Il colmo dei consigli non richiesti

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lasagne

Qual è il colmo dei consigli non richiesti?
No, non è l’inizio di una barzelletta, ma la fastidiosa realtà.

Il colmo dei consigli non richiesti consiste nel fatto che le persone a noi care, con i loro consigli vorrebbero aiutarci ed invece provocano l’esatto contrario: ci mettono in difficoltà, minano la nostra autostima, generano in noi insicurezza.

Ma come mai nessunA (ebbene sì, al 99,9% sono donne), che sia la suocera, la nuora, la vicina di casa o la venditrice di campioncini gratuiti in farmacia, non riesce a stare zitta?

in realtà secondo me, il motivo che sta alla base di tutto ciò è nobile: poiché un neonato è totalmente dipendente, la natura ha fatto sì che fosse “programmato” per stimolare negli altri l’istinto di accudimento. Questo è il piano B della Natura: se la mamma non riuscisse a prendersi cura del bambino (pensiamo a tutti i paesi del mondo ed a tutte le epoche storiche), ci sarebbe tutto il resto delle persone che gravitano intorno a lei, che supplirebbero a questa mancanza.

Fino a pochi decenni fa, era comune che una neo famiglia abitasse con i genitori, andando ancora più indietro troviamo facilmente case abitate anche da zie ed altri parenti.

Quindi magari abitavamo insieme alla Zia Abelarda che ci diceva che stavamo viziando il nostro bambino – mortificandoci, però poi cucinava 678 pietanze a pasto perché ci vedeva sciupate.

Oggi invece ci telefona la Zia Sciantalll dal Centro Benessere e ci dice di farlo un po’ piangere ‘sto ragazzino e di andare con lei a farsi il semipermanente alle unghie. “Zia ma veramente sto allattando il bimbo…ed ho pure una fame boia!”… “Chiama Just Eat cara, che dopo mi tocca la piega”.

Ovviamente come mio solito sto estremizzando, ma secondo me il concetto è questo: SE MI DAI UN AIUTO PRATICO, PASSO SOPRA AL FATTO CHE STRAPARLI. Se invece ti fai i fatti tuoi e parli e basta, allora no.

Nella società di oggi, praticamente tutti i neo genitori abitano da soli e spesso il papà sta fuori tutto il giorno per lavoro. Tante nonne lavorano ancora, non si vive tutti vicini e sempre più giovani cambiano città per motivi lavorativi.
Ecco che allora gli aiuti pratici faticano ad arrivare, mentre una telefonata che genera dubbi e tristezza, si può sempre fare.

Facciamo un patto allora: se vuoi darmi qualche consiglio mi porti anche un piatto di lasagne. Masticherò a bocca aperta, mugugnerò dal piacere e sentirò la metà del tuo blaterale.

Non mi prendo abbastanza cura di me stessa? Ok vieni qui e ninni il bimbo quelle due ore e venti che mi servono per un bel bagno rilassante e una super dormita.

La casa è un disastro? Hai ragione, l’aspirapolvere è di là nel ripostiglio, comincia pure dal salotto.

Siete d’accordo?

Come metterlo in pratica? Ho scritto in precedenza articoli a riguardo, vi metto i link di seguito:

Per fare questo prima di tutto bisogna darsi il permesso di FARSI AIUTARE: https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/mamme-fatevi-aiutare/

E soprattutto NON essere le prime a DARCI delle COLPE:
https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/mamme-non-colpevolizzatevi/

Consideriamo infatti che ci troveremo sempre a che fare con persone che ci faranno sentire in colpa e che ci preannunciano futuri disastrosi come le mamme gufatrici:
https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/le-mamme-gufatrici/

E che non la smetteranno nemmeno quando aspetterete un altro bambino:
https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/eh-perche-lo-sente-tecniche-far-sentire-colpa-futura-bis-mamma/

La cosa più importante di tutte però, è quella di non fare la guerra tra di noi
( https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/combattiamo-il-bullismo-tra-mamme-mother-shaming/. ), perché noi mamme un giorno saremo suocere, nonne, vicine, conoscenti di… e se avremo imparato ad accettare pensieri ed esperienze diversi dal nostro –  oggi, potremo essere migliori domani.

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Il Natale ad Ottobre

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Quando ero piccola, le decorazioni e le pubblicità sul Natale cominciavano il primo DICEMBRE. Ricordo che aspettavo in gloria di scorgere qualche addobbo perché significava che le vacanze si stavano avvicinando.

C’erano 24 giorni per scrivere la letterina a Babbo Natale, aprire il calendario dell’Avvento, fare albero e Presepe, comprare i regali ed entrare in atmosfera Merry Christmas con tutte le scarpe.

Oggi no. Tutto si è moltiplicato per tre. ci sono tre mesi di tempo. Perché ad ottobre si trovano già pubblicità ed oggettistica Natalizia.

Risultato: non ci si capisce più un tubo. Zucche, teschi e gatti neri insieme a cappellini rossi dai pon pon bianchi, palline decorate e stelle comete. Entri in un negozio per comprare le luci a zucca ed esci con quelle ad abete.

Ne consegue che la gente mormori “La magia del Natale si è persa” quando invece è solo stata diluita in 90 giorni. Ma perché? Perché allungare così il brodo da farlo diventare sciapo?

Che poi parliamoci chiaro: l’albero si continua a fare a DICEMBRE, il calendario dell’avvento si apre dal primo DICEMBRE e prima di DICEMBRE cominciano a preparare i regali solo le zie e le nonne che confezionano sciarpe e conserve e che altrimenti non farebbero in tempo per il 25. Quindi tutti ‘sti vantaggi non li scorgo.

E poi, cari voi che lavorate nel marketing, ma ci pensate alle persone ansiose come me? Non siete mica furbi sapete? Perché se vedessi la prima pubblicità natalizia a DICEMBRE, sarei presa dell’angoscia più profonda e correrei a comprare regali a caso al grido di “panico e fuga“!

Ad ottobre no. Ad ottobre ho tutto il tempo di pensarepensarepensare. Posso eliminare qui due-tre ragali di troppo e cercare l’offerta più conveniente di un certo oggetto.

Quindi ripetete con me: “ottobre è il mese delle foglie secche, delle castagne e di Halloween, dicembre è il mese della neve, degli abeti e del NATALE. DU IU ANDERSTEND?????

Che sennò vi mando dagli Artigggiani della Qualità...con loro andreste d’accordo visto che anticipano sempre tutto.  Perché  per loro… finisce tutto QUESTA DOMENICA...pure il Natale!

 

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Piacere, sono la tua mamma

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L’altro giorno mi ha scritto una mamma:

La mia bimba ha 4 mesi ed io l’adoro, ma non potrò mai perdonarmi di non essermene innamorata follemente appena è nata. Me ne vergogno tantissimo, secondo te cosa c’è di sbagliato in me?

Avrei voluto che lo schermo del pc fosse un portale, tuffarmici dentro ed andarla ad abbracciare così forte da farle uscire subito tutta quell’angoscia, come quando strizzi le palline con lo slime dentro.

Sarei potuta essere io sette anni fa, quando avevo paura e non avevo ancora studiato le infinite declinazioni della maternità.

Quella di sette anni fa che si sentiva sbagliata, diversa, incapace. Quella che aveva fatto una caxxata perché non sapeva proprio fare a fare la mamma –  e se non la sai fare subito, non la saprai fare mai più.

Sette anni fa, quando poi  per caso, lessi che di sbagliato non c’era proprio niente. E piano piano feci pace con me stessa.

Ma non tutte le neomamme che provano quella paura, leggono quello di cui hanno bisogno o sono circondate da persone che dicano loro che va tutto bene. Spesso invece chiedono: “O come mai ti senti così?”.

Nell’immaginario collettivo infatti, il primo incontro di mamma e bebè deve essere magico. Ma non nel senso che tutto deve favorire la serenità della nascita, nel senso che come vedi tuo figlio devi diventare feliceebasta.

Si deve piangere di gioia, vedere la vita tinta di rosa, canticchiare come un usignolo anche se abbiamo le poppe dolenti, la pancia molle e senza sensibilità ed abbiamo dormito di fila solo per 15 minuti.

Non possono esistere sentimenti ambivalenti, qualcosa per cui non ci sentiamo serene, angoscia-paura-tristezza.

Perché finché ti lamenti di una gravidanza difficile o di un parto lungo e complicato okkei, ma poi basta.
Figlio fuori= problemi fuori. Come se nella placenta vivessero tutti i casini dell’universo e una volta tagliato il cordone diventassimo ottimiste come PollyAnna in un giorno particolarmente felice.
Hai tuo figlio lì con te, che vuoi di più?
What else? Per dirla alla George Clooney.
Ma noi non siamo macchinette del caffè e nostro figlio non è una cialda.

E l’amore a prima vista è uno dei tanti modi di innamorarsi.

A volte accade altre volte no.

Ma quando è no, è facilissimo cadere nel vortice dell’angoscia anche perché basta una sola persona a farci sentire in colpa e non ne bastano 100 a convincerci che vada tutto bene. E se non ne siamo convinte noi, arrivederci.
Quindi secondo me la cosa migliore sarebbe prevenire. Passare il messaggio che ogni cosa ha il suo tempo. E così come ogni bambino ha i suoi tempi per imparare a crescere, anche ogni mamma dovrebbe poterli avere.
Ma come fare per avvertire ogni futura mamma?

Io propongo di scriverlo direttamente nei test di gravidanza.
Le istruzioni le modificherei più o meno così:

Due lineette rosa = sei incinta. Va tutto bene sia che tu sia pazza di gioia o dilaniata dal terrore. Va bene oggi, va bene tra un mese e va bene pure quando nascerà il tuo bambino. Datti tempo mamma, non avere fretta, ascolta le tue emozioni. E mettiti tante porzioni di lasagne nel congelatore, fidati!

Che ne dite? Non sarebbe una grande ed utilissima figata?

E oltre a questo, voi spettatori “dell’incintezza” altrui, per favore non dite solo “Vedrai come sarà bello”, aggiungete “e pure un casino estremo ed in certi momenti ti sentirai un’idiota per non aver preso in considerazione l’idea di non avere figli! E’ normale tranquilla!“.

Perché se tutte lo avessero ben presente, non verrebbero colte dall’angoscia più cruda. Prenderebbero atto della situazione e basta.

E così tutte le mamme, indistintamente, potrebbero semplicemente dire “Piacere, sono la tua mamma” ed iniziare a scrivere la loro storia.

 

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Non aprite quella port(ier)a

| figli, Mamma Bradipa ironica, mamme, scuola, Senza categoria, settembre

“Una mamma arriva a scuola a prendere i figli, non appena apre lo sportello dell’auto per scendere a fare due chiacchiere con le sue amiche, il cielo si oscura, gli alberi si agitano, le temperature si abbassano e da quel momento assiste a racconti che faranno accapponare la pelle a lei ed a tutti gli spettatori! Appena uscito nelle sale, il thriller mozzafiato ambientato davanti ad una scuola: NON APRITE QUELLA PORTIERA.”

Eh sì, all’uscita di scuola possiamo essere travolte dall’ansia e dall’angoscia come se stessimo guardando un film dell’orrore,  semplicemente ascoltando i racconti delle nostre colleghe mamme.

Per capirci meglio, 20 minuti di chiacchiere fuori scuola ci danno una botta di adrenalina che Oblivion di Gardaland a confronto è una roba da cardiopatici.

Perchè quando ci siamo appena rilassate dopo aver finalmente finito di portare tutto il materiale necessario per l’inizio dell’anno scolastico, ecco che arrivano……………………………………..

……….LE ANSIE DA VIRUS.

Ce ne stiamo lì beate, ancora abbronzate – che ancora non vogliamo abbandonare le canotte e allora ci vestiamo multistrato tipo involtino primavera, che le sciarpette di cotone sono ancora in fondo al cesto dei panni da lavare da maggio scorso – e traaaaac! Eccola là che basta che una mamma pronunci le lettere V-I-R-U-S nella stessa frase che scatta il fuggi fuggi generale peggio di quando alla Conad annunciano “In apertura cassa 2”.

Da lì un’escalation psicofisica senza ritorno:

-Accusiamo malesseri improvvisi: a ben pensarci ci sentiamo leggermente pizzicare la gola, la pancia ci fa un po’ male,( ieri sera abbiamo mangiato la trippa in umido con i fagioli, ma no non può essere per quello) e cominciamo a sudare freddo.

-Recuperiamo la razionalità e ci buttiamo su un rassicurante sondaggio sugli integratori per le difese immunitarie, che non fa altro che mandarci in confusione dato che c’è chi prende “MaiTiAmmal” in farmacia, chi le erbe “ViaViaBatteri” in erboristeria, chi lo sciroppo di nonna Giosualda la cui ricetta viene trasmessa di generazione in generazione dal 1908.

-Una volta recuperati i bambini, con il cuore che batte all’impazzata, proviamo a condividere le nostre paure con altre mamme nella speranza che tutte ci dicano che no, questi Virus si sentono sempre nominare, ma poi nella realtà non colpiscono mai; ma con l’angoscia che a questo punto sale alle stelle, ascoltiamo invece un elenco infinito di bambini ammorbati, con raffreddori, virus gastrointestinali, febbri, sfoghi cutanei, mal di testa-spalla baby one two three.

-Dopo una notte insonne, la mattina dopo non appena siamo sole, iniziamo con la sterilizzazione a tappeto con tanto di apertura dell’armadietto delle armi pesanti;  con la stessa paura e determinazione di quando nei film  alzano il coperchietto sotto al quale si trova il pulsante dello sgancio missili, stacchiamo  la linguetta di protezione all’Amuchina. Iniziamo a sterilizzare tutti i mobili con quella spray, i pavimenti con quella liquida, l’aria con quella con il diffusore; per sicurezza la utilizziamo per una maschera per il viso, per i gargarismi e già che ci siamo pure per il bidet.

Ecco adesso siamo in pace, la paura è passata, ci sentiamo come quando nei film tutti “i buoni” si ritrovano e sono al sicuro. Allora ci buttiamo stremate sul nostro sterile divano, ma driiiiiin! Ecco che suona il telefono.

I protagonisti sono di nuovo in pericolo????

Sì!!!! Sul display appare il numero della scuola:

“Signora il bimbo sta male può venire a prenderlo????”

AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Ad ottobre al cinema a scuola.

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Seconda.

| scuola, scuola materna, Senza categoria, settembre

Seconda

Domani si ricomincia.

Seconda elementare, seconda asilo.

Per i bimbi, ma anche per me.

Che mi beo di questa calma della vigilia dopo il tornado emotivo della vigilia della prima.

Perché  per la maggior parte delle persone, la seconda volta è la seconda volta, punto e basta.

Per me invece, la seconda volta, è la prima volta senza ansia.

La seconda volta ha il sapore di confidenza, ma non di noia;

di entusiasmo consapevole,

di ritrovo.

La seconda volta l’ho sempre amata perché non dà mai nell’occhio; si muove con disinvoltura tra le prime volte osservate ed indicate da tutti.

La seconda volta è meglio anche rispetto alla terza volta:

“Non ho capito, me lo rispieghi?”;

“Mi dai ancora spaghetti?”;

“Posso ricominciare a suonare che non mi sentivo?”;

Una volta in più diventerebbe disdicevole, non trovate?

La seconda volta è la chiarezza di un sentimento, il consolidarsi di un’idea.

La seconda volta è imprevedibili novità: tutti se le aspettano solo dalla prima ed invece la seconda regala sempre qualche cos’altro.

La seconda volta è già memoria.

La seconda volta è sapere cosa significa.

Domattina ci saranno grembiuli nuovi, matite ben appuntate che sanno già cosa faranno, sorrisi o bronci del ri-torno.

Ed allora buona seconda bimbi, che sia intensa, felice e colorata, ancora più della prima.

Perché se la prima volta non si scorda mai,  la seconda volta si ricorda per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Le mamme in riva al mare

| estate, famiglia, Mamma Bradipa ironica, mamme, mamme al mare, Senza categoria

Che al mare senza fare il bagno non ci vado neanche, lo sapete già.

Quello che non sapete è lo spettacolo a cui ho la possibilità di assistere ogni giorno mentre sono in acqua:

Quello delle mamme in riva al mare.

Quando i bimbi sono molto piccoli, le mamme ovviamente devono essere fisicamente presenti per la sicurezza dei piccoletti, ma quando crescono, basta che siano a “tiro di voce e di sguardo“.

A seconda se l’acqua sia con o senza onde, i comportamenti cambiano:

Quando il mare è calmo, le mamme in riva al mare sembrano in fila dal panettiere: chiacchierano tra di loro con postura rilassata, gesticolano lentamente, possono ruotare la testa sia a destra che a sinistra, ma ogni 30-40 secondi, lo sguardo torna arzillo ed attento ai bambini, come  per alzare la mano al momento del loro turno per pane e focaccia.

In riva al mare, però, il loro turno arriva dopo taaaaanto, dopo un tempo infinito e imprecisato… più o meno  quando a Gigino, Marietto e Bettina si scolorisce il costume.

La faccenda si complica quando il mare è agitato.

In questo caso, le mamme si trasformano in allenatori di calcio a bordo campo:

– Corpo in modalità carboni ardenti, con piccoli spostamenti rapidi e scattosi;

– Testa dritta fissa sull’obiettivo;

– Occhi di fuori e vene del collo gonfie;

– Braccia che si muovono forsennatamente che intendono sempre le stesse quattro cose:

Riva al mare

Ma come fanno le mamme a sapere dove DEVONO stare i bambini?

Lo sanno grazie ad i poteri a loro conferiti in seguito a gravidanza-parto-notti insonni, per i quali possono vedere a distanza il fondo del mare, comprendere in anticipo l’altezza delle onde e quantificare la forza della corrente immergendo un solo alluce.

Hanno un sistema precisissimo, frutto di calcoli arditissimi, per vedere anche a lunga distanza la linea invisibile al di lá della quale i bambini non possono andare; quella che cioè delimita “vicino” da “lontano” .

Oltre a questo, vige la legge non scritta che Marietto and friends devono stare precisamente davanti alla loro mamma. Devono essere PERPENDICOLARI. Hanno solo il permesso di spostarsi a destra ed a sinistra all’interno del campo visivo che ha mami senza muovere la testa.

L’uscita dall’acqua, ovviamente, avviene col cartellino rosso, dopo due ammonizioni.

Care mamme fuoridall’acqua, volevo però chiedervi una cosa che non posso sapere guardandovi: ma oltre ad assomigliare ad allenatori di calcio, vi pagano pure uguale?!?!?!

P.s. in quel caso potrei rinunciare al bagno in mare (ogni tanto).

P.s.2 sì nelle foto sopra sono in camera e non in riva al mare…quando perderò anche l’ultimo briciolo di dignità sarete i primi a saperlo ♥

 

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Diritto alla fatica

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

 

Se non sei mamma, vai in palestra e puoi lamentarti della stanchezza, del mal di schiena, dell’acido lattico;
Fai il cambio di stagione e puoi lamentarti di come sia noioso, faticoso, impegnativo;
Studi e puoi lamentarti degli occhi rossi, del mal di testa, del fatto che vorresti avere più tempo per fare altro.

Sei mamma e non puoi lamentarti di nulla. Persino se tocchi il letto con tutte gli stati d’animo e i dolori scritti sopra.

Perché Mamma è bello,

Mamma è un privilegio,

Mamma è la felicità pura.

E questo pare significhi che non possiamo essere stanche. E se invece lo siamo ce ne dobbiamo vergognare.

Perché devi arrivare a sera col sorriso smagliante, le punte tirate e la pancia in dentro, come una ginnasta che aspetta la votazione dei giudici.

Perché non è ammesso che la maternità comporti stanchezza e fatica.

Se sei nervosa, “sei instabile”;

Se sei triste, “Sei depressa”;

Se sei arrabbiata, “sei senza pazienza”;

E nessuno invece ti dice “Sei stanca cara? ok, raccontami tutto”.

Possiamo essere le mamme più felici del mondo, ma abbiamo diritto a dire che siamo stanche, stressate e affaticate. Non c’è niente di sbagliato.

#dirittoallafatica

 

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Però Bing non vale

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Chi mi conosce sa che a parte quando gli ormoni del pre ciclo si impossessano di me, sono un esemplare piuttosto mansueto.

Sì ci sono cose che mi danno fastidio, tipo chi in auto non mette la freccia per girare, chi mi dice “vedrai, poi me lo saprai ridire” come se fossi una scema non pensante – o chi mi chiama quando sto per trangugiare il primo boccone del pranzo. Ma un attimo di nervoso, qualche frase brontolata stile Muttley delle “Corse pazze” – e poi passa tutto.

Ma da poco, ho scoperto una cosa che non solo mi fa innervosire, ma che giorno dopo giorno sta minando la mia autostima genitoriale!!!!

Avete mai visto Bing? Se la vostra risposta è no, vi prego non iniziate a farlo.

Perché Bing, altro non è che Ring* camuffato – e dopo 7 giorni che l’hai visto, la tua autostima genitoriale muore.

Se ve lo racconto però, non credo succeda niente quindi procedo:

Allora, c’è questo coniglio nero, macrocefalo, come di moda nei cartoni attuali, che rappresenta un bambino di 3-4 anni di etá, odioso. Lo so, non si dicono queste cose dei bambini, ma tanto lui è un coniglio e quindi sticazzi. In ogni puntata non ascolta quello che gli dice il suo “tutore” Flop (sì ho guardato la trama su wikipedia) e gli succede qualche piccolo problema. Allora piagnucola (odiosamente), ma Flop lo consola e nel giro di 3,4 secondi è lì che se la ride a crepapelle. Piccolo particolare, ‘sto Flop è un essere a forma di pupazzo alto la metà di Bing che si prende tranquillamente cura del coniglio per tutto il giorno; non si arrabbia mai, non urla mai e usa tutte quelle frasi corrette che noi genitori non riusciamo mai ad usare tipo “presta attenzione” anziché “così cadi e ti sfracelli e poi si va al pronto soccorso e poi i punti e poi piangi e poi non dire che non ti avevo avvertitoooooooooo…………..!”pronunciata a tonalità crescente fino agli ultrasuoni.

Bing

Ora tu lo guardi un giorno e ok, due – e va bene, ma dopo sette giorni ragazzi, prenoti una terapia sul sostegno genitoriale per i prossimi 24 anni.

Perché tu, che ti senti una Dea perché sono 2 giorni che non scleri con i tuoi figli, perché non hai fatto harakiri durante i compiti del primogenito e sei riuscita a far andare la piccoletta all’asilo senza farle versare nemmeno una lacrima, improvvisamente ti senti una cacca.

Perché hai due bambini molto meno irritanti di Bing, sei alta il doppio di loro, non hai un nome di merxx, ma nonostante ció perdi spesso la pazienza, cambi tonalità di voce alla velocità della luce, e se i bimbi piangono, prima di una risata, ci vuole un bel po’.

Ora io dico, si parla tanto del sostegno alle mamme, del fatto che nessuna è sbagliata e che tutte siamo sufficientemente buone –  e poi? Poi ci sparate ‘sto cartone che passa il concetto che prendersi cura di un bambino è così facile che pure un pupazzo vivente che non ha nemmeno le dita può farlo senza arrabbiarsi e senza problemi? Ennò!

Negli anni ’80 c’erano i cartoni tragici: bambini orfani abbandonati alle matrigne, pallavoliste che si allenavano con le catene ai polsi, fratellini che cadevano nei burroni…erano esageratamente tremendi, ma di buono c’era che producevano “l’effetto Masini“: erano così sfigati, che sia i bimbi che le mamme, guardandoli, amavano ogni giorno di più la loro vita!

Non dico di tornare a quei livelli un tantino estremi, ma fate un cartone realistico in cui ci sono genitori che umanamente si arrabbiano, sbagliano, ma poi chiedono scusa e tutto si sistema!

Perché non so voi, ma io di famiglie di maiali, di supereroi dalle varie fattezze e di cani parlanti, mi sarei un po’ rotta le scatole.

P.s. Ma esiste una mamma che dica “presta attenzione”?

P.s.2 Sono nel pre ciclo.

 

*”The Ring” film del 2002 in cui se si guarda una videocassetta, dopo 7 giorni si muore.

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Combattiamo il bullismo tra mamme (mother shaming)

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E’ vero, a volte le critiche sull’educazione dei nostri figli che ci fanno più male, vengono dalle persone che non hanno bambini e che si permettono di giudicare senza aver mai provato una giornata scandita da 6273827 “mammaaaaaa?!”, 263728 piegamenti per raccogliere i giocattoli, o 27578282 cambiamenti di pannolini con tanto di 27273 straripamenti di cacca giallognola.

Però c’è anche chi è mamma, sa che una giornata con dei bambini può essere meravigliosa e complicatissima allo stesso tempo, che si può passare dalla gioia più sfrenata ed emozionata allo sgomento più angosciante nel giro di 0,7 secondi – eppure, giudica.

Così un po’ a caso. Come quando sei dalla zia Esmeralda che ti fa vedere Forum a volume 127 e ti diletti a sparare sentenze.

Voi, Santi Licheri de nojartre, calma. Ma più che calma, rinnovamento. Perché sta roba che parlate sempre di allattamento, nanna, autonomia ecc ecc avrebbe anche un po’ rotto.

E Loretta che dá troppa tetta,
Mariella troppo biberon e tettarella,
“Ginetta, sai la figlia di Pinuccio? Uh mamma mia troppo troppo ciuccio! ”
Eh ma Patrizia, a farla dormire nel lettone poi lo vizia!
E però Manola povera bimba la tiene nella culla da sola!

E poi se svezzi tradizionale sei antica, se fai autosvezzamento una pazza.
“Nido? Uh brava gli fa benissimo!”
“Nido? Madre degenere che l’hai fatto a fare un figlio?!”

Allora facciamo una cosa…contattiamo le mommy blogger famose…diciamo loro che questi argomenti son passati di moda… Se proprio è cool il cibo e il nutrimento, parliamo di quello dell’anima…che ne dite per esempio di musica?!?!?! E allora vai liti a colpi di cantanti italiani, “Il meglio è Mengoni!” ,”Noooo devi fargli ascoltare Elisa!” ,”Suvvia Jovanotti è un poeta moderno!” E poi al grido di w il bilinguismo vai di Bon Jovi, Mariah Carey, Bruce Springsteen.                                        Qualcuna dice che se gli fai ascoltare solo Baglioni e De Gregori sei antica, se punti su Beyoncè imparerà a parlare muovendo mani e fianchi senza sosta, o se metterai Masini, crescerà depresso.

Soliti giudizi, solito farsi gli affari delle altre, ma comunque, se dovesse esserci del Rancore, sarebbe solo quello che ha cantato con Daniele Silvestri a SanRemo.

Poi ad un certo punto qualcuna chiamerebbe in causa i Queen, tutte sarebbero d’accordo e tutte le mamme del mondo vivrebbero per sempre felici e contente.

Scherzi a parte, in attesa che l’animo delle più infervorate si plachi, date retta alla Regina (Queen…battutona!) dell’ansia da prestazione e del desiderio di compiacere gli altri:

Contattate le vostre emozioni, parlate con i vostri compagni e fate ciò che è meglio per la vostra famiglia.

E fate sì che dei giudizi facili e non costruttivi, non ve ne importi un fico secco.

Mother shaming

P.S. per sapere cosa si intende per mother Shaming, leggete qui 

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L’influenza e la Fabbrica di Cioccolato

| Mamma Bradipa ironica

Febbraio era iniziato ormai da una settimana, io sentivo il rumore dei passi della primavera che si era messa in cammino e trascorrevo le mie giornate con l’animo posseduto un po’ da Heidi, un po’ da Julie Andrews in Tutti insieme Appassionatamente un po’ da Pollyanna,

Mentre saltellavo nelle praterie della mia mente, sbadabam!!!!!!!!!! Una terribile testata in un palo piantato in mezzo ad un prato.

Attaccato al palo c’era un cartello e sul cartello, una scritta allarmante: INFLUENZA.

E così in 4 giorni ci siamo ammalati tutti. Circa 10 giorni trascorsi nel lettone come la famiglia de “la fabbrica di cioccolato”.

la fabbrica di cioccolato

La giornata era ritmata da attività esilaranti quali “il giro del termometro”, in cui vinceva chi aveva la temperatura più alta ed il premio ovviamente, erano scatole e scatole di paracetamolo. Sul comodino stanziava un blocchetto con le nostre iniziali e accanto gli orari dell’ultima somministrazione di medicinali e quando ci guardavamo lì, tutti insieme doloranti, ci chiedevamo “Ci riprenderemo mai?????”

Fortunatamente, seppur con fatica, l’abbiamo fatto.

Ma a parte tornare a sentire il profumo dell’aria aperta, non mi sarei mai immaginata, che “aver passato l’influenza” mi avesse potuto appartenenza sociale come la squadra del cuore o il fan club del cantante preferito.

E invece sono già parecchie volte che quando si parla dell’argomento, vengo avvolta da un abbraccio di supporto morale che si snoda in tre fasi:

  • Lo stupore: ogni volta che mi trovo in un negozio oppure davanti a scuola e dico “Influe…” subito almeno tre – quattro persone diventano mie amiche, sanciamo un patto di sangue e mi intestano la seconda casa in collina;
  • La compassione : Quando arrivo alla parte in cui tutti e 4 eravamo contemporaneamente malati, un coro di stupore misto a pena si leva unanime e passando mi danno una pacca di conforto sulla spalla;
  • la gufata :Dopo tutto il racconto dall’incubazione alla guarigione, arriva la terribile gufata: “dai dai vedrai che ora per due o tre anni non la prendete!”

Arghhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh aiutoooooooooooo ferro ferro ferroooooooooo!

E a voi come è andata quest’anno???

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