amore

Finale alternativo 1 di Ilario Giannini

| adolescente, amici, amore, emozioni

2 agosto

Alle 10,30, dopo aver passato una mezz’ora al bar, come in un enorme deja-vu, Gionni e Alice si
ritrovarono seduti sul divano con il libro in mano.

Leggevano, ma entrambi stavano con la testa da un’altra parte. Gionni si chiedeva se non avesse
frainteso l’interesse che Alice sembrava aver manifestato nei suoi confronti. Alice aspettava che
Gionni facesse la prima mossa. Eppure entrambi si erano preparati a quell’appuntamento decisi a
scoprire se il sentimento che li legava fosse destinato a diventare ciò che avevano sognato ai tempi
delle medie.
Gionni non riusciva a trovare il modo di iniziare a parlare a Alice di ciò che provava per lei: non gli
sembrava mai il momento giusto, non sapeva come iniziare. Alice aveva perso tutta la sua
determinazione: aveva iniziato a farsi mille paranoie, a riesaminare tutti i possibili indizi che
potessero far pensare che Gionni provasse per lei qualcosa di più dell’amicizia.
A turno, i loro sguardi si alzavano fugacemente dal libro, per cercare sulla faccia dell’altro un
segnale che facesse loro capire che si trovavano lì assieme per un interesse diverso dal compito che
dovevano svolgere; un cenno che potesse dare il coraggio di affrontare l’argomento, per manifestare
un sentimento rimasto inespresso e congelato da tanti anni prima. Ma i loro sguardi non si
incrociavano mai.
Se solo la sorte avesse fatto alzare i loro occhi dal libro nello stesso istante, forse non ci sarebbe
stato nemmeno bisogno di parlare. Alice forse gli avrebbe potuto rivolgere uno dei suoi sorrisi dolci
e spensierati, che sarebbe bastato a Gionni per capire che un bacio vale più di mille parole. Si
sarebbero baciati e i loro cuori avrebbero ripreso spontaneamente a percorrere il sentiero che non
avevano avuto il coraggio di imboccare quando erano troppo giovani.
Ma la sorte non fece mai incrociare i loro sguardi e il sentimento che li aveva condotti fin lì si stava
trasformando a poco a poco in imbarazzo per Alice, che si aspettava che tra loro le cose si
sbrogliassero da sole, e in nervosismo per Gionni, che non sopportava di sentirsi bloccato con la
persona di cui si era innamorato, esattamente come era avvenuto ai tempi delle medie.
In fondo lui non credeva che ci fosse bisogno di parlare di ciò che provavano. Se tra loro c’era
attrazione, le cose sarebbero dovute venire da sé. Non erano più dei ragazzini delle medie che si
incontravano nel corridoio della scuola per chiedersi “ti vuoi mettere con me?”.
Così dopo tante esitazioni, decise che era arrivato il momento di avvicinarsi a Alice e provare a
baciarla.

La manovra di avvicinamento iniziò forse con qualche secondo di ritardo. Purtroppo il destino, per
chi ci crede, o il caso per chi non ci crede, volle che proprio mentre Gionni si avvicinava ad Alice, il
cellulare di lei iniziasse a squillare.
Lo squillo immobilizzò Gionni all’istante, mentre entrambi videro comparire sul display del
telefono il nome di Carlo.
Alice prese il cellulare e restò a guardarlo per qualche secondo, incerta se rispondere o meno.
‘Carlo?’ Pensò lei. Era convinta di aver cancellato il suo numero dal cellulare dopo che si erano
lasciati, ma evidentemente non aveva avuto la forza e il coraggio per farlo.
‘Carlo?’ Pensò lui ‘Ma non si erano lasciati? E male per giunta? Che diavolo vuole questo adesso
da lei?’
Alice sentì un tuffo al cuore. Decise di rispondere per orgoglio. Non voleva che Carlo pensasse che
stava ancora male per lui. Anche se, in realtà, continuava a pensarci spesso. Schiacciò il tasto per
rispondere e si alzò dal divano per spostarsi nella stanza accanto, intenzionata a liquidarlo con
poche parole.
Gionni restò sul divano, a far finta di leggere il libro. Fino a quel momento aveva letto dieci volte lo
stesso paragrafo senza riuscire a capire neppure mezza parola, mentre erano insieme. Ora provava a
tendere l’orecchio per cercare di indovinare il motivo della telefonata.
Sentiva poco o nulla, ma il tono della voce di Alice gli sembrava sempre meno scocciato e la
telefonata si faceva stranamente lunga. Ogni minuto che passava Gionni vedeva sfumare la
possibilità di riprendere e terminare la sua manovra di avvicinamento ad Alice fino ad arrivare a
baciarla.
Alice parlò al telefono per un bel po’. Quando tornò al divano era evidentemente più serena di
quando aveva risposto alla chiamata. Quando si accorse dello sguardo tra l’offeso e l’arrabbiato di
Gionni tornò immediatamente seria.
“Chi era?” Provò a chiedere Gionni, anche se lo sapeva benissimo.
“Carlo.” Rispose lei. Era sorpresa di sentire il cuore che le batteva forte per l’emozione che le
avevano provocato le parole del suo ex. Era bastato riparlare con lui per scordare che, pochi minuti
prima, stava aspettando con impazienza di capire se poteva esserci qualcosa di più dell’amicizia tra
lei e Gionni. Evidentemente la risposta era arrivata ed era chiara: erano amici. Ottimi amici, ma
l’amore era un’altra cosa.
D’impulso, senza pensarci troppo, decise di confidarsi con Gionni. In fondo, pensava, lui era un
ragazzo sensibile, sempre pronto ad ascoltare e dare i consigli giusti, sin dai tempi delle medie.
“Sai che tra me e Carlo…” iniziò a dire lei.

“Sì, lo so.” replicò secco Gionni, cercando di troncare sul nascere il racconto di cose che già sapeva
e di cui non aveva voglia di ascoltare i particolari.
“Mi ha chiesto perdono” spiegò Alice “Ha detto che non può stare senza di me… Che se è
necessario è pronto a tornare da me in ginocchio…”
“E tu? Lo riprenderesti così, uno che ti ha tradito?”
“Dice che si è trattato di una sciocchezza, una stupidaggine di un momento, ma che non c’è stato
niente con quella tizia… Un mezzo bacio travisato e ingigantito da chi mi ha riportato la cosa… Non
vuole sminuire la sua responsabilità, ma… Insomma mi ha chiesto se stasera ci vediamo perché
vuole assolutamente farsi perdonare!”
La prima reazione di Gionni fu di delusione e rabbia. Avrebbe voluto protestare con Alice per la sua
debolezza e per la sua indecisione. Avrebbe voluto andare da Carlo a dirgli che grandissima faccia
tosta potesse avere uno che si faceva vivo dopo mesi, per fingersi pentito e chiedere alla persona
che aveva tradito di metterci allegramente una gran bella pietra sopra…
‘E che tempismo!’ pensava ‘Non poteva aspettare un altro giorno per palesare il suo profondo
pentimento?’
Per rispetto di Alice, Gionni si sforzava di mantenere il controllo, fingendo di valutare attentamente
le informazioni che lei gli stava riferendo. In fondo Carlo giocava le sue carte, pensava, né più e né
meno di come stava facendo lui. Forse le giocava anche un po’ meglio di lui, visti i risultati.
E’ con Alice che era arrabbiato, perché era a lei che spettava la decisione. Se non poteva biasimare
il tentativo di Carlo, certo si chiedeva come lei potesse essere tanto ingenua, da farsi prendere in
giro così e caderci di nuovo.
Gionni cercava di far finta di niente, continuando ad ascoltare Alice, anche se gli sembrava che le
sue orecchie fossero scollegate dal cervello: non riusciva a concentrarsi e seguire quello che lei gli
diceva.
Era evidente che Alice ci teneva ancora a quel balordo di Carlo. Se le cose stavano così, poteva
servire a qualcosa arrabbiarsi con lei? In fondo tra loro ancora non si era ancora concretizzato niente
che potesse andare oltre una bella amicizia. Voleva davvero litigare con lei per perdere anche
quella?
Questi i pensieri tempestosi nella mente di Gionni, mentre fingeva di ascoltare Alice che continuava
a cercare giustificazioni per dare una seconda possibilità a Carlo.
Aveva aspettato un secondo di troppo. Se avesse iniziato la sua ‘manovra di avvicinamento’ a Alice
un secondo prima, il telefono avrebbe squillato quando ormai si stavano baciando e lei, ne era
sicuro, lo avrebbe lasciato squillare. Quel balordo di Carlo prima o poi si sarebbe stufato. Avrebbe

riagganciato e quando fosse tornato avrebbe trovato il suo posto ormai occupato: sarebbe rimasto
con le forbici in mano a tagliuzzare il pangrattato…
Invece no. Gionni aveva fatto tardi. Era colpa sua? Era il destino o il caso, che avevano deciso così?
Ormai non importava. Non aveva senso arrabbiarsi o recriminare se ormai era chiaro che Alice
aveva già deciso. Lei gli stava solo chiedendo un consiglio per rendere le cose più facili, ma in cuor
suo sapeva già con chi voleva stare.
Così Gionni rivestì i panni di ConsiglioBoy, come ai tempi delle medie. In fondo era un ruolo in cui
si sentiva bene, gli andavano ancora bene addosso quei panni. E poi, come avrebbe potuto rifiutare
di dare conforto proprio ad Alice?
Recuperata la calma e come ultimo dono alla ragazza che avrebbe voluto amare, Gionni guardò
Alice negli occhi e le disse non ciò che riteneva giusto, ma ciò che lei aveva bisogno di sentirsi dire.
“Se credi che Carlo lo meriti e pensi che sia la persona giusta per te, devi dargli una seconda
possibilità. Ma solo se senti che è giusto riprovarci.”
“Lo pensi davvero?”
Gionni sorrise e rispose con sicurezza di sì. Fu piacevole come ingoiare una manciata di puntine da
disegno, ma non lo dette a vedere. Sarebbe passata anche questa, come era passata ai tempi delle
medie. Alice invece non era pronta ad archiviare Carlo. Gionni non sapeva se la cosa tra loro
avrebbe funzionato o se si sarebbero lasciati di nuovo dopo una settimana, ma sapeva che Alice
aveva scelto, aveva bisogno di riprovarci e tanto bastava a chiudere il discorso.
Non spettava a lui decidere se Carlo meritava una seconda occasione. A volte le persone imparano
dai propri errori e magari questa volta Carlo poteva aver imparato la lezione.
“Però questa volta, Alice! Occhi aperti e non farti mai più mancare di rispetto!” aggiunse prima di
spalancare le braccia. Alice, confortata dalle parole di Gionni, si buttò felice tra le sue braccia e lo
strinse forte.
Gionni, mentre l’abbracciava, si chiese se poteva bastargli avere il suo affetto come amica o se
invece avrebbe dovuto allontanarsi da lei per non soffrire. E chi lo sapeva? Lo avrebbe scoperto col
tempo. Magari anche lui avrebbe avuto bisogno di una ConsiglioGirl!
Si salutarono sulla porta di casa, abbracciandosi di nuovo. Alice lo ringraziò ancora, promettendo
che sarebbero stati per sempre i migliori amici che si potessero mai desiderare. Ma Gionni non ci
credeva poi tanto. Aveva appena scoperto che entrambi alle medie avevano avuto una cotta l’uno
per l’altra, eppure erano stati sette anni senza nemmeno cercarsi… Chissà? Magari non subito, ma
poteva anche essere che a poco a poco si sarebbero di nuovo persi di vista e magari sarebbero
passati altri sette anni prima che le loro strade si incrociassero di nuovo.
Ma in fondo andava bene così.

In due mesi erano successe tante cose, ma quella più importante era che sia Alice che Gionni
avevano imparato a volere bene a se stessi e a capire che andavano benissimo così com’erano. Ma
avevano imparato anche che, ogni tanto, poteva anche capitare di avere la sensazione di sentirsi
come le forbici col pangrattato; in fondo, se era una volta ogni tanto, poteva andare bene lo stesso.

E se non fosse andata così?

Ilario Giannini

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What is love

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Era il lontano 1993, quando la mia migliore amica, mi regalò una musicassetta con alcune canzoni registrate alla radio.

Tra queste, una delle mie preferite era What is love, che ballavo come un grillo, nel mio stile tanto tredicenne, quanto sgangherato.

La traduzione del titolo (non ci pensavo nemmeno a spingermi oltre), mi fece pensare per la prima volta a cosa fosse l’amore, domanda che rimase irrisolta per molti anni.

Nel tempo, passando per l’adolescenza e la quasi “adultezza”, mi sono detta che ognuno intende l’amore a modo suo ovviamente, ma che se tra due persone, non si hanno gli stessi valori, nulla potrà durare più di qualche mese.

Una volta trovato mio marito, non mi sono più domandata nulla perché non ne avevo motivo.

Poi alle soglie dei 38 anni, arriva un programma televisivo che mi ributta nel vortice delle definizioni e che mi fa chiedere se il mio pensiero sia insensato – o solo passato di moda per questi tempi moderni.

Ma veniamo a noi: l’avete visto Matrimonio a prima vista Italia?

Se non avete idea di che cosa sia, è un programma in cui tre esperti (sessuologa, psicoterapeuta, sociologo), scelgono tre coppie, sulla base di affinità emerse da questionari e colloqui.

Lui e lei, si conoscono sull’altare e se dicono “Sì”, ufficialmente sposati, iniziano 5 settimane insieme tra luna di miele e convivenza, alla fine delle quali decideranno se rimanere insieme o divorziare.

Il programma si è concluso giovedì 10 maggio, con tre divorzi.

Buono eh???

Escludendo il fatto che i tre professionisti siano delle comparse e che abbiano formato le coppie con la tecnica dell’ambarabaccicciccoccò, “sti gggiovani d’oggi”, hanno idee fuori dagli schemi.

Senza stare ad enunciare le varie coppie (vi rimando alla mitica Lucarelli che ha scritto un articolo sganascevole che trovate qui ), faccio alcune considerazioni:

  1. Devo essere molto vecchia o aver avuto pochi ragazzi perché non ho “un tipo” di ragazzo. Ci sono stati quelli che mi piacevano e quelli che no.
    Ma se tu ti rivolgi ad un programma perché da sola non riesci a trovare l’anima gemella, non consideri l’ipotesi che il lui sia un po’ diverso dal solito?????? Tipo. Se te, ti prendi sempre un fondotinta che ti piace, ma ti dà allergia e il dermatologo te ne consiglia uno che non ti dà nessun fastidio, perché devi bugnare perché non è come il tuo?
  2. Se con una persona ci stai strabene, ma non ti attizza (termine scientifico della dottoressa Slinguazza), arrivederci, ok, è un tuo amico e fine. Ma te lo abbracci/sbaciucchi/carezzi, piangi/ridi/faigliocchiacuore?
  3. Se lui ti dice che non sei femminile, sei troppo mascolina, ti vuole vestita come a te non piace e se si incacchia ti prende a male parole, perché non gli tiri una testata nel naso????
  4. E infine, ci possono essere tutti gli specialisti dell’universo che mi uniscono a te, ma se tu, il giorno del matrimonio, al banchetto, quando ti conosco da 25 minuti e 13 secondi, mi dici di levare il grasso al prosciutto perché sennò ingrasso, io non chiedo il divorzio. Chiedo di tornare indietro nel tempo e inventare ed iscrivermi a MangiareSiPuòAprimaVista.

E così mi son detta: perché rimango così sconvolta? Per me, cos’è l’amore?

L’amore non è un tipo, non è un vestito, non è un modo di fare.

L’amore è uno sguardo che si illumina quando vedi il suo numero di cellulare. Anche dopo 15 anni.

what is love

 

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L’amore non si compra ad etti.

| amore, Senza categoria

L’altra sera mentre facevo zapping alla tv, sono rimasta appiccicata ad un film commedia recente, con attori noti che ti fanno venire voglia di sapere come va a finire, quando sei lì con il 95% del cervello che dorme e non riusciresti a seguire nulla di più impegnativo.

In soldoni la storia parla di una coppia sposata in crisi. Hanno un amico comune che gestisce un locale sexy e propone loro di giocare l’ultima carta per salvare il loro rapporto: fare i single per una sera e andare in una stanza completamente buia dove troveranno uno sconosciuto. I due accettano e dopo la serata si lasciano perché dopo aver trascorso due ore di sesso stupendo, capiscono che è finita. In realtà, senza saperlo, nella stanza c’erano loro due e quando lo scoprono decidono di tornare insieme perché appassionati ed innamorati.

Quindi tu vedi i titoli di coda con il sorrisino stampato in faccia pensando che alla fine l’amore trionfa sempre.

Mi alzo, vado in bagno e mentre mi lavo i denti mi si accende la lampadina e mi rendo conto di cosa stessi pensando veramente. E cioè allo squallore della situazione. Due sposati, si dicono stasera siamo single e spipazzano allegramente con quello che credono essere una/uno sconosciuta/o.

Vi rendete conto? Qui siamo così abituati a fare tutto con un clic che la società ci sta cominciando a dire che anche con i sentimenti si possa fare lo stesso.

Ma l’amore non si spegne con un clic ed il rispetto non si mette in pausa con “siamo single per una sera ” e poi lo riavvii. Manco se c’hai mysky.

L’amore si sgretola piano piano ed il rispetto se lo calpesti non lo recuperi più.

Ma purtroppo al giorno d’oggi in troppi pensano che la vita sia come Instagram o Facebook: se qualcosa non ti piace, clic, la cancelli.

Ma fortunatamente, quando ero piccola io, i social non esistevano e il nostro mondo esterno erano i cartoni animati. Oltre alla famiglia, imparavamo l’amore con il caro Walt Disney che ti insegnava che se ti comporti male fai una brutta fine e se sei buono troverai la felicità.

Non è sempre così è vero. Ma io ai miei figli voglio trasmettere proprio questo.

Che l’amore è volere il bene dell’altra persona. Perché l’amore senza rispetto non è amore. Facciamola finita di dire che uno si comporta come un essere schifoso, “però in fondo l’ama”.

Che l’amore non ha quantità.

L’amore è una nuvola, è qualcosa di impalpabile come il vento, che smuove le rocce e il mare.

L’amore fa le capriole, i salti mortali e la ruota.

L’amore è come un punto: senza dimensioni.

E soprattutto che l’amore non si compra:

“Scusi mi da’ un etto di amore?”

“E’ un po’ di più che faccio, lascio?”

“Sì sì, lasci pure.”

 

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