Se non è latte, è cacca.

No, non è una rivisitazione del detto “se non è zuppa è pan bagnato”, ma il riassunto delle chiacchiere tra neo mamme.

Dite che non è vero.

Ed è vero perché quando si torna a casa con quel bambolottino vivente, le uniche due certezze che abbiamo, sono che debba mangiare e fare popò (perché ahimè dormire può essere un optional).

Ma qui casca l’asino! Perché non tutti i bimbi sono uguali e quindi non si procede per tutti i bambini allo stesso modo. Ed allora, cominciano i dubbi amletici e le ansie più assurde amplificate dallo stravolgimento della vita, dalla mancanza di sonno e persino dall’andatura paperiana per i punti.

Di latte ne abbiamo già parlato più volte.

Quindi, per vostra felicità, parlerò di cacca.

Quando sono diventata mamma per la prima volta, tra le 1000 e uno mila paure e angosce, quella della popò sinceramente non c’era.

La consideravo una cosa che non dipendeva da me, che succedeva e basta.

Cominciai ad avere qualche intuizione sentendomi domandare dal personale sanitario, con quella che per me era una curiosità esagerata, se il piccolo aveva fatto popò; ma ebbi la certezza alle dimissioni:

“Mi raccomando non devono passare più di ventiquattro ore tra una popò e l’altra.”

VENTIQUATTROOREEEEE VENTIQUATTROOOOOOOO OREEEEEEEEE.

Ed improvvisamente, vi sentirete catapultate in un villaggio africano, giurerete di aver visto il pediatra con segni di pittura sul viso e l’osso infilzato nel naso – e in sottofondo udirete musiche tribali.

“Ricorda che l’erede dovrà espletare le sue funzioni non dopo lo scoccare della ventiquattresima ora altrimenti i pianeti perderanno il loro allineamento e solo un sacrificio a Re Sondinox potrà riportare la pace nel villaggio”

Trad: se tuo figlio non caca per più di un giorno, devi sudare 7 camicie per avere il coraggio di fargli il sondino dopo che avrà pianto come un disperato per ore.

E così, da un giorno all’altro, sul vostro frigorifero, accanto alla lista delle tonalità di smalto che vi donano di più, apparirà quella con data e orario delle popò di vostro figlio.

Oltre a ciò, imparerete a classificarle con una scala Likert a cinque punti:

Bellissima

Bella (Che ancora mi viene difficile capire come una cacca possa essere bella o addirittura bellissima, eppure l’ho detto svariate volte anche io!)

Bruttina

Sciolta

Diarrea

E se vostro figlio si sintonizza spesso negli ultimi due punti, potrete aspirare a diventare azioniste dei pannoloni “Cacatantocacaben”.

Affinerete le tecniche più estreme di cambio pannolino e di salvaguardia dei body dallo straripamento, con la presa in braccio “Antisplat”.

E allora care non mamme o mamme di vecchia data che ormai parlate solo di asilo, tecniche di pittura e giochi educativi, abbiate pietà delle povere neomamme che parlano solo di cacca!

 

 

 

 

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