Care Mamme,

Non so voi, ma io quando è nato Giacomo, ero un tantino imparanoiata. Principalmente perché ero abituata a ragionare in termini di causa ed effetto e quindi quando piangeva, doveva esserci UNA e inconfutabile spiegazione. O aveva sonno, o aveva fame, o aveva mal di pancia, o aveva bisogno di coccole. Quando però, la strategia per risolvere tutte queste cause non funzionava, allora arrivederci al mio cervello. Che con la scusa di andare a comprare le sigarette, mi abbandonava, sola con quel fagottino piangente e con le mie più folli paure ed altre sgangherate emozioni.

Perché una neomamma le pensa tutte.

Vi sentite delle madri degenere perché il giorno prima avevate raccolto il sonaglino da terra senza sterilizzarlo e allora pensate subito che vostro figlio potrebbe aver contratto un virus rarissimo guaribile solo con una pozione fatta dallo stregone che abita in cima al monte Stosbroccando.

Oppure vi ricordate di quell’articolo che avevate letto quando eravate incinte, della pericolosità di quel ragnetto di cui al momento non ricordavate assolutamente l’aspetto, ma in ogni caso era uguale sputato a quello che questa mattina camminava sul muro dietro alla culla di vostro figlio e che non siete riuscite ad acciuffare.

E se fosse stato quel micromillimetricomicroscopico goccino di gelato che gli avete fatto leccare sulla punta del cucchiaino????? Magari è allergico? Magari sta sviluppando delle reazioni gravissime???

Insomma. Ci siamo capite no?

Ma poi passano i giorni e il nostro cervello, stanco di vagare per la città, fa rientro a casa e insieme studiamo una strategia. Soprattutto capiamo che con i bambini piccoli, il 90% delle volte che piangono per più di un quarto d’ora, nessuno sa cosa stracavolaccio abbiano.

Cioè eliminate le cause ovvie, rimane la “bo”. In pratica ogni volta è un gioco a quiz con in palio la serenità del nostro piccino e ovviamente la nostra.

Giochiamo subito la telefonata da casa: il pediatra. Il quale pover’uomo, ci elenca tutta una serie di possibili cause non gravi (scatto di crescita, mal di pancia, inizio influenzetta…) e ci dice di richiamare se il problema persiste. (Non dopo 10 minuti eh?!).

E allora utilizziamo l’aiuto del pubblico: sentiamo mamme, suocere, amiche, cognate, vicine. Gli diciamo le opzioni del pediatra. La maggioranza dice scatto di crescita. OK. Ma non siamo convinte perché per loro, sarebbe dovuto essere scatto di crescita anche le altre 34 volte che le abbiamo interpellate.

Via dai, bruciamoli tutti ‘sti aiuti:  50 e 50. Eliminato il mal di pancia e qualche influenza che sta per sfogare. Rimangono la fame e i denti.

Considerando che il lato sinistro della nostra testa è ancora permanentato dal piccolo e dolce “ruttino” post poppata che PierLucreziuccio nostro ha appena fatto, a lettere cubitali, nella nostra mente, appare la scritta

DENTIIIIIIIIIIIIIIII!

Tutte noi li malediciamo, ci chiediamo perché non spuntino già quando il bimbo è in pancia, perché devono essere così tanti, perché dopo tanto stress cadranno e via così.

Insomma è tutta colpa dei denti.

Ma dopo anni ho capito che ‘sti poveri capri espiatori, ci salvano dalla pazzia. Perché quando una mamma non sa che cos’ha il suo piccino smatta. Ma se può dare la colpa a qualcosa allora è fatta.

E così sfanculandoli con la mente, torniamo tranquille dal nostro pargolo che come per magia, in pochi minuti si calmerà.

E voi che rapporto avete con i denti dei vostri bambini?

 

 

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