I recenti articoli di cronaca riguardanti bambini e cani, mi hanno fatto venire l’urgenza di scrivere un articolo.

Sarete tutti d’accordo che poiché esistono persone senza buon senso, esistono di conseguenza anche padroni senza buon senso e genitori senza buon senso.

Fatta questa premessa, vorrei raccontarvi la mia esperienza.

Avevamo un Pastore Tedesco.

Una mattina, dopo che aveva passato la notte in casa a causa di un temporale (ne aveva la fobia e rischiava di sfondarci il portone e farsi male pur di stare con noi), saltò al collo di mio padre. Per fortuna era legato (per non gironzolare per casa) e riuscì solamente a strappargli il pigiama. Quella mattina fu l’unica volta che andai a scuola senza colazione. Ero sconvolta. Tex era un cane buonissimo, come poteva essersi comportato così?

Cominciammo mille visite e accertamenti ed alla fine, per esclusione, si ipotizzò un’epilessia con assenze. In pratica, nel dormiveglia, a volte aveva delle assenze e percepiva noi, come un qualsiasi altro estraneo. E da buon cane da guardia, attaccava lo sconosciuto nel suo territorio.

Così cominciammo le cure che però, non potevano come dire, darci la certezza che non sarebbe più capitato.

Era l’epoca in cui tornavo alle due di notte. Prima di entrare in giardino, dovevo chiamarlo ed essere sicura che mi riconoscesse. I miei uscivano a controllare che fosse tutto sotto controllo.

Insomma, tanto stress per noi e per lui.

Ma lo rispettavamo. Avevamo compreso, anche se con tristezza, che affrontava la sua malattia da cane. Perché lui era un cane.

Abbiamo sempre avuto Pastori Tedeschi, ma forse anche per quell’esperienza difficile, nel 2003, abbiamo preso una barboncina e subito ci siamo innamorati di questa razza, che almeno nel nostro caso, era sinonimo di bisogno di affetto, compagnia e coccole. La nostra Nina ha avuto i cuccioli e ne abbiamo tenuti due. Nina, Sally e Mousse, adoravano stare in braccio e dormire (tutte la padrona :-p) e sembravano un’altra specie rispetto ai cani di grossa taglia avuti in precedenza.

Credevamo che non ci sarebbero mai potuti essere problemi di convivenza.

Così, quando sono rimasta incinta di Giacomo, immaginavo la nostra vita tutti insieme. Di giorno con noi e la notte da mia mamma, nell’appartamento di sotto.

UGUALE A PRIMA.

Ma così non accadde. Nina, aveva per Giacomo un interesse morboso, come se se ne dovesse occupare lei stessa, rischiando di farsi venire un infarto per il grado di eccitazione che non riuscivamo a placare in nessun modo. Addirittura fu lei a farmi capire che era arrivato il momento di partorire, mettendo in atto tutti i rituali che aveva fatto lei la sera del suo parto.

Avevamo chiamato la nostra amica etologa mentre ero incinta, per farci dare delle dritte, avevamo attuato tutte le procedure consigliate – mentre ero in ospedale e provammo a cavarcela da soli, una volta tornati a casa. Ma Nina era sempre più stressata. Così richiamammo l’etologa, provammo varie strategie sia farmacologiche che comportamentali, ma riuscimmo solo a farla stare calma per una decina di minuti, non di più.

Per fortuna, mia mamma abita sotto di noi. Così le canine (che volevano stare tutte insieme), si trasferirono giù in pianta stabile. Io potevo vederle quando volevo, ma un neonato e gli ormoni sballati, mi fecero vivere quel repentino ed inimmaginato cambio di abitudini, in modo tragico.

Ricordo ancora che la sera, d’abitudine, aspettavo mio marito alla finestra con Nina in braccio. Ora c’era più o meno lo stesso peso tra le mie braccia, ma non peloso e vestito in tutine celesti.

La felicità direte voi. Per me no, per me era tradimento. Sapevo benissimo che lo facevamo per il loro bene, ma io ero arrabbiata e triste.

Per fortuna poi le cose andarono migliorando e seppure impossibile una vera convivenza, la frequentazione c’era.

Soprattutto quando Giacomo cominciò a camminare e potevano giocare insieme a correre.

Con Aurora, ormai Nina era abituata a quegli esserini paffuti e profumati e tutto andò meglio.

Dopo tutto questo gran da fare, Nina è invecchiata ed adesso è Giacomo che va frenato nel cercarla, perché lei ha bisogno di quiete e calma.

 

Con questo lungo racconto, vorrei comunicare due cose:

 

Primo, che gli animali sono animali. Sembra una frase scontata, ma merita essere rammentata. I cani sono cani. E considerarli come persone in tutto e per tutto non vuol dire amarli, vuol dire snaturarli. Anche se ci mettereste la mano sul fuoco. Io con Tex, ci avrei messo mani, braccia e gambe. Eppure…
Oltre a ciò, gli animali hanno gli istinti e vanno rispettati. Istinti belli, meravigliosi il più delle volte. Ma istinti.
E allora, se avete cani di grossa taglia, o avete intenzione di prenderne, per favore non lasciateli soli con un bambino piccolo.

Secondo, che i cani, se decidiamo di prendercene cura, meritano rispetto “nella buona e nella cattiva sorte”. Perché potrebbero reagire male a grossi cambiamenti, ammalarsi, invecchiare. I cani, non  li spannoliniamo e fanno pipì e popò nel wc.  I cani non crescono ed escono col motorino. I cani saranno con noi tutto il tempo della loro esistenza.
E allora, se avete intenzione di avere un bambino, considerate la possibilità che qualcosa vada storto e che ci sia qualcuno che possa darvi una mano sostanziosa. Io e Nina abbiamo avuto molto molto culo ad avere mia mamma di sotto.

 

Scusate la sbobba lunghissima, che mi ha vista commuovermi e rattristarmi, che mi ha fatto ripercorrere tappe difficili dei miei anni, ma che avevo tantissimo bisogno di condividere.

 

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