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La mamma è come una scatola di cioccolatini

| Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

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Il pomeriggio di Natale, mentre passavo distrattamente da una stanza all’altra, mi è caduto l’occhio sul piatto in tavola pieno di gusci di arachidi mangiate poco prima e sulle scatole vuote dei giochi appena scartati, abbandonate in cucina.

Presa da un pensiero animista da digestione pesante, ho pensato “poverini ora non se li fila più nessuno”. E mi sono venute in mente le neo mamme.

Diceva Forrest Gump: “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”.

Io invece propongo: “la mamma è come una scatola di cioccolatini: vuota non conta nulla”.

Più precisamente mi riferisco a quando una mamma partorisce ed automaticamente tutte le attenzioni si riversano sul neonato.

La mamma è lì nel lettino di ospedale, provata e un po’ sofferente, circondata da persone che guardano dentro ad una piccola culletta trasparente.

Fino a poche ore prima era tutto un “Tesoro come ti senti? Hai mal di schiena? Hai mal di piedi? Hai mal di testa?”, “Tesoro, non ti chinare, te lo raccolgo io il telecomando!”, “Tesoro hai qualche voglia particolare per cena?” “Tesoro vai a dormire che sei stanca…” e così via. Praticamente la saga di Tesoro-landia.

Ma appena IL BEBI non è più IN LEI, ma AUT LEI, diventa la saga di SpostatiCicciaCheNonVedoIlBebi-Landia. Nel migliore dei casi, si chiede un rapido “come va?”, nel peggiore, l’odioso-fuori luogo-inopportuno-controproducente “sei felice?” 

D’altra parte che ce ne facciamo di un contenitore vuoto?

Quando mangi le arachidi, che te ne fai del guscio?

Quando un bimbo apre un gioco che se ne fa della scatola?

Ordunque che ce ne facciamo della custodia di un bebè?

Guardiamola bene: è rovinata (“ti vedo sciupata tesoro”), sformata (“vedrai che poi ti torna il bel personalino di prima”), ingombrante (“ma lo devi tenere sempre tu il bimbo?”)

Quindi che si fa? Si butta? Ma Va nell’umido o nell’indifferenziato?

No via… ‘sta differenziata che complica tutto! Non si può…allora l’alternativa è quella di distruggerla (solo) psicologicamente.

Ma sì cominciamo ad attaccarla su come ha partorito, su come nutre il bambino, su come si veste e così via.

Vi sembro pazza?

I veri pazzi sono quelli che circondano una neomamma e non si rendono conto che una mamma non è un contenitore, ma un essere che dà contenimento, nella pancia prima e nelle braccia dopo.

E se sta bene la mamma starà bene anche il piccino.

Ma una neomamma ha molti motivi per non stare proprio benissimo.

Può essere in preda agli ormoni come se avesse il ciclo elevato alla millemillesima potenza, si vede la pancia come quei sacchi-pouff per sedersi, ha il seno dolorante, lá sotto non ne parliamo, non sa niente di quell’esserino che dipende totalmente da lei, dorme poco, non ha più una routine e 363724 persone vogliono venire a casa a vedere il bambino chiamandola ad ogni ora della giornata.

Quindi gente, smettetela di massacrare le povere neomamme.

Considerate più loro che il neonato.

Al bebè di voi non importa un fico secco e invece la mamma è sensibile alla più piccola vostra critica od osservazione.

Cucitevi la bocca e rimboccatevi le maniche.

Passate a prendere i panni da lavare e stirare.

Offritevi di fare la spesa.

Cucinate qualche buon manicaretto.

Possibile che la maggior parte delle donne mamme da anni, non si ricordi di come si sentiva appena partorito?

Quando dicono che i dolori del parto si dimenticano, dovrebbero dire invece che si dimentica come ci si sentiva. E al posto dei ricordi di bisogno di sostegno, si insinua nel sistema il virus della perfetta rompipalle.

Neo-mamme date retta a me! Scaricate un buon antivirus!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il parto dura un giorno

| mamme, neomamme, post partum, Senza categoria

IL PARTO DURA UN GIORNO. Ma emotivamente, per molte mamme, dura molto di più. Perché spesso accade che non vada come ce l’eravamo immaginato.

Noi mamme siamo bravissime a colpevolizzarci. Per tutto. Anche per la troppa pioggia caduta a marzo. Figuriamoci per un parto.

Possiamo sentirci insoddisfatte, traumatizzate, ferite.

Ogni mamma sa che sensazione prova quando ripensa a quel giorno. E spesso attribuisce a se stessa la colpa di quello che non è andato. Anche il nostro linguaggio colloquiale non aiuta.

Spesso si sente “Non sono riuscita a partorire naturalmente”, “Non sono riuscita a resistere, ho chiesto l’epidurale”, “Non sono riuscita ad arrivare al termine della gestazione”.

NON SONO RIUSCITA

NON SONO RIUSCITA

NON SONO RIUSCITA.

Perché non provare a dire “Ho partorito”, “Ho scelto l’analgesia peridurale”, “Ho partorito a 36+5”.

Senza darci una colpa che non abbiamo.

Anche perché a far sentire una mamma “Meno”, ci pensano gli altri.

Sì dai, “I colpevolizzatori professionali” (99 su 100, donne) che da quando rimani incinta, ti accusano di tutto:

“Hai preso troppi chili, che vuoi partorire un bue?”

“Hai preso troppo poco, partorirai una lenticchia!”

“Ma quanti libri leggi, guarda che essere mamma viene naturale!”

“Ma hai letto qualcosa sulla puericultura? Guarda che avere a che fare con un neonato non è uno scherzo!”

Sono quelle che poi romperanno se allatti/non allatti se la vesti tutta gale e pizzi o blu-celeste-turchese/se li vesti unisex, se lavori/non lavori ecc ecc.

E appena partorisci, le colpevolizzatrici number one, sono senza dubbio quelle che sul comodino custodiscono gelosamente la targa ” La Miglior Vagina dell’anno”.

Sì dai, le Mamme campionesse mondiali di parto (nuova disciplina olimpica nel 2020).

Quelle che se  hanno partorito con parto vaginale dopo 6787 ore di travaglio, senza analgesie e a 41 + mille, si sentono autorizzate a giudicare chi ha avuto un’esperienza diversa dalla loro.

Nessuno ha diritto di giudicare come migliore o peggiore un tipo di parto.

Le ore di travaglio non sono una gara di apnea che più tempo passa e più sei un fenomeno.

Se non vuoi usare analgesie, nessuno ti obbliga, ma non giudicare chi le richiede. Non è una gara, non c’è doping!

E soprattutto è La Natura a decidere quando deve nascere un bimbo, nessun altro ha più o meno meriti.

 

 

IL PARTO DURA UN GIORNO, nostro figlio lo avremo tutta la vita.

Non perdiamo minuti di felicità colpevolizzandoci o giudicando.

Un neonato è un miracolo. E ai miracoli non frega niente di come accadono.

 

 

 

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Gli amici si vedono nel momento del… Parto

| amici, parto, Senza categoria

Care Mamme,

avete dei dubbi su dei vostri amici? Partorite! E scoprirete se vi mettono in cima ai loro pensieri o solo sepolti tra cosa guardare in tv e come sgrassare il frigorifero.

I parametri da considerare sono tre:

  • I giorni in ospedale: avete amici che fino al giorno prima vi tartassavano di messaggi ogni 18 minuti e se non rispondevate subito chiamavano il PS per sapere se eravate lì? All’ospedale verranno sicuro! Certo! Ovvio! Matematico!!! Ennò! Matematico come 2+2=5! Provate a partorire in una stupenda giornata di sole estivo, magari di venerdì, e poi vedrete…nella vostra stanza ci sarà l’eco e le giustificazioni saranno esilaranti: orde di 23 parenti sconosciuti che sono venuti a vivere da loro proprio il giorno prima, eruzioni strane alla “non vorrei mai attaccare qualcosa al piccino”, amnesie improvvise sul luogo dell’ospedale, o sull’orario visite “siamo venuti a mezzanotte ma non ci hanno fatto entrare!”

 

  • Messaggi e telefonate nei giorni successivi: Ci sono quelli che invece vengono all’ospedale; portano i fiori, dicono cose carine e ciao. A casetta loro. Senza figli. Perché di poppanti non gliene frega una cippa e quindi voi che aspettate in gloria un segno di vita, mentre siete lì mezze assonnate, con le poppe al vento, gli ormoni impazziti e i capelli rasta, niente. Vi andrebbe bene il vecchio “squillo” fine anni ’90. Ma nulla. Silenzio stampa.

 

  • Supporto psicologico: Ci sono gli amici che vengono in ospedale, che ti chiamano pure una volta che sei tornata a casa, ma come ti scosti dal “Sì sì tutto benissimo”, senti il gelo. Se tu sbraiti che non dormi un tubo, che vorresti fare una doccia, che non avevi idea di quanta cacca sia capace di fare un neonato e che spesso piangi senza motivo e appunto scoppiate in un disperato “uahhhhhhhh!” dall’altra parte senti “ehm scusa….pronto? Non ti sento, pronto? phhhhhfhhhhhhchchh” e attaccano.

Allora care mamme e future mamme, visto che anche le non bradipe, appena partorito non è che sprizzano energia da tutti i pori, non perdete tempo con certe persone. Ovviamente non è che chi non viene in ospedale non è vostro amico (ma le scuse devono essere più che valide). Se però quando tornate a casa, nessuno vi caga e vi dà una mano, bé, io un momento di riflessione lo farei.

Perché gli amici veri lo sanno qual è il momento del bisogno.

Perché un’amica che ti ninna il pupo mentre tu fai una doccia di 17 secondi, farà diventare la vostra amicizia immortale. Roba che i patti di sangue in confronto, sono un “Hei ci si becca in giro”.

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Parto: tutto quello che non va raccontato ad una futura mamma

| parto, Senza categoria

Ciao Mamme,

Avete appena partorito ed avete un’amica incinta?

La futura mamma, penderà dalle labbra di chi ha appena partorito, in cerca di parole di conforto. La neo mamma di fatto, sarà considerata un po’ come il primo uomo sulla luna e le si chiederanno milioni di informazioni tra la curiosità più insaziabile ed il “non ce la farò mai” più  inconsolabile.

ATTENZIONE! NON PROSEGUIRE NELLA LETTURA SE NON HAI ANCORA PARTORITO!

Il problema è che quasi nessuna partorisce come se andasse al bar a prendersi un caffè e quindi come si fa a non traumatizzare le amiche panzone? Come tradurre il racconto del parto dal “HoAppenaPartoritese” al “TraPocoPartorischese”?

Ecco qualche suggerimento:

  • Parlate di una leggera nausea, se avete vomitato anche gli occhi dal dolore; e dite che il senso del tempo si perde durante il travaglio, se il vostro è durato 32 ore. Utilizzate il verbo “vocalizzare”. Fa molto natural e soft e suona meglio di “ho urlato come un drago-dinosauro-leone-zombie”.
  • Se vi dicono <<Io non userò nessun medicinale, farò solo la respirazione indio-giappo-ambient-style che ho letto su “Sono brava, sono bella”>>, mordetevi la lingua se vi viene da rispondere <<Sì sì vai, credici! Che poi durante il travaglio chiamerai il vincitore di Ink Master e ti farai tatuare EPIDURALE in stile Gotic sulla fronte>>.

Tutto chiaro? Andiamo avanti.

  • Laddove non si possono usare giri di parole o eufemismi, tacete e mentite!!!! Appellandovi al quinto emendamento delle neo mamme: l’amnesia da parto. Cancellate dalla mente parole metaforiche  come “morire”, “squartata”, “sventrata” e il termine “punti” e “cacca”. Sì perché non c’è niente che una futura mamma tema di più dei punti e di fare la cacca mentre spinge. Perché per chi non ha mai partorito, l’idea di farsi cucire proprio lì, dopo che c’è appena passato un bambino, è qualcosa di impensabile, insopportabile ed insostenibile.     E l’idea di evacuare lì davanti a tutti…altrettanto!Quindi: vi siete lacerate così tanto che con un po’ di prosciutto ed insalata potreste farcirvi come un ottimo panino e vi hanno dato così tanti punti che potreste usarli per prendere tutti i premi del catalogo del supermercato? Tacete.Hanno dovuto chiamare d’urgenza il camion per lo smaltimento dei rifiuti organici per un’invasione di cacca in reparto? Tacete.

 

Insomma perché non far stare più tranquilla una vostra amica? Eviterete alla futura mamma di agitarsi per delle cose che come per voi neo mamme, non saranno più importanti una volta che avranno il loro fagottino tra le braccia.

 

 

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