Gli anni passano, i figli crescono e le mamme invecchiano. Questa frase l’ho sentita dire un mucchio di volte. Da mia nonna, da mia mamma e da un paio d’anni anche da me stessa. Non l’ho mai considerata triste o malinconica. Anzi. Mi faceva ridere perché consideravo la vecchiaia una cosa lontana anni luce sia da mia nonna prima, che da mia mamma poi.

E oggi mi fa sorridere sentirla anche da me perché a 37 anni me ne sento al massimo 25 e tanto per intendersi,non sto invecchiando, continuo semplicemente a crescere.

In ogni modo, il bilancio sarebbe d’obbligo, ma diciamoci la verità, un po’ scontato e palloso. Anche perché se per la 34526 volta vi scrivo che sono felice, sono bradipa e ho una famiglia bellissima, comincerò a starvi simpatica come il brufolo in fronte al primo appuntamento.

Ed allora vi schiocco un bel post nostalgia! Eddaiiii che il primo di agosto siete tutte infatuate da onde, spiagge, tramonti e company. (O così stressate dal caldo che la lacrima è in pole position).

Ed allora mettetevi una bella colonna sonora romantica e andate indietro nel tempo, ai vostri compleanni. Ai vostri compleanni lontani migliori.

I miei compleanni lontani migliori, sono quelli delle elementari. Le mie elementari non hanno avuto niente di bello, tranne Baby Mia, l’avvento della penna rossa per poter scrivere “Tema” e “Problema” e ad agosto, i miei compleanni. Che non erano più da bimba piccola e non ancora da ragazzina. Erano nel pieno della “bimbosità” e gioia di vivere.

Figlia unica, nata in estate, abitante di una casa con giardino –  il mio compleanno era un evento cui cominciavo a pensare più o meno a Santo Stefano quando passavo da “Quanto manca a Natale?” a “Quanto manca al mio compleanno?”.

Quello che mi piace da morire, è che quello che mi ricordo di più e con più emozione, non sono i regali, i piatti ed i bicchieri di plastica scelti ad hoc, o il vestito che indossavo.

Ma la partecipazione familiare.

Mia mamma cominciava a preparare le cose praticamente a gennaio. Aveva una cartellina grigia con la cerniera, che di mese in mese diventava sempre più gonfia e da cui spuntavano di tanto in tanto fogli colorati e cartoncini ritagliati. E gente, non era come oggi che scrivi su Google “festa bimba 8 anni” e ti escono fuori pure i pop corn già pronti. Negli anni ’80 non c’era internet, non c’erano pc e stampanti (per lo meno in casa mia) ed ogni cosa veniva trovata nella mente di mia mamma, in quella delle sue amiche, o in qualche giornale. Il lavoro era così tanto, che Io non sbirciavo mai per non rovinarmi la sorpresa ed arrivavo al giorno fatidico, stremata dalla curiosità.

Mio papà era il cameraman ufficiale. E non c’erano gli smartphone. C’erano degli aggeggi giganti e pesantissimi che lui teneva per tutto il tempo della festa. Roba che i segni rossi sulla spalla, rimanevano per tre giorni.

Mia nonna arrivava alle 15.00. Era il coltello più veloce del West per spalmare panini e focaccine.

Alla stessa ora arrivava la mia migliore amica, che doveva avere un posto d’onore e quindi, due ore erano solo per lei.

Alle 17 cominciava la festa con 84950 invitati dagli 0 ai 99 anni.

E così, finalmente, la cartellina grigia veniva aperta.

Indovinelli, caccia al tesoro, giochi di abilità, medaglie e premi. I giochi erano a squadre e tre-quattro mamme, facevano i capitani.

La mia, microfono alla mano, era la conduttrice-animatrice.

Il 33 giri dei puffi pompava abbestia. Altro che Rovazzi.

Bimbi e adulti ridevano, urlavano, correvano e mangiavano.

Tra musiche, balli e giochi, arrivavamo alle otto passate. E credo che la frase delle mamme che invecchiano, potrebbe essere dipesa molto da quelle giornate!

Oggi, una trentina di anni dopo, sono qui a parlarne. Vuol dire proprio che sono stati una cosa meravigliosa.

E intanto che mi godo l’attesa dell’ennesimo compleanno migliore del presente, non vedo l’ora di avere la possibilità di costruire anche io, dei meravigliosi ricordi di compleanno per i miei bimbi.

 

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