Ho ucciso Napoleone: il film che stravolge lo stereotipo di maternità

HO UCCISO NAPOLEONE –

Al centro della storia di questo film c’è Anita, la protagonista, giovane donna in carriera che, nel giro di 24 ore scopre di essere incinta al quarto mese e viene licenziata dal suo capo, padre del bambino.

Chiunque nei suoi panni avrebbe dato di matto. Ma lei no. Oppure sì. Dipende dai punti di vista.

Anita rivuole la sua vita. Rivuole il suo lavoro. E decide di tenere il bambino.

Porta le scarpe con i tacchi per tutto il film, non ha mai una nausea, non vomita, beve vino, fuma e stravolge qualunque tipo di stereotipo materno. Non sta ferma un attimo, non vuole sapere il sesso del bambino, non vuole nessuno accanto, fa acquisti compulsivi solo poco prima di partorire (è mai possibile che per tre chili di bambino occorrano 70 chili di roba? Cit. Anita)

E’ in questo marasma che si affida ad altre donne, con storie di disagio sociale che, come lei, in qualche modo, si stanno rimboccando le maniche per tentare di andare avanti. Contro una società che non riconosce ad ognuna dei diritti fondamentali.

Ma non voglio raccontarvi il film, solo il mio punto di vista, come l’ho vissuto io, con la mia chiave interpretativa.

Il potere delle donne, che spesso si scannano per un nonnulla, dovrebbe essere utilizzato nell’aggregazione. Perché insieme, collaborando, ogni cosa è possibile: riprendersi un lavoro, una carriera, vivere serenamente anche in mezzo alle avversità.

Vi lascio le foto di questa anteprima e il video di uno stralcio interessante della conferenza stampa. Buona visione

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