Bambini a tavola: utili consigli per i genitori

bambina a tavola
Bambina a tavola

Arriva il momento della cena (o del pranzo) e qualsiasi cosa sembra essere più interessante del piatto con la pasta o con il secondo (a meno che non si tratti di patatine fritte e carne). La televisione, un giochino sul tavolo, il bicchiere di acqua… tutto diventa un’occasione di distrazione. Ed allora la tv si tiene spenta, i giochini si tolgono dal tavolo e si cerca di far mangiare il bambino in tutti i modi. Ma spesso può essere veramente impossibile! Per mangiare un cucchiaio di pasta ci possono volere anche 10 minuti. E mantenere la calma non è semplice.

Ecco allora dal libro The Family Food, qualche utile suggerimento per rendere piacevole la tavola per i più piccoli. Alzi la mano, infatti, chi non ha mai sentito frasi del tipo “Mangia tutto, altrimenti non ti do il giochino” o chi non ha visto mamme intente a far ingurgitare al proprio bimbo l’ennesimo cucchiaino di pappa avanzata, anche se il bimbo dimostra chiaramente di non volerne più.

La domanda è una sola: è proprio necessario vivere così la nutrizione del nostro bambino?

Risponde la psicologa clinica e infantile Monica Contiero:

I bambini sono in grado di autoregolarsi dal punto di vista fisiologico, quindi non è messa in discussione la loro sopravvivenza e nemmeno la loro crescita sana ed equilibrata. Esistono bambini che mangiano veramente poco, ma comunque crescono regolarmente, anche se non raggiungono percentili alti. Molto spesso proporre cibo forzatamente porta al risultato opposto a quello voluto, creando uno stato di malessere nel bambino legato al cibo, allontanandolo ulteriormente dalla piacevolezza legata al gusto.

Bisogna quindi proporre il momento del pranzo e della cena, come tutti i momenti che fanno parte della routine dei bambini, con modalità ben definite e ripetute quotidianamente. Il bambino deve poter identificare che è arrivato il momento di mangiare per il fatto che ci si siede a tavola, la mamma gli propone il piatto con la pappa che lui può vedere e mangiare da solo.

Inoltre spesso noi mamme ci preoccupiamo perché secondo noi i bambini hanno mangiato poco e vorremmo farli mangiare di più. Ma in realtà un bambino in salute, sa regolarsi da solo. E magari quello che a noi sembra “poco” a loro basta per dargli l’energia necessaria ad affrontare la giornata.

Anche se sono ancora molto piccoli, bisogna sempre ricordarsi che permettergli di impugnare il cucchiaino e portarlo alla bocca, anche se non avrà fin da subito una mira eccezionale, li rende autonomi, allena la coordinazione mente-braccio e li rende consapevoli delle sue potenzialità. Del resto per imparare si deve provare!

Ho sentito mamme che si lamentavano del fatto che il bambino potesse sporcare e preferivano imboccarli, senza dargli nemmeno il cucchiaino in mano. Ma questa è una fase che ogni bambino deve attraversare. Ed anche se dopo ogni pappa si deve lavare il seggiolone o il tavolo da cima a fondo oppure si deve cambiare completamente il bambino perché si è sporcato anche i calzini… che problema c’è? Solo provando, imparerà a mangiare da solo.

Nel primo anno di età è inoltre importante che il bambino sperimenti con i cinque sensi anche a tavola: deve essere lasciato libero di sperimentare con il cibo, utilizzare le posate come le mani, per portare il cibo alla bocca. Ma anche mangiare con le mani. “Mettere le mani in pasta” potenzia molte abilità sia cognitive che pratiche. I bambini, infatti, sin da piccoli sperimentano il mondo toccandolo, modificandolo con le mani per osservare i cambiamenti che sono in grado di apportarvi, trovando strategie cognitive per creare altro.

A partire dai due anni sarà possibile poi inserire alcuni limiti che lo aiutino nel momento di passaggio da casa alla scuola materna: è consigliabile non privare il bimbo della manipolazione ma coinvolgerlo nelle attività di cucina, piuttosto che della sperimentazione durante i pasti.

Per questo diventa utile anche provare a cucinare insieme ai bambini: oltre a fornire la possibilità di manipolare e stimolare la coordinazione e la manualità fine, cucinare insieme permette di creare un canale relazionale formidabile tra genitore e bambino, uno spazio per stare bene insieme.

Cucinare insieme ha inoltre altri benefici:

  • aiuta ad apprezzare cibi come le verdure, spesso non amati dai bambini
  • aiuta ad affinare le competenze matematiche, come contare le uova, per esempio, o versare l’acqua in base alla misura richiesta. La preparazione delle pietanze lo aiuta inoltre a migliorare la comunicazione, leggendo le ricette, e la sua proprietà di linguaggio
  • sviluppare il senso del gusto, affinare il palato e a fargli scoprire nuovi gusti, assaggiando cibi nuovi di volta in volta. Aspro, dolce e salato, in fondo, si imparano a conoscere solo provandoli
  • esplorare gli altri sensi, come l’olfatto, annusando il cibo, l’udito e il tatto, attraverso gli impasti, la mescolazione degli ingredienti e i suoni della cucina
  • rafforzare la fiducia in se stessi e sviluppare senso dell’autonomia, soprattutto se al piccolo si affidano compiti da svolgere da solo, come mescolare o aggiungere l’acqua
  • sentirsi più autonomi. Se al bambino viene affidato un preciso compito in cucina, come curare un impasto, spolverare il formaggio o aggiungere l’olio, si sentirà investito di una piccola ma importante missione che vorrà portare a termine nel migliore dei modi
  • migliorare il loro bagaglio lessicale: leggendo un libro di ricette i bambini hanno la possibilità di sperimentare nuove parole e ampliare il bagaglio dei termini che conosce
  • sviluppare coordinazione mente braccio
  • migliorare la manualità fine utile poi per la scrittura attraverso i movimenti delicati necessari per cucinare

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