Ho provato a fare la “easy”, a raccontarmi che tra poco faremo i lavoretti di Halloween, che il Natale con la sua magia è già alle porte e che il ripiegamento casalingo dell’autunno è un caldo abbraccio coccolante.

Che suvvia Giulia, mica si ammaleranno subito!

Che dai, ci saranno tantissime giornate di sole che sembreranno primavera!

Che ci saranno un’infinità di mattine in cui i bambini si sveglieranno felici di andare all’asilo!

Poi, mentre tenevo botta a questo life style, son passata davanti allo specchio ed ho visto i miei capelli e il mio viso già abbandonati dall’estate – ed un urlo interiore si è fatto prepotente gridando un bel ma vaff……!

Perché se in qualche modo la mia mente posso tenerla a bada, il mio “esterno” no.

D’estate i miei capelli si colorano di riflessi biondi, prendono corpo e si arricciano naturalmente; da qualche settimana stanno tornando grigio topo, sono fini e fragili che si spezzano solo a guardarli e “hanno la piega” dei i nastri dei pacchi da regalo quando ti sbagli e provi ad arricciarli nel lato sbagliato.

E non ditemi che basterebbe lavarmi i capelli con uno shampoo diverso ogni volta, fare maschere ricostituenti, farmi la piega, usare la piastra ecc ecc ecc. Perché non lo farò. Perché i miei capelli si incazzerebbero più di me.

D’estate, il colore della mia pelle è umano e non zombico. Il mio viso è luminoso – anche appena sveglia e non sembra che sia anemica come d’inverno.

E non ditemi che posso usare il contouring, il blush e altre robe di cui non conosco nemmeno il nome, perché truccare mi trucco, ma poi tanto mi soffio 345 volte il naso per il freddo e sembrerei un procione anche con prodotti tatticissimi.

Che poi uno passa tre mesi a vedersi sempre più abbronzata, si sente sempre più “figa” e poi badabam! Ciao estate, ciao vestiti sbracciati e sgambati e bentornata tuta e color cadaverico.

E a pensare a salutare l’estate, stanotte, tra un risveglio e l’altro, mi son messa a pensare che figata sarebbe se in questi giorni, tutti gli amanti dell’estate, andassero in letargo.

Sulle saracinesche dei negozi vedremmo “chiuso per letargo, riapertura 21 marzo”;

Tutti gli inverniani andrebbero a lavoro felici ed io mi schioccherei una mega dormita.

Ma mentre sto per riprendere sonno illudendomi di un essere in una grotta, d’improvviso la triste realtà: ho scelto di essere una bradipa e non un’orsa.

E i bradipi ahimè, non vanno in letargo.

 

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