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Qualche cosa di sicuro io farò: piangerò

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Nell’immensità di incertezze che l’arrivo di un neonato porta con sè, c’è una certezza: che nella pancia, il futuro bebè pensi tra sè:

“Qualche cosa di sicuro io farò: piangerò!”

La prima volta che sentiamo piangere nostro figlio, il cuore ci esplode di gioia perché significa che respira ed è vitale.

Dopo questo momento però, il pianto rappresenterà una mano che ti prende le budella, ci fa un nodo da marinaio e te le rischiaffa dentro la pancia.

Ai corsi di accompagnamento alla nascita ti dicono che il neonato può piangere per vari motivi, ma mentono spudoratamente dicendoti che tu con il tuo istinto di madre capirai cosa fare.

Sticaxxi.

Non è vero mamme, sappiatelo. Qualcuno deve mettervi di fronte alla dura realtà e cioè che farete il giro di tutte le tecniche di rilassamento possibili e che vi fermerete quando si calmerà.
Sarà cioè una via di mezzo tra giocare al lotto e mettere in atto azioni superstiziose. Perché ovviamente ci saranno una serie di coincidenze che accadranno nel momento in cui vostro figlio si calmerà. E quindi, pervasi dal terrore di una notte insonne, le metterete in atto anche le volte successive, certe che la quiete del piccino sia la conseguenza di una specie di formula magica.

Quindi Anastasia Sofia Diletta si è addormentata nell’istante in cui avete alzato la gamba sinistra? E allora ogni volta che piangerà vi trasformerete in gru e starete su una gamba sola.
Tancreduccio ha smesso di piangere quando sul suo pancino avete fatto movimenti che rappresentavano la costellazione di Andromeda? E via ogni volta a ripeterla.
Umberto Fernando Eusebio è crollato mentre sbadigliavate? Rischierete la lussazione della mandibola aprendo la bocca ad intervalli regolari.
Clotildina ha chiuso gli occhietti mentre Zio Adalberto ascoltava “La nostra favola” di Jimmy Fontana? E allora via in loop per minuti e minuti tanto che Youtube si blocca in segno di protesta.

Certo è vero, piano piano imparerete. Diventerete cintura nera di addormentamento e calma. Ma quando finalmente saprete interpretare il pianto di vostro figlio alla prima “u” di “uèèèè”, vi imbatterete nelle teorie educative. E prima o poi pure in quelle fake che vi diranno di lasciarlo piangere per non viziarlo. All’estremo opposto troverete quelle che se non si calmerà prima che la prima lacrima arrivi al mento, la maledizione degli occhi secchi e delicati lo perseguiterà per tutta la vita.

Quindi ricapitoliamo:

prima sei incinta con le neusee, le emorroidi, l’insonnia ed il reflusso;
poi hai un fagotto piangente da interpretare mentre non dormi, non mangi e non ti lavi;
poi un bambino piangente da educare quando pensavi che il peggio fosse passato.

La nonna Corinna ti dice che deve imparare a calmarsi da solo, il nonno Giosuè che con latte e rum prima di dormire, farà una tirata di 8 ore, l’amica con 8 gemelli che se metti i tappi per le orecchie dormirai come un angelo, la vicina di casa che ti mette in guardia sull’importanza dell’ubbidienza perché i bambini sono cani con la parola – e tu -che ti ritrovi con Ginetto che è caduto e si è sbucciato il ginocchio, non sai se fare ciò che ti senti e cioè prenderlo in braccio, dargli un bacino sulla bua e fargli tante coccole o fargli un cocktail di rum, tappi per le orecchie e di pagine del libro “Insegna al tuo cane i comandi per farti ubbidire”.

Ma quindi come si fa? Non è semplice, ma la chiave sta nel guardare quale sia la motivazione del pianto  ed aver ben chiara la differenza tra ESSERCI ed ACCONTENTARE. 
Una è sul piano emotivo, l’altra sul piano materiale. La differenza è sostanziale, ma comprenderla è molto complesso.

Se piange perché vuole il gioco dell’amico, gli spiegheremo il valore del tempo e del sapere aspettare, se piange perché lo lasciamo all’asilo, gli faremo capire che mamma tornerà presto, se avrà paura del buio, che mamma è lì con lui e non c’è nessun pericolo.
Ma se piangerà perché vuole la cioccolata quando abbiamo deciso che ne ha mangiata anche troppa, se qualche lacrima solcherà il suo viso, non succederà niente, basta che noi rimaniamo lì, calme, in attesa che sfoghi le sue legittime emozioni.

Quindi non si vizierà se accorreremo al pianto, ma allo stesso modo non succederà nulla se non smetterà di piangere all’istante.

Diventare genitori è difficile, ma tenete a mente una sola grande regola: quando un bambino piange per BISOGNO DI CONTATTO E AFFETTO, accorrete SEMPRE. Annaffierete il seme di un un futuro adulto sereno e sicuro.

Tutto il resto verrà da sè.

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Non giudicare una neomamma alla prima apparenza

| Mamma Bradipa polemica, Senza categoria

Una mattina di quest’estate, al mare, il rumore delle onde era sovrastato da un pianto disperato.

Ruotando la testa verso la sua provenienza, vedo una mamma che cammina in su e in giù, tra le braccia una manciata di chili che si dimenava velocissimamente e nervosamente e lo sguardo smarrito nel vuoto.

Piano piano dagli ombrelloni intorno a me hanno cominciato a levarsi commenti a mezza bocca:

“Ma povero bimbo perché non lo calma?”

“Hei è già viziato vedi?”

“Non lo coccola nemmeno, piccino!”

“Per me ha le coliche, perché non gli dá le goccine?”

“E’ troppo agitata! Ma non lo sa che lo fa piangere ancora di più?”

Io ascoltavo basita e d’un tratto si è palesata in me la considerazione che per le persone che giudicano alla prima apparenza esistono solo due tipi di mamme:

le MAMMEDIEMME che non sanno educare e

le MAMMEDIEMME che non sanno accudire.

Se ne deduce che per il totale di spettatori, coloro che hanno un figlio piangente, sono tutte MAMMEDIEMME.

Certo perché i neonati bene educati e ben accuditi quando hanno qualche bisogno, alzano la manina e dicono :”Mammina mia adorata, quando ti aggrada potresti cambiarmi il pannolino/darmi da mangiare/farmi dormire?” Ovvio.
E poi invece di giudicare perché non chiedete se potete fare qualcosa? Perché se è il tuo primo giorno di lavoro puoi essere affiancata da un esperto, se sei a scuola puoi farti rispiegare la lezione, ma se hai un neonato da 3 minuti, devi essere capace di intervenire in qualsiasi circostanza DA SOLA, pure nel caso in cui ti prendesse un colpo per lo stress e dovessi farti una puntura al centro del cuore come in “The Rock*” .

All’improvviso una coppia anziana che sembrava innamorata da 200 anni e ricordava in quanto a tenerezza, la coppia di uccellini di Robin Hood Disney, passando lì accanto per andare verso il mare, si rivolgono verso la giovane mamma: ” Cara, possiamo fare qualcosa per te?”
Io mi sarei alzata in piedi ed avrei cominciato ad applaudire forsennatamente, ma mi sono data un tono ed ho esultato solo con le pupille.

La giovane mamma, con gli occhi increduli e stupiti, scoppia a piangere e singhiozzando dice loro: ” Mio marito è partito stamani alle 5 per lavoro e tornerà fra 4 giorni, il bimbo si è svegliato, strasonnato, adesso lo vedo che ha sonno, ma non dorme, allora forse ha fame, ma non si attacca, bo io non ce la farò da sola con lui 4 giorni! Già dopo poche ore sono esausta! Mia mamma mi ha detto che viene ad aiutarmi se ho bisogno, ma io penso ai racconti delle mie amiche che con uno o addirittura due bimbi piccoli fanno tutto! Da sole! Sono un’incapace…”

I nonnini la lasciano finire e poi l’uomo rivolgendosi alla moglie, parlando sotto voce come se quel pianto non esistesse, le dice ” Gina te lo ricordi quella volta che per far addormentare Mauro facemmo 20 chilometri in macchina ed alla fine ci fermammo a bordo strada a fare un pisolino perché eravamo devastati?”

“Certo caro me lo ricordo! E quando cenammo a tonno e fette biscottate perché non eravamo riusciti ad andare a fare la spesa?”

I due risero complici e nostalgici e poi la nonnina aggiunse alla neomamma: “Cara, allevare un bambino piccolo è difficile in 2, in 3 in 10 persone. Ogni giorno non si sa cosa succederà e dividere i compiti non è sintomo di inefficienza, ma di sopravvivenza.” Una carezza sulla spalla e proseguirono verso la riva.

La mamma, che si era distratta per qualche secondo attenta ai racconti dei coniugi, aveva rilassato le braccia e le spalle, rallentato il battito, disteso la fronte. Il piccolo, ancora inquieto, aveva smesso di piangere e la mamma frastornata da quegli attimi, si era seduta all’ombra ed aveva riproposto il seno al suo piccolo. Dopo 10 minuti dormivano entrambi.

Morale della favola: dove si comprano due nonnini uguali a quelli?????

Scherzo.

Ma quando cavolo la smetteremo di giudicare le mamme? Per di più a prima vista? Che le mamme li sentono i vostri sguardi inquisitori penetrare le loro nuche, le vedono le frecce luminose lampeggianti che le indicano. Si sentono sotto esame! Si sentono come di fronte ad una giuria che le fa andare avanti con 3 sì e sperano che dicano loro : “Hai il Mum factor!!!”

EBBASTA! Ma voi sapete fare tutto? Scommetto che a volte vi si brucia qualcosa in forno nonostante abbiate la ricetta. E che accettate volentieri qualche trucco per smacchiare i colletti delle camicie che vi rimangono sempre grigi.

Quando riusciremo a far passare il concetto che essere genitori è difficile e che se siamo più esperte sarebbe bello poter dare una mano invece che pensare che le neommme siano esseri difettosi di cui fare il reso?

EDDAI.

*https://it.wikipedia.org/wiki/The_Rock_(film)

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Post Partum: 3 strategie di pensiero durante la quarantena

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Buongiorno a tutti!

Dopo aver parlato delle emozioni, della gravidanza, dei bambini e della famiglia – in relazione al Coronavirus, oggi mi rivolgo specificatamente alle neo mamme, fermo restando che le indicazioni generali date in precedenza ad esempio qui, sono comunque valide.

Ma cosa c’è da dire in più per chi si trova con un neonato in braccio e l’impossibilità di una vita “normale”?

Ecco allora tre modalità di pensiero che potrebbero rivelarsi utili e rasserenanti.

 1 – NON POSSIAMO ESSERE FELICI AL 100%:

Uno dei pensieri più frequenti nella mente di una neo mamma giù di morale è “Perché non mi sento felice?“. Sappiamo che maternità non è uguale a FelicitáEstremaYuppyYeaSuperStar, ma oltre a questo aggiungiamo che TUTTI NOI in questo momento NON POSSIAMO sentirci felici fino in fondo, perché non possiamo svolgere la nostra vita come al solito, abbiamo la preoccupazione  più o meno conscia che qualcuno dei nostri cari possa ammalarsi e l’incertezza del “fino a quando”. Questo può aiutarci anche a sentirci meno diverse dagli altri: infatti un altro pensiero che affligge spesso una neo mamma  è ad esempio il cambio di vita drastico e repentino soprattutto in merito alle uscite quando le nostre nuove giornate sono tutto un conoscersi e riuscire ad incastrarsi tra poppate, nanne, sonno mega cosmico e straripamenti di pannolino. Uscire a cena fuori è impensabile, fare shopping per ore pure. Ebbene? in questo periodo NESSUNO può farlo.

2 – NON È DETTO CHE SENZA QUARANTENA AVREMMO FATTO CIÒ CHE VOLEVAMO:

Dire neonato significa dire imprevisti! E in tantissime circostanze una neomamma non mette in pratica quello che aveva programmato, per i più svariati motivi: il bebè ha sballato tutti i suoi ritmi e al momento di uscire è appena crollato accoccolato a voi sul divano –  è l’ora di uscire, ma il piccolo in preda ad una crisi sconosciuta si calma solo due ore dopo – ha trascorso la notte dormendo in braccio (in piedi) e voi piuttosto che uscire vi berreste una bottiglia di olio di ricino…Ecco, ci siamo capite. Oltre a ciò, si possono aggiungere gli svariati imprevisti dell’universo:  avevate programmato di andare a fare una bella passeggiata dopo giorni chiusi in casa? Pioverà tutta la pioggia del cielo. Volevate andare a comprare un regalo per il compleanno di una vostra amica? Il negozio in questione è chiuso per inventario. Avete sudato 18 camicie per preparare voi, il pupetto, la borsa del cambio, riuscire ad allacciare le cinture dell’ovetto, caricare la carrozzella, l’ombrellino, il sonaglino e il coniglio Pino…e la macchina non parte. Quindi è vero che la quarantena significa fare zero, ma non quarantena non sarebbe significato fare 1000.

3 – NESSUN AIUTO, MA NESSUNA INTRUSIONE:

Ci sono realtà in cui appena una neo famiglia torna a casa, vanno a trovarla 6382 parenti come se stessero partecipando alla gara “chi sfracassa di più l’intimità familiare”. Persone a tutte le ore, che non avvisano prima di venire, si attaccano al campanello, arrivano anche se raffreddati, toccano e sbaciucchiano il bimbo e parlano a voce alta. Insomma non è un segreto che mantenere la quiete familiare nelle prime settimane dopo la nascita non sia mai stato facile. Bene, in questa quarantena non vi sarà niente di più semplice! Fate squadra col papà e createvi la vostra piccola ed irripetibile isola felice: riposate col neonato, mangiate quando avete fame, seguite le vostre emozioni e i vostri ritmi…avete l’occasione per una magica “Luna di Latte”! Troppo romantica? Fate qualche telefonata alle vostre amiche con i bimbi più grandicelli e chiedete loro come è andato il rientro a casa…mi darete ragione!

P.S.:

Tantissime neo mamme in questo periodo mi hanno contattato angosciate dal fatto che il proprio bambino non uscendo, non vedendo persone e non facendo particolari esperienze, non verrà stimolato e rimarrà penalizzato a vita da questa quarantena. Uno degli assiomi della Comunicazione, elaborati dalla scuola di Palo Alto, di cui uno dei massimi esponenti fu  Paul Watzlawick, afferma che “Non si può non Comunicare”. Io lo prendo in prestito per dirvi che NON SI PUO’ NON STIMOLARE: i neonati sono spugne che assorbono tutto ciò che li circonda: solo a noi adulti la nostra casa e il suo contenuto appare privo di stimoli. In realtà, con alcuni accorgimenti, la casa potrà essere una fonte inesauribile di apprendimenti.

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Il Natale delle Neo Mamme

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

Ognuno reagisce all’atmosfera natalizia in modo diverso, sceglie se farsi trasportare dal periodo o se continuare il proprio corso come al solito, pensando semplicemente all’acquisto di qualche regalo.

Chi invece non ha possibilità di scelta è una Neo Mamma. A decidere non è lei, bensì una serie di Boss con cui deve avere a che fare: gli Ormoni, i Parenti e la Società.

Gli ormoni vi trasformeranno in due possibili modi:
nel primo caso vi renderanno la magica fata Stellastellina del Natale, vi faranno preferire vestiti bianchi, rossi e dorati, sostituire la parola BIANCO con CANDORE, COINCIDENZA con MAGIA, PAPÀ con BABBO. Vi faranno trovare deliziosamente meraviglioso qualsiasi addobbo o decorazione natalizia, anche la carta igienica con i pupazzi di neve o l’abominevole creazione con la pasta di sale di vostra nipote duenne. Vi faranno amare il prossimo, vedere il bello in tutti, persino nella zia Teubelia con le unghie ricurve che usa per prendere il tabacco da masticare tra una parolaccia e l’altra. Penserete che questo, con il vostro neonatino in braccio, sarà il miglior Natale di sempre, sognerete ad occhi aperti tutti i successivi Natale fino ai 18 anni, facciamo 20 già che ci siamo. Sarete fiere, propositive, entusiaste…porterete avanti il motto “A Natale puoi” inteso proprio nel senso che vi sentirete invincibili e vorrete salvare il mondo con l’ammore.
Nel secondo caso, il Grinch in confronto a voi è il fratello di Babbo Natale, saltereste volentieri questo periodo stucchevole dato che dormite due ore per notte, avete sempre un fagotto in braccio, non avete tempo per nulla -figurarsi per comprare i regali – e odiate tutti. Senza distinzioni. Da zero a cento anni, con una spiccata cattiveria verso quelli che vi dicono “Allora quanto è meraviglioso questo primo Natale col tuo cucciolo?” Meditate di trasferirvi in un paese dove non si festeggia il Natale,coe seconda opzione di boicottare la vita e la magia altrui noleggiando un furgone con megafono e urlare per le strade “Babbo Natale non esiste!!!!” E il motto “A Natale Puoi” voi lo continuereste volentieri con… Mandare a quel paese tutti.

Parliamo ora dei Parenti. Anche per loro troviamo due categorie: quelli che ti faranno sentire compresa e sostenuta e quelli che “Non vorrai mica mandare a rotoli tradizioni di anni per un bebè“. Nel primo caso tutto il periodo Natalizio filerà liscio, sarete supportate nel comprare i regali, negli addobbi e ovviamente non avrete nessuna incombenza per i pranzi e le cene…anzi no, cene bandite per quest’anno, “La sera sarai stanca ed è freddo per il bimbo“.

Oppure ci sono quelli che pretenderebbero tu li accompagnassi in quel negozietto tipico a 40 km da casa,  a comprare addobbi come l’anno scorso, che ti affidano responsabilità e compiti perché “Tanto quando dorme hai tempo“, o che non modificano di una virgola le riunioni familiari in tutti i luoghi e in tutte le ore perché “Così abbiamo sempre fatto e così sempre faremo“. Unica eccezione se il loro alluce valgo si fa sentire ed allora è tutto annullato.

L’ultimo Boss di cui vorrei parlare è la società. Nello specifico il mondo del commercio, della pubblicità e dello shopping. Perché se tu dalla disperazione della stanchezza ti fossi sniffata un po’ di mercurio cromo mentre disinfettavi l’ombelico del tuo pupetto e non ti ricordassi più che è il primo Natale di tuo figlio, non preoccuparti. Perché come entrerai in un negozio per bambini, sarai letteralmente sommersa dagli oggetti con su scritto “Il mio primo Natale“. Dal più classico bavaglino, alla tutina, al ciuccio. Ma non finisce qui: ovunque ti giri lo troverai. Anche nei negozi di articoli per la casa, sopra soprammobili o cornici. Per non parlare dei negozi di fotografia. Dove troverai la famosa scritta su ogni genere di cose: tazze, cuscini, calendari, palline di Natale, plaid, cover di cellulare eccetera eccetera.
Che bello è??????? Tutto molto magggico e cuccioloso vero????
Certo, se ormoni e parenti remano insieme verso la magic isola Natale!
Ma se così non fosse state tranquille, vostro figlio sarà felice anche se farà la pupù in un pannolino anonimo senza la scritta “Come è bello evacuare sia Vigilia che Natale!”

E voi come avete passato o passerete il Primo Natale da mamme?
Buon Natale a tutti!!!!!!!

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3 cose da non dire a una neomamma

| Mamma Bradipa polemica, mamme, neomamme, parto, post partum, Senza categoria

Care Mamme,

Dite la verità, che quando avete partorito e incontravate qualcuno in giro, venivate fermate con un gran sorriso, come se foste delle VIP. Ma al posto di un autografo o un selfie, vi venivano poste le domande più idiote della terra.

 

Tipo:

  • Sei felice? Ecco. Magari te sei lì, in preda al post partum più bastardo che ti ripeti come un mantra “non ho fatto una cazzata, non ho fatto una cazzata, non ho fatto una cazzata…” E non sei felice, proprio per nulla. E ora, dopo questa domanda ti senti anche una cacca. Perfetto. Se invece sei in quella fase di innamoramento perso verso il tuo frugoletto, rischi di cominciare a piangere di gioia e di non smettere più per tre giorni.

 

  • Sei stanca? Considerando che provieni da nove mesi di gestazione faticosa, parto dilaniante e ti svegli ogni tre ore (se va bene) per nutrire il tuo piccino, vivi con lui in braccio, ti metti seduta solo per far pipì e cammini come un orso obeso a causa dei punti, no. Non sei stanca. Sei un fiore, non si vede?

 

  • L’avrai coperto troppo/troppo poco? Allora, una neomamma, ci mette in media un’ora e mezzo ad uscire. Perché prima prepara se stessa (la maggior parte delle volte con una mano sola, con una poppata nel mezzo ed un cambio pannolino subito dopo). Poi cambia il bambino scegliendo l’ultima tutina rimasta pulita dopo che il fanciullo ha rigurgitato tutta la notte. Una volta che entrambi sono pronti, lui fa la popò. Pregando in aramaico che il pannolino sia riuscito a contenere il tutto, lo ricambia ed escono. Magari dopo una settimana di clausura per temporali. Magari è cambiata la stagione e si ritrova con 10° e le infradito o 25° col piumino. Ok. Che glielo dite a fare? Ci arriverà da sola che se suo figlio è viola e madido di sudore ha caldo e se trama ha freddo. Ma visto che non sa quando mai riuscirà ad uscire la prossima volta, adotta la tecnica dell’adattamento per far prendere almeno 7 minuti di aria al neonatino.

Possibile che nessuno si ricordi di quando ha partorito o è stato vicino a qualcuna che lo aveva appena fatto?  Perché non so voi, ma io quando ho partorito la prima volta, non riuscivo a vedere ogni giornata come una conquista, un miglioramento, un cambiamento. Se era andata bene, dicevo che avevo avuto culo, e se era andata male mi convincevo che le successive sarebbero state anche peggio.

E allora sapete che dovete dire ad una neomamma?  “Se ti sembra un casino, migliorerà!”. Farete una mamma felice, assicurato.

Avreste reso felice me per esempio.  Ma figuriamoci. Nessuno ti dice che sembra strano, ma un giorno parleranno, cammineranno e faranno la popò nel wc. Che vi divertirete insieme a loro e che rispondere alle loro astruse domande sarà una figata. Che vi scioglierete di fronte alle loro frasi amorose, disegni impiastricciati e baci sbavosi.

No, nessuno.

Cioè magari te lo dicono parenti e amici stretti, ma tu come dire, non sei proprio convinta che siano sinceri se te lo dicono mentre  sei in preda al più pazzo degli ormoni e non dormi da 20 ore.

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Parto: tutto quello che non va raccontato ad una futura mamma

| parto, Senza categoria

Ciao Mamme,

Avete appena partorito ed avete un’amica incinta?

La futura mamma, penderà dalle labbra di chi ha appena partorito, in cerca di parole di conforto. La neo mamma di fatto, sarà considerata un po’ come il primo uomo sulla luna e le si chiederanno milioni di informazioni tra la curiosità più insaziabile ed il “non ce la farò mai” più  inconsolabile.

ATTENZIONE! NON PROSEGUIRE NELLA LETTURA SE NON HAI ANCORA PARTORITO!

Il problema è che quasi nessuna partorisce come se andasse al bar a prendersi un caffè e quindi come si fa a non traumatizzare le amiche panzone? Come tradurre il racconto del parto dal “HoAppenaPartoritese” al “TraPocoPartorischese”?

Ecco qualche suggerimento:

  • Parlate di una leggera nausea, se avete vomitato anche gli occhi dal dolore; e dite che il senso del tempo si perde durante il travaglio, se il vostro è durato 32 ore. Utilizzate il verbo “vocalizzare”. Fa molto natural e soft e suona meglio di “ho urlato come un drago-dinosauro-leone-zombie”.
  • Se vi dicono <<Io non userò nessun medicinale, farò solo la respirazione indio-giappo-ambient-style che ho letto su “Sono brava, sono bella”>>, mordetevi la lingua se vi viene da rispondere <<Sì sì vai, credici! Che poi durante il travaglio chiamerai il vincitore di Ink Master e ti farai tatuare EPIDURALE in stile Gotic sulla fronte>>.

Tutto chiaro? Andiamo avanti.

  • Laddove non si possono usare giri di parole o eufemismi, tacete e mentite!!!! Appellandovi al quinto emendamento delle neo mamme: l’amnesia da parto. Cancellate dalla mente parole metaforiche  come “morire”, “squartata”, “sventrata” e il termine “punti” e “cacca”. Sì perché non c’è niente che una futura mamma tema di più dei punti e di fare la cacca mentre spinge. Perché per chi non ha mai partorito, l’idea di farsi cucire proprio lì, dopo che c’è appena passato un bambino, è qualcosa di impensabile, insopportabile ed insostenibile.     E l’idea di evacuare lì davanti a tutti…altrettanto!Quindi: vi siete lacerate così tanto che con un po’ di prosciutto ed insalata potreste farcirvi come un ottimo panino e vi hanno dato così tanti punti che potreste usarli per prendere tutti i premi del catalogo del supermercato? Tacete.Hanno dovuto chiamare d’urgenza il camion per lo smaltimento dei rifiuti organici per un’invasione di cacca in reparto? Tacete.

 

Insomma perché non far stare più tranquilla una vostra amica? Eviterete alla futura mamma di agitarsi per delle cose che come per voi neo mamme, non saranno più importanti una volta che avranno il loro fagottino tra le braccia.

 

 

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