Babbo Natale

Quel gran pigliameriti di Babbo Natale

| Natale, Senza categoria

Ogni anno, all’incirca a metà novembre, si comincia a parlare di Natale.

Da quando si diventa genitori, alla classica “MagiaDelNatale” si aggiunge la MAGIADIBABBONATALE che scalda il cuore dei bambini facendo pensare loro a questo nonnone del polo nord che costruisce giocattoli insieme agli elfi e che poi li distribuisce a tutti tutti tutti i bimbi in una notte sola.

Fin dal loro primo Natale, a soli 5 mesi, la Vigilia lasciamo latte e biscotti, a un anno e mezzo iniziamo a portare i piccini ai Villaggi di Babbo Natale, a fare le foto con qualsiasi simil Babbo Natale che avvistiamo e soprattutto cominciamo a scrivere le letterine. Ogni anno ci anticipiamo con i preparativi, aggiungiamo particolari magici e bellissimi che facciano traboccare di stupore gli occhi dei nostri bimbi.

Nessuno ci avvisa però, che ad una certa età, tutti questi particolari ci si ritorcono contro e ci complicano la vita non poco.

Tipo quando hai finito di comprare i regali, sei felice e in pace con te stessa perché hai preso tutto ciò che era scritto nella letterina ed una sera, mentre ti stavi per addormentare ti dicono: “Mamma chissà che cosa  ci porterà Babbo Natale che non abbiamo chiesto” e tu maledici quel Natale in cui, per giustificare dei pensierini inaspettati avevi detto che Babbo Natale fa anche dei regali a suo gusto.

O quell’altra volta che avevi deciso che fosse la Befana a portare dei librini, ma loro (sempre quando ti stai addormentando sia chiaro) ti dicono: ” Chissà che librini ci porta Babbo Natale quest’ anno! Lui ci porta sempre dei librini!” Perché per invogliare tuo figlio alla lettura avevi detto che Babbo Natale è contento se i bimbi leggono e che ogni anno lasciava qualche libro che gli piaceva.

Tutto ciò è condito da:

“Povero Babbo Natale a portare i giochi in tutto il mondo in poche ore”, “Meno male che ha gli elfi al aiutarlo!”, “Che fortuna che ci porta i regali lui così te e papà risparmiate un sacco di soldi!”

Insomma ‘sto omino si becca tutti gli onori e nessun onere.
Me lo vedo su una spiaggia caraibica a prendere il sole ed a sorseggiare cocktails, leggendo letterine su letterine piene di complimenti e gentilezze, colme di richieste che non esaudirà mai!

Perché OVVIAMENTE gli oneri son tutti nostri! I famosi elfi che si fanno il mazzo siamo noi!

Con i biglietti nascosti in tasche segrete delle borse scritti in un misto tra geroglifici e lingue sconosciute sia mai venissero trovati, con le nottate a cercare le offerte migliori, con le scuse più assurde per distrarre i fanciulli e riuscire a nascondere i regali, con la nostra insistente richiesta di scrivere nero su bianco i doni sulla mitica letterina per poter cominciare ad acquistare e con l’abilità comunicativa di un Nobel in intercomunicazione intergenerazionale per far capire ai parenti i regali richiesti.
Anche perché oggi giorno se non ricordi alla perfezione un nome di un gioco sei nei guai.

Per ciò che riguarda Barbie, animaletti a pile, bambole e bamboline, da un paio d’anni tutto gira intorno ad una manciata di parole:

Arcobaleno

Unicorno

Fantasia

Magic

Sogni

Capite bene che se sbagliate l’ordine, invece di un unicorno alato che cavalca sull’arcobaleno, potreste ritrovarvi con un magic arcobaleno che disegna unicorni!

D’altra parte se siete alle prese con Transformers e dinosauri, non andrà meglio perché tutto è più bello se più grande e quindi praticamente in ogni gioco troverete parole come:

Mega

Super

Gigante

Fantastico

Stellare

E se a questi aggettivi non fate seguire il soggetto giusto sarà un macello.  Perché Mega tirannosauro rex non è lo stesso di Super fantastico Tirannosauro e nemmeno del Brontosauro mega stellare.

Immaginate quando dovete spiegare tutto questo a nonni e zii.

Anche perché non puoi ovviare spiegando cosa fanno perché tutti fanno le stesse 3-4 cose! (Che spesso sono anche schifose!)

L’unica salvezza, credetemi, è inviare le foto e dire loro che le facciano vedere al giocattolaio. Incrociare le dita e convincersi che Babbo Natale esiste, così in caso di errore la colpa sarà sua. Anche perché visto che si becca tutti i meriti, qualche possibile sgridata potrà pure sopportarla, no?

Comunque, in un modo o nell’altro arriva la Vigilia e ogni anno ti chiedi come della carta così sottile possa fare un rumore così forte anche se manovri i pacchi con lentezza e precisione e con la stessa ansia di un ladro durante un colpo in gioielleria.

Per calmarti, nella tua testa ti ripeti il piano di emergenza, cioè che hai beccato Babbo Natale sul fatto, ma speri che non serva.

Finito ogni allestimento, a notte fonda, ti addormenti con l’angoscia di aver scordato qualche gioco in qualche armadio o peggio, di aver scordato di comprare quel gioco che “Ma come mamma non l’avevi aggiunto alla letterina come ti avevo detto?”

Ti giri e ti rigiri tutta la notte promettendo che il prossimo anno lo stress non ti farà suo e all’improvviso vieni svegliata dalle vocette più tenere e meravigliose che ti fanno scordare ogni difficoltà e che ti chiedono: “Andiamo a vedere se è passato Babbo Natale?”

Ed allora ti dici che il prossimo anno anticiperai ancora di più i tempi, aggiungerai ancor più particolari e ti incasinerai ancora di più, solo per vivere ancora più intensamente quella magia e quella luce di meraviglia.

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Raccolta firme di protesta per i regali di Natale

| Mamma Bradipa ironica, Mamma Bradipa tenera, Senza categoria

Cari genitori di bambini dai 3 anni in su,

oggi mi rivolgo a voi. A voi che avete trascorso il pomeriggio del 25 e del 26 a montare i giochi che Babbo Natale ha portato ai vostri figli.

Lo so che avete affrontato tre fasi:

  • la gioia nel vedere la felicità dei propri bambini e la totale ignoranza di ciò che vi aspetta;
  • la tensione sempre più consistente e insistente, mentre vi rendete conto dell’effettiva complessità del montaggio accompagnata dal logorante dubbio di riuscire a farcela;
  • l’incazzatura/rompimento di palle intergalattico, puntualizzato da imprecazioni che cancellano qualsiasi sacralità natalizia.

Quindi so che  sarete d’accordo con me nel fare una raccolta di firme per protestare circa la chiarezza delle istruzioni dei giochi, la difficoltà di montaggio, l’odiosità degli adesivi, la megagalatticità dei playset e l’impalpabilità degli accessori.

  1. La chiarezza delle istruzioni. Oggigiorno, con l’avvento della tecnologia intuitiva, anche le istruzioni non sono volute rimanere indietro ed hanno abbandonato la banalità delle parole. Perciò sono costituite dalle illustrazioni delle parti del gioco da montare, spesso in bianco e nero così da rendere piena di suspance l’intera avventura, la sequenza di montaggio indicata da numeri giganti, qualche freccia tirata qua e là e ciao. Montalo.
  2. La difficoltà di montaggio. Cari produttori di giocattoli, accanto agli anni che indicano l’età indicata per il gioco, siete pregati di indicare anche quelli che ne servono di formazione ingegneristica, elettronica, meccanica e via dicendo, per riuscire a montarli.Perché già uno si è svegliato alle 6 del mattino a causa dell’entusiasmo dei figli, già si è scofanato chili di cibo, già ha un mal di testa abissale – non ci vogliamo mica mettere il pianto di Gennarino perché papà non riesce a montare i 546389 pezzi del gioco???
  3. Gli adesivi. Gli addetti alla produzione degli adesivi dei giocattoli, devono essere persone che hanno sofferto da piccoli e che per questo odiano il prossimo. Perché altrimenti non si spiega come mai ogni volta c’è un lembo non pretagliato che ti rende lo “spiccicamento” arduissimo, poi se un micro lembo si appiccica erroneamente, rimane attaccato come se tu li avessi saldati con la super saldatrice saldantissima, poi quando finalmente li tieni saldi tra i polpastrelli, scopri che vanno messi nelle posizioni più assurde, roba che bisognerebbe avere le manine di un bambino di un anno con la manualità di un prestigiatore. Ah e se non bastasse, anche per scoprire dove vanno attaccati, c’è da divertirsi:con i mitici numerini microscopici. Ammettiamo che la mela sia indicata col numero 34, poi tu devi trovare il 34 nella famosa fotocopia delle istruzioni che ti dovrebbe far capire il posto nel giocattolo. Peccato che dopo 9 o 10 volte che hai accoppiato i numeri, sei talmente rintronato che te li mangi e fingi che la confezione sia difettata.
  4. La megagalatticità dei playset. Quando ho saputo di aspettare un maschietto, la mia mente è volata subito a pensare alla mastodonticità di certi giochi, alla complessità di certe combinazioni, ed ero gasatissima. Poi ho dovuto scontrarmi con l’impenetrabilità della materia. Con la possibilità di dover mettere una libreria sul balcone per far spazio a MEGA SUPER FIGO GALATTICO XXXXXXL COSMIC PLAYSET.
  5. L’impalpabilità degli accessori.Quando ho saputo di aspettare una bambina, la mia mente è volata subito a pensare ai bellissimi e deliziosissimi giochi di bambole e bamboline. Poi mi sono imbattuta negli accessori. E non biberon e pettinini, no. Aggeggini minuscoli che si confondono con le briciole, che finiscono nei commenti delle mattonelle e che si mimetizzano così bene, che tu camaleonte scansate proprio. Quelli che suscitano crisi interminabili se non si trova la fibbia della cintura di Asdrubalina o la scarpa di Ughetto.

Siete d’accordo? ho dimenticato qualcosa? Casomai scrivetemi che la raccolta firme poi, vorrei mandarla a Babbo Natale per fargli capire che qualcosa non quadra. Perché ci ho riflettuto bene, gli elfi mica son capaci di costruire quelle robe lì, ci scommetto!

Quindi da dove vengono tutti i giochi?

Dobbiamo avvertirlo che qualcuno sta cercando di rubargli il lavoro!!!

Siete con me?!?!?!?!?!?!?!?!?!

P.s. Da questa descrizione è esclusa la famosissima marca di costruzioni che è così chiara da riuscire pure a me!

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Ansia a palla. Di Natale ovviamente.

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

ansia a palla

Bene, ho finito di acquistare i regali per i bambini. E di nasconderli.

Ed ecco puntuale salirmi lo stress a palla. Di Natale ovviamente.

Ho paura che mi sentano mentre parlo – ed allora utilizzo dei codici. Peccato che se dico spaghetti aglio, olio e peperoncino, a nessuno venga in mente l’associazione tra 3 + eroi del gusto + uno dei tre è rosso, con i Super Pigiamini. ‘Gnoranti.

Ho paura che scoprano il nascondiglio – ed allora li tengo in altre case, così, per semplificarmi la vita.

Ho paura che possano sentire qualche discorso sull’inesistenza di Babbo Natale e da ottobre,  cerco una storia plausibile, ma con scarso successo.

Non c’è stato esame universitario, appuntamento amoroso, colloquio di lavoro, che mi abbia mai messo questo tipo di ansia.

Che poi ce la fanno tutti i genitori giusto?

Ce la fanno i miliardari che magari sotto l’albero devono metterci un attico di New York, non ce la faccio io?!

Ce la fanno quelli che abitano con la bisnonna sorda che urla nomi di regali dal primo dicembre, non ce la faccio io?!

Ce la fanno quelli che regalano uno di quegli animaletti a pile che fanno ottantacinquemile versi, ma si scordano di spegnerli e per circa un mese devono improvvisarsi ventriloqui eccezionali ogni volta che il cagnolino/gattino/delfino/tartaruga/tigre inizia a parlare e non ce la faccio io?!

Ce la fanno pure quelli con 5 figli e 899 regali, non ce la faccio io?!

Quindi ogni giorno cerco di darmi un tono.

Così oscillo tra sentirmi rilassata stile “Bella raga, scialla, la vita è bella, il mondo è mio” a terrorizzata come quando ti accorgi di aver inviato una traccia audio alla persona sbagliata.

Comunque vada Natale arriverà, i bambini saranno felici, io come al solito mi chiederò dove cavolo metterò i giochi ricevuti e gioirò per la raccolta della carta del 26 mattina.

In ogni caso, il 25 pomeriggio, mi troverete bocconi al tavolino. Non per la mangiata, ma per il calo di tensione.

 

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Mamma, Babbo Natale esiste?

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

babbo

Houston abbiamo un problema!

Natale si avvicina ed io sento le renne che mi alitano sul collo e gli elfi che mi picchiettano con le dita sulle spalle per sapere se ho deciso.

“Mamma, Babbo Natale esiste?” Ecco cosa devo decidere: Cosa rispondere.

Giacomo non mi ha ancora fatto questa domanda, ma qui siamo a cinque anni e 8 mesi e nel bel mezzo delle questioni esistenziali.

Devo essere pronta. Devo allenarmi. Mi sto esercitando a reagire alle domande velocissimamente, giro con le cuffie e rispondo al maggior numero possibile in un minuto.

Perché gente, quando succederà, non è che posso dire “chiedilo a tuo padre” come nei film. O fingere uno svenimento, o un’afasia momentanea.

Devo essere reattiva. Domanda-Risposta. Ta-Ta.

Allora. Ragioniamo sulle possibilità che ho:

Emh…due. o no.

Ni? Non esiste.

Dire “sì” così tanto per..? Escluso. Lo so che poi mi guarderebbe negli occhi e mi direbbe “Dì la verità mamma!” ed a quel punto sarei fritta.

Ma non posso nemmeno sentenziare “No” se non ne sono strasicura, perché poi indietro non si torna.
Quando mi dissero di NO, non la presi bene. Credo che mia madre se ne sia accorta, visto che il 25 mattina, fino a che non sono andata a convivere, ha continuato ad aprire la porta del salotto dicendo “Sarà passato Babbo Natale?”…

Quindi?

Quindi potrei rispondere sì fino ad un’età stabilita, per esempio.

Diciamo fino alle medie. (Qualcuno crede ancora a Babbo Natale alle medie? Comunque…).

Mi sono anche detta che però devo trovare una risposta che poi possa essere giustificata nel momento dell’effettiva scoperta. Cioè non posso mentirgli spudoratamente se me lo chiede. Mettiamo che insista, che mi guardi con i suoi occhioni in cerca della verità…

Potrei incastrarlo con una roba matematica. Tipo che esiste, in modo indirettamente proporzionale in base al numero dei suoi anni o una roba simile.

Oppure infilarci lo spazio? Gli piace un sacco. Una roba sulle galassie o sui pianeti ancora da scoprire su cui potrebbe vivere la”famiglia Natale”.

Che poi, parliamoci chiaro, che vantaggi ci sono a dire “No”? Nessuno.

In più,  saranno molti di più gli anni in cui non crederà a Babbo Natale rispetto a quelli in cui lo farà, perché privarlo di alcuni dando credito ai suoi dubbi?

Quindi dai, gli dirò di sì. Punto.

Anche perché, finché ci crede lui, posso crederci anche io.
Perché se devo essere proprio sincera sincera, io a Babbo Natale ci credo ancora.
Rivisitato e corretto, ma ci credo.

 

P.S. Questo articolo si autodistruggerà non appena Giacomo avrà imparato a leggere!

 

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