere anche solo dubbi sulla mostruosità di mio padre era un tradimento. Perché lei e la sua famiglia mi amavano veramente e me lo dimostravano. Viceversa la famiglia di mio padre se ne fregava di me. Le discussioni andavano avanti finché non mi piegavo alle loro conclusioni. Cedevo sempre, sempre per sfinimento. In quegli anni ho chiamato la mia nonna paterna di nascosto una volta, ed ho tentato 3 fughe con la complicità di mio padre.

Ovviamente tutto di nascosto. Quando parlavamo di lui alle altre persone lo descrivevamo come un mostro, insensibile ed incapace di amare. Solo grazie all’aiuto di persone esterne, sono riuscita a tirare fuori ciò che veramente provavo. Avevo una gran voglia di conoscere di nuovo mio padre, e volevo vedere con i miei occhi se era veramente come lei me lo aveva sempre dipinto.

La fuga

Il terzo tentativo di fuga fu quello buono, e finalmente fui libera. Avevo 21 anni (sembra assurdo di parlare di fuga organizzata di nascosto a 21 anni, ma la mia dipendenza psicologica da lei era profonda, e non avrei potuto andarmene dicendolo apertamente, perché non mi avrebbero mollata un attimo fino ad un mio nuovo cedimento), e sono riuscita ad uscire da questa grande violenza psicologica solo grazie all’aiuto di persone esterne e di mio padre.

In quanto a lui, a 21 anni ho potuto di nuovo conoscerlo senza filtri, ed ho avuto la fortuna di trovare un padre corretto, onesto, che mi ama, che ha sempre rispettato e rispetta (perché è il suo carattere) ogni mia scelta e cerca sempre di non interferire in esse. Capisce questo mio grande bisogno di libertà emotiva, che mi ha portato ad uscire da una prigione psicologica che ha fatto partire la mia vita con il piede sbagliato.

Dico sempre che in realtà io sono nata a 21 anni, perché lì ho cominciato a poter usare la mia testa liberamente. Adesso ho una famiglia che è tutto per me, e che mi appoggia. Ho un padre su cui so che potrei contare qualsiasi decisione io prenda, da cui mi sento capita, un padre che è un nonno meraviglioso. Quando lo vedo giocare con il mio bimbo penso a quanto mi dispiace essermelo perso per 8 anni, e a quanto dev’essere felice a potersi godere almeno il suo nipotino. Con mia madre ho provato a riconciliarmi, ma è solo una serie di alti e bassi, perché ha difficoltà a relazionarsi con chi la pensa in maniera diversa dalla sua. Ed il mio bisogno di sincerità ci sta allontanando sempre di più.

Alienazione genitoriale

Sento il bisogno di raccontare la mia storia, che è un classicissimo esempio di alienazione genitoriale, perché tramite internet ho trovato centinaia di genitori (e nonni, zii, ecc) ingiustamente rifiutati dai loro figli (nipoti ecc). Ci sono genitori addirittura falsamente accusati di abusi o maltrattamenti, e nonostante le perizie rilevino l’infondatezza di tali accuse, questi genitori restano costretti ad incontri protetti, o completamente rifiutati dai figli. I genitori alienanti invece, ovvero i genitori che attuano un vero e proprio lavaggio del cervello ai figli, restano quasi sempre impuniti.

Io ho vissuto da figlia tutto ciò, ed a sapere che tanti altri bambini, adolescenti, stanno attraversando tutto questo, mi si stringe il cuore. Vedo genitori normalissimi, innamorati a senso unico dei loro figli. Figli prigionieri, lo so per certo. Perché ogni figlio vuole sempre mamma e papà, con i loro pregi ed i loro difetti. Vedo figli orfani di un genitore vivo con un solo genitore, e due soli 2 nonni, che sono costretti a rifiutare per non tradire il genitore con cui vivono. Figli che sono prigionieri emotivi, vittime di un grande abuso psicologico, deprivati del loro sacrosanto diritto alla bigenitorialità.

3 Risposte a “Figli del divorzio: storia di una figlia “orfana” di un padre vivo”

  1. Ciao, mi chiamo Rodolfo e sono un genitore alienato perché da sette mesi non vedo più mia figlia e non la sento, neanche per telefono da più di tre mesi.
    Sono “fortunato” perché ci sono genitori da vero Guinness che sono ormai oltre dieci anni che non vedono i loro figli.
    Ho letto questa storia, e la considero molto interessante e utile alla battaglia che sto cercando di portare avanti, ovvero il riconoscimento giuridico della PAS e contestualmente il reale diritto alla bigenitorialità di tutti i bambini e adolescenti vittime inconsapevoli del mancato rispetto dei patti stabiliti in fase di separazione o divorzio dei loro genitori.
    Non sono tante le testimonianze delle vittime, ossia dei figli, che si rendono conto della violenza a cui sono stati assoggettati e dei diritti che gli sono stati negati, solo quando ormai sono già adulti.
    Collaboro al nuovo Movimento Nazionale per la Famiglia, creato col supporto e impegno dell’attore Amedeo Gagliardi, interprete e produttore del cortometraggio “Mamma non vuole”
    https://www.youtube.com/watch?v=7oEf8RYSCho
    che con la partecipazione, tra gli altri del grande Giancarlo Giannini, ha già ricevuto diversi riconoscimenti a livello nazionale.
    Mi piacerebbe che la giovane donna testimone di questa vicenda portasse direttamente la sua testimonianza nel nostro movimento, lo può fare nel modo che ritiene più opportuno:
    Contattando direttamente Amedeo Gagliardi su
    https://www.amedeogagliardi.com/ o su FB
    https://www.facebook.com/amedeo.gagliardi.77?fref=ts
    o attraverso il sito del Movimento Nazionale per la Famiglia:
    http://www.movimentonazionaleperlafamiglia.it/

    Spero che la redazione di pianetamamma.it trovi la cosa fattibile e possa contattare la donna vittima di questa triste esperienza.
    Grazie infinito

  2. Ciao, mi chiamo Alessandro e sono un genitore alienato.
    Da 5 anni ormai non ho più alcun contatto con mia figlia ormai 19enne.
    I primi tempi dopo la separazione non vi era alcun problema, vedevo regolarmente mia figlia, vacanze insieme, tutto normale. Finchè dopo 9 mesi incontro una nuova donna, con la quale vivo tutt’ora. Dal quel momento si sono interrotti i rapporti a causa della madre che non ha mai accettato che io abbia una nuova compagna.
    Da qui, tribunali, avvocati, neuropsicologi….. un vortice dal quale impossibile uscirne.
    Il tribunale civile ha confermato l’affido congiunto giudicandomi un papà normalissimo e non un mostro come vengo descritto.
    Ma la cosa assurda e che abitando a circa 200 mt da mia figlia, è capitato di incrociarsi, ho tentato qualche approccio….Risultato???? denuncia per stalker!!!!
    Il tribunale penale mi ha condannato a 2 mesi e 20 gg, confermando (pazzesco!!!) l’affido congiunto.
    Sono in attesa dell’appello.
    Non mi dilungo più di tanto, la testimonianza della ragazza alienata racchiude le condizioni di migliaia di padri e non ha bisogno di commenti.
    Ad essere sincero, ho un pò perso la speranza di riabbracciare mia figlia, ma questa lettera mi ha dato qualche speranza.
    Vorrei mettermi in contatto con la ragazza per capire come è riuscita ad uscire da questa terribile situazione, giusto per avere sperare ancora in un riavvicinamento.
    Con immenso dolore e tristezza.
    Alessandro

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