Come trasmettere male una notizia ai genitori

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Bad News

La cattiva informazione è all’ordine del giorno. Troppo spesso vengono rilanciate sui social notizie inventate o totalmente senza senso come se fossero vere. E poi ci sono i casi in cui notizie vere vengono rilanciate in maniera sbagliata, travisando quello che è realmente è accaduto. E si creano casi assurdi su notizie che in realtà si sono svolte in modo totalmente diverso. Ci sono anche mezze verità. O verità diverse dette da persone diverse che le hanno vissute in maniera diversa.

E’ troppo facile però gridare alla malasanità o alla cattiva amministrazione. E se le notizie riguardano i bambini, ancora di più.

L’ultimo caso è avvenuto ieri. La notizia del caso di meningite in una scuola materna romana (che tanto ha fatto allarmare i genitori coinvolti) è rimbalzata sui social dai gruppi di zona ai quotidiani online, fino ad arrivare ai quotidiani nazionali.

Si è gridato alla malasanità. Si è gridato a un “valzer di informazioni” errate e allarmanti. Ma io non condivido pienamente il modo in cui si è voluto dare risalto (in negativo) a questa notizia. E non lo condivido perché questa storia l’ho vissuta in prima persona e so quale è stato l’iter.

E ovvio che parlare di meningite in una scuola materna spaventi. Sono la prima ad essermi spaventata solo all’idea. E’ ovvio che leggere un avviso del genere sulla porta della scuola possa scatenare il panico.

Ma, avendola vissuta da dentro, non condivido come è stata rilanciata sui social questa notizia. Non è vero che c’è stato un valzer di informazioni. Non è vero che nel corso di una mattinata prima è stato lanciato l’allarme tremendo di meningite, poi è stato detto che si doveva prendere l’antibiotico e poi dopo un paio di ore è stato detto che non serviva. Non è vero che è stato lanciato un allarme inutile.

Il protocollo della Asl in questi casi è preciso: quando arriva la comunicazione di un caso di meningite, tutti i bambini che frequentano la stessa classe del bambino malato (solo la classe e non la scuola intera) devono iniziare la profilassi preventiva. Questo perché non si sa ancora a quale ceppo appartiene quel caso di meningite. E allora la profilassi deve partire prima possibile.

E questo è quello che è avvenuto lunedì (e non martedì come molti hanno detto rilanciando l’allarme). Lunedì la Asl ha comunicato la notizia alla scuola. E la scuola ha messo l’avviso per comunicarlo a tutti i genitori. Tutti i genitori dei bambini della classe del bimbo malato hanno ricevuto le istruzioni (da protocollo Asl) su quale antibiotico somministrare ai figli. I genitori dei bambini delle altre classi hanno solo letto l’avviso che c’era stato un caso di meningite, con il consiglio di sentire il pediatra (questo perché il protocollo Asl non prevede che i bambini delle altre classi si sottopongano alla profilassi preventiva). Magari qualche genitore non c’era e lo ha letto la mattina dopo. Magari qualche genitore non ci ha fatto caso e ha avuto la notizia col passaparola. Può capitare.

L’unica cosa che posso recriminare alla scuola e che magari potevano mettere una comunicazione un po’ più esaustiva, spiegando la comunicazione arrivata dalla Asl, spiegando (soprattutto) quale era il protocollo previsto e che gli organi competenti stavano svolgendo le analisi per stabilire il ceppo. Insomma dando più informazioni possibili alle famiglie. Ma non è detto che la scuola abbia ricevuto tutte queste informazioni. La comunicazione si può sempre migliorare. Ma non è vero che non c’è stata comunicazione dalla scuola (soprattutto non, come qualcuno ha insinuato, perché nella scuola ci sono stati dei precedenti e quindi non volevano che si parlasse di nuovo di questa scuola per una “brutta storia“). Forse molti genitori avrebbero voluto che la scuola li chiamasse a casa per comunicarlo. Ma la scuola ha seguito il protocollo avvisando principalmente i genitori dei bambini più coinvolti.

Poi martedì è arrivata una nuova comunicazione dalla Asl, nella quale si diceva che si tratta di meningite da pneumococco, quindi non è richiesta la profilassi antibiotica.

Dove sarebbe l’errore di questa procedura? Nell’aver comunicato (lunedì) che c’era stato un caso di meningite e aver consigliato la profilassi antibiotica? Nell’aver poi comunicato (martedì) il ceppo della meningite risultato dalle analisi e aver detto che la profilassi antibiotica non serve? Nel non aver chiamato a casa tutti i genitori di tutti i bambini per comunicare cosa stava avvenendo?

Sui diversi avvisi (antibiotico sì e antibiotico no) non si è trattato di un “aver cambiato idea“. Sono arrivate maggiori informazioni e quindi è cambiata la procedura da attuare.

Non si tratta di aver voluto lanciare un allarme ingiustificato (spaventando i genitori) per poi ritrattare tutto. Il caso di meningite c’è stato. E quindi preventivamente è stato giusto far iniziare una profilassi ai bambini coinvolti (ok, la Asl prevede la profilassi solo per i bambini della stessa classe, ma in fondo a tutti gli altri è stato consigliato di sentire il pediatra ed alcuni l’hanno iniziata lo stesso anche se appartenevano a classi diverse). Poi si è saputo il ceppo e si è scoperto che l’antibiotico non era necessario. Per questo è stato comunicato che si poteva fermare la profilassi.

E se invece avessero aspettato il risultato delle analisi prima di dire di iniziare la profilassi? Cosa avrebbero detto i genitori? Sarebbero stati contenti se fosse stato un ceppo diverso di meningite che richiedeva l’uso dell’antibiotico preventivo e non fossero stati avvisati subito? In quel caso la profilassi preventiva è bene iniziarla prima possibile.

La comunicazione è importante e si può migliorare. Se in questo caso ci sono stati genitori che hanno appreso la notizia da fonti esterne, allora si può far in modo che non accada di nuovo. Ma comunque il protocollo è stato rispettato. E la polemica sulle presunte colpe della scuola mi sembra veramente esagerata.

Io non penso sia un caso di malasanità. Nonostante ci sia chi cerchi di convincermi del contrario.

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