PregiuVizi

Nonostante i tempi del “lascialo piangere che si fa i polmoni” siano passati, ancora troppo spesso si sente scambiare i bisogni dei neonati per vizi. Ed infatti, se fino a che non nasce un bebè vizi e bisogni vengano considerati due concetti diametralmente opposti, quando la mamma non ha ancora cambiato espressione tra la smorfia di dolore dell’ultima spinta e il sorriso commosso della felicità del primo abbraccio con suo figlio, comincia a ricevere informazioni contrastanti che a mio avviso possono essere definite come  PregiuVizi. Dati da chi non conosce né il significato della parola vizio, né le competenze di un neonato.

Perché se si dà una rapida occhiata sul dizionario, ci accorgiamo subito di come tra di loro vi sia una grande e sostanziale differenza:

I bisogni, sono la mancanza di qualcosa di indispensabile.
I vizi invece, sono abitudini radicate che provocano nell’individuo bisogni morbosi di qualcosa per lui nocivo.

Tra i bisogni, troviamo la fame, il sonno, il contatto, il contenimento;

Quali sono invece i vizi di un neonato? Ve ne viene in mente nessuno? Un bel sigaro cubano tra le dita di un bebè? Un ritrovo tra poppanti sorseggiando whisky? Una bisca clandestina under 1?

No vero? Scherzi a parte, non riuscite a trovare vizi da neonati semplicemente perché le strutture cerebrali di un bambino piccolo non sono in grado di mettere in atto un comportamento così complesso.

Noi adulti siamo biologicamente programmati per accorrere al pianto del neonato che è per questo particolarmente acuto e fastidioso, ed è anche l’unico modo che i neonati possono utilizzare per  comunicare un bisogno.

Spesso invece le neo mamme sentono un’incredibile ansia da prestazione mentre ascoltano gli ammonimenti di chi dice loro “guarda che se lo tieni sempre in braccio poi non si abituerà mai a stare da solo”, “Se accorri ogni volta che piange, ti terrà in pugno”, “Se lo allatti troppo spesso diventerai il suo ciuccio”. Vivono nell’ansia che se lo coccoleranno un po’ troppo, saranno per sempre sue schiave. 

In realtà è l’esatto contrario: ascoltare e soddisfare i bisogni dei neonati li renderà più sereni, più tranquilli e più sicuri.

Con i bambini è fondamentale considerare lo scorrere del tempo: il neonato ha bisogno di certe cose, mano mano che crescerà di altre. Non facciamo il suo bene se “lo abituiamo” a qualcosa che verrebbe spontaneamente più tardi. Anzi lo ritardiamo perché non ascoltando il bisogno di contatto e contenimento lo renderemo un bambino meno sicuro.

Pensateci:
Perché nessuno si stupisce se a 6 anni un bimbo va in prima elementare e non in quinta?

Perché nessuno compra ai propri figli scarpe più grandi di 5 numeri?

Perché ad un mese non diamo da mangiare ad un neonato il cinghiale in umido con i porcini fritti?

Perché “Ogni cosa a suo tempo”!!!

Quando cresceranno infatti, sarà nuovamente la natura a venirci incontro, dando ai bambini il bisogno di esplorare e conoscere e smetteranno di voler stare sempre in braccio, ma se avremo sempre accolto i loro bisogni, avranno la sicurezza che potranno sempre tornarci.

 

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