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Post Partum e angoscia

| famiglia, mamme, post partum

Care Mamme,

Contrariamente alla mia super esplicitata pigrizia, da piccola volevo avere 17 figli. Da buona organizzata, programmatica e ignorante sulla indecisionabilità dei tratti estetici, avevo già scelto per tutti, non solo il nome, ma anche il colore di occhi e capelli.

Ho sempre giocato “a mamme”. E ho smesso solo quando ho cominciato a desiderare di esserlo per davvero.

Per me, essere mamma, è sempre stato al primo posto. Anche a 19 anni, quando scelsi l’università che mi permetteva di fare una professione che potevo gestirmi da sola, ovviamente per seguire i bambini.

Nel frattempo, avevo aggiustato un po’ il tiro e quando decidemmo di metter su famiglia, ero scesa a quota tre.

Ho avuto una gravidanza meravigliosa, seppur con lo spauracchio del parto, che temevo fin da quando mi avevano spiegato come nascono i bambini. Stavo benissimo, ero felice e non vedevo l’ora di coccolare quel batuffolino che alloggiava temporaneamente dentro me.

Poi nacque. Del parto neanche me ne accorsi si può dire. E per me il più era fatto. Ora avevo davanti a me giorni, mesi, anni di felicità, di messa in atto di tutto quello che sognavo da anni e su cui mi sentivo preparatissima.

Ma non fu subito così.

Proprio io che non avevo mai pensato ad altro, mi sentivo in una terra straniera senza dizionario.

Io che sognavo di metterlo a dormire nel lettone ogni volta che piangeva, mi ritrovai un bambino che amava dormire a stella e solo.

Io che immaginavo di dover rassicurare mio marito, su quanto lo amassi, nonostante l’arrivo del bambino, mi sorpresi gelosa delle attenzioni che lui dedicava al figlio. Perché io, non riuscivo a provare per quel piccino (col senno di poi, lo credevo solamente), quell’amore che leggevo negli occhi del suo papà.

Io che mi immaginavo realizzata e felice, ero sopraffatta dagli ormoni, e per un bel po’, quando mio marito tornava da lavoro, gli affidavo quel fagottino caldo e morbido e scoppiavo in un pianto impetuoso.

Io che mi immaginavo preparatissima e naturalissima nel seguire la sua crescita, mi ritrovai circondata da post-it con gli orari dell’ultima poppata, dell’ultima pesata e ogni sera andavo a dormire con l’angoscia di non sapere per quante ore avrei potuto farlo, stretta nella morsa del non sapere e del non poter programmare.

Non ne parlavo con nessuno se non con marito e mamma, perché a distanza di tempo, posso dire che mi sentissi un’imbranata inutile che non sarebbe mai stata in grado di accudire un bambino.

Ricordo ancora con il gelo nel sangue, che non percepivo lo scorrere del tempo. Per me sarebbe stato sempre così: pianti, mangia, pianti, dorme, sereno per dieci minuti, popò, poi pianti per sonno e via così.

Ma per fortuna, il tempo scorre e i bambini cambiano. Le mamme cambiano.

E sbocciai.

Ricordo che la notte mi svegliavo con il cuore che batteva fortissimo perché ero emozionata da come amassi mio figlio. Da come me ne fossi innamorata piano piano.

Ho pensato che magari ci sono tante neomamme che si sentono contente per metà e l’altra metà in colpa ed infelici.

E allora non fate come me, parlate-parlate-parlate, non sentitevi diverse. Perché quando mi decisi a confidarmi con una mia amica, scoprii che anche per lei l’inizio era stato un bel casino.

Così magari, prima di quanto sia successo a me, vi sveglierete di notte col cuore in gola per tutto l’amore che provate.

P.s.: Con la seconda figlia non avevo aspettative caratteriali ed è stata tutta discesa.

P.s.2: Sono scesa a quota due!!!!

 

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Mamme fatevi aiutare!

| famiglia, mamme, stirare

Care Mamme,

oggi una mia amica mi ha dato lo spunto per questo articolo. Le mamme e gli aiuti dei parenti e degli amici. Nello specifico le mamme che non si fanno aiutare da parenti ed amici.

So che starete sogghignando pensando che sicuramente non è un problema che mi affligge. Bravissime, indovinato. Ho una laurea ad honorem in “già che ci sei potresti mica…?”

E visto che sono anche parecchio imbranata, induco anche tenerezza.

Per intenderci, sono al limite del farmi aiutare dalle vecchiette a portare la spesa in auto.

E quindi mi sento in diritto di parlare a quelle mamme che o fanno tutto da sole o niente. Che non si fanno aiutare se viene loro proposto e che nemmeno chiedono.

Fin da quando sono incinte, abituate a cavarsela sempre da sole, pretendono di fare lo stesso. Le riconosci perché sono delle specie di balene fuori dall’acqua che arrancano con 67 borse della spesa o con gli altri due figli in braccio e che sono sempre fosforescenti in viso, dai continui sforzi sovrumani.

Quando nasce il bambino, continuano imperterrite sulla loro strada. Anche se la notte dormono un’ora e l’indomani devono fare 63274528 commissioni o faccende.

A quel punto le riconosci perché hanno gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca ed al primo contatto sociale scatenano l’inferno.

Care ragazze superautosufficienti mi rivolgo a voi, date retta a bradipuccia vostra: chiamate qualcuno! E non per farvi spupazzare il pupo appena nutrito e cambiato, insomma nell’unica ora (se avete culo) della giornata in cui sembra finto. Troppo facile! Andate a dormire con lui così non vi sveglierete con le orecchie stile Dumbo per quanto avrete dilatato il timpano per percepire il minimo vagito. E prima di andare in camera mi raccomando, lasciate una bella cucina coi piatti di due giorni nel lavello e una montagna di panni da stirare.

 

No?! Vi torna male?

Poi ve lo rinfacciano?! Poi fate la figura delle imbranate?! I figli li hanno tutte e bla bla bla?!

MA CHI SE NE FREGAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!

Una domanda: cosa vincete se fate tutto da sole?! Perché vi assicuro che al massimo potete ambire ad una fornitura a vita di “giramentoDiPalle24h”.

Non pronunciate le parole “Per favore potresti…” perché temete che il vostro salotto ruoti su se stesso, si trasformi un uno studio televisivo ed un grandissimo dito luminoso spunti dall’alto e vi indichi? O avete paura che se dite “Sì” ad una proposta di aiuto, vi registrino e vi cambino contratto di luce e gas a tradimento?

Perché poi, dopo che i parenti se ne saranno andati, sarete voi che con le occhiaie fino alle ginocchia dovrete guardare il bimbo, fare la cucina e stirare. Che culo! C’avete guadagnato!

Dai su. Finite di leggere queste righe e poi prendete il cellulare e componete il numero di mamma/ suocera/zia/amica e dite testuali parole:
“Ciao sono …, ti volevo chiedere: uno di questi giorni potresti venire a darmi una mano?”

Ok? Tutto d’un fiato eh?! Mi raccomando!

 

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Divanati: le mamme e le serie tv

| famiglia, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

Non c’è cosa più desiderata, che starmene alla televisione divanata!

Dopo questa parentesi poetica…. voi che tipo di mamme siete nei confronti delle serie tv? Ho pensato a queste tipologie, suggeritene altre!

La “O se piagne o niente“. Quella che guarda solo serie romantiche o tristi; struggenti, da singhiozzo. Il Top sono gli amori da favola che finiscono tragicamente, seguiti da bambini ed animali che soffrono. Un po’ alla Bridget Jones, mangia gelato dal barattolo e consuma milioni di clinex.

La “avida di sangue” . Quella che ogni zombie, mutante schifoso, vampiro, mostro, serial killer è suo. Che se non c’è un po’ di sangue ogni 7 secondi, è roba da poppanti.

La “Ndo cojo cojo“.  Si siede sul divano, mette un canale a caso e va bene così. Da Grey’s Anatomy a The Walking Dead è uguale. Tendenzialmente non gliene frega una mazza della tv e la guarda giusto per occupare il tempo tra la cena e l’andare a dormire.

La “fedelissima“. Quella che guarda sempre le stesse serie da anni. Anche se sono 10, 20, 37! Se tutti gli attori della prima stagione non ci sono più, se la città dove è ambientata è cambiata e pure se cambiano il titolo. Nulla. Per fargliele abbandonare va sedata con un dardo soporifero da orso.

La “genia” da ultima puntata. Questa è di solito amica di una fedelissima. E si ritrova suo malgrado a guardare le ultime puntate di qualche serie cult. E capisce tutto. Capisce più della fedelissima che ha guardato 123 puntate.

Infine vorrei farvi notare che anche Sky sta consigliando la filosofia bradipa!  Con lo spot #divanati su Fox Life.

Come minimo voglio una percentuale :-p

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Bambini: omologare per non etichettare??? Meglio la filosofia bradipa

| bambini, educazione, famiglia, mamme, scuola, Senza categoria

Care Mamme,

Oggi sono polemica. Con nessuno in particolare, più che altro con la società attuale che in nome del non etichettare, sta rendendo tutti incasellati ed omologati. Ma è giusto omologare per non etichettare????

Al di là delle battute, credo che un po’ di filosofia bradipa farebbe bene a tutti. Cioè mettere un po’ da parte tutta questa fretta di far imparare, crescere, diventare autonomi e soprattutto tutti uguali. Lasciare invece fare al tempo, rispettare le fasi delle persone, in particolare dei bambini.

Tutto questo incazzamento nasce da un episodio che mi ha raccontato l’altro giorno una mia amica: sua figlia settenne, è innamorata della danza, ma per sua sfortuna non è affatto portata.

” La Ceci non ce la vedo per niente come ballerina eh?! Piuttosto una tipa da scarpe coi tacchetti che con le punte, ma si diverte così tanto che chi se ne frega!”

L’insegnante invece le ha detto che forse sarebbe meglio avvicinarla ad altre discipline perché non le sembra portata.

E allora mi sono messa a pensare a quando ero piccola io.

E in tutti gli sport o giochi di gruppo cui partecipavo, c’era sempre il più bravo, il più scarso, il più sfaticato. Nessuno ci vedeva niente di male. Ora no, in nome del fatto che non si deve giudicare, dobbiamo essere tutti uguali.

Ma porca vacca, a sette anni, se ti piace ballare, devi aver diritto di farlo. E a meno che tu non sia un’insegnante di una scuola di danza che vuole coltivare solo ballerini professionisti, non fai un discorso del genere. Lasci che la bambina se ne renda conto da sola…se non si sente una ballerina o se le piace talmente tanto, che lotterà più di altre per diventarlo.

E poi ho pensato alla scuola di oggi.

Non entro nel merito di situazioni seriamente e veramente critiche.

Parlo di bambini che si discostano dalla media per qualche piccola difficoltà o per  qualche caratteristica caratteriale. Adesso al minimo “pio” si corre da psicologi e company.

Sono psicologa, quindi non ho nessun pregiudizio verso la categoria. Ma quando queste figure professionali non servono, mi incazzo come una scimmia. Perché i bambini hanno diritto di crescere e di misurarsi con le loro peculiarità e non di sentirsi diversi perché non sono uguali agli altri.

Le diversità vanno riconosciute e rispettate.

E invece spesso, si pensa solo a “fornire gli strumenti” per non possederle più.

Ma questo non significa dare opportunità, significa vestirsi da idealisti, quando si è invece intolleranti.

Perché dare la possibilità ad un bambino di essere com’è e di decidere da solo cosa vuole cambiare in se stesso, è lo strumento migliore che si possa fornirgli.

Perché quando ero piccola mi dicevano che ero timida. E nessuno ha mai pensato di cercare di farmi diventare estroversa. Ero così. Ero così come chi era agitato, spilungone, cicciotto, preciso, mammone (ah io ero anche quello!), permaloso, geniale. Le classi erano belle ed allegre anche per questo.

Ma oggi, “il mondo è bello perché è vario”, non vale più.

Perché si è passati da un estremo all’altro:

Sessant’anni fa, se leggevi troppo lentamente o non riuscivi a scrivere velocemente e senza errori, ti davano un calcio nel sedere e via a lavorare.

Oggi, se non sai leggere bene o scrivere bene, non si concepisce nemmeno che il bambino abbia bisogno di più tempo (sie tempooo! Ignazio ha già sei anni e 125 giorni! Giosuè ha sei anni e 124 giorni ed è bravissimo) o che non sia portato; che farà un po’ più di fatica in italiano, ma cacchio a matematica va come un siluro (e Giosuè mica tanto, ma è nella media quindi nulla da dire).

No bisogna subito “rimediare”. E se il bimbo in questione è a disagio a causa della sua difficoltà ecc ecc è ovvio che si faccia bene.

Ma se Ignazio è felice e tranquillo, magari orgoglioso di come sia bravo in matematica, oggigiorno si rischia di farlo sentire “meno qualcosa”, sottolineandogli una diversità che non reputava assolutamente un problema.

Perché sessant’anni fa è vero, ti davano un calcio nel sedere, ma trent’anni fa, se leggevi e scrivevi lentamente, la maestra ti aspettava. E stop.

 

 

 

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Il cervello delle mamme…altro che delfini!

| mamme

Care Mamme,

 

dite la verità..quando la sera i bambini si addormentano, noi mamme veniamo invase da un’onda di benessere…per alcune rilassante da bolla al naso, per altre energizzante.

Se fate parte della prima categoria, buonanotte e sogni d’oro.

Se appartenete alla seconda, e vi chiedete il perché di tutta questa energia, ve lo spiego io:

perché i delfini ci fanno un baffo.

Loro dormono con mezzo cervello alla volta, ma noi ci viviamo. Metà per noi e metà per nostro figlio. E se di figli ne abbiamo due, il nostro cervello è diviso in tre parti.

Perché mentre stiamo cucinando, contemporaneamente controlliamo che la cena non si bruci, che il figlio più grande non si rompa una gamba facendo salti da super eroe dal divano e che la piccola non afferri gli ingredienti che abbiamo lasciato un po’ troppo vicino al bordo del piano di lavoro mentre richiamavamo il fratello.

Mentre andiamo in bagno, oltre alla notevole concentrazione che ci serve in quei momenti, dobbiamo fermare la piccola dall’inondare il bagno aprendo il rubinetto del bidet e supplicare il grande di stare zitto almeno un minutino.

Mentre facciamo una telefonata importante, magari al pediatra, dobbiamo concentrarci nel raccontargli la sequenza di sintomi e medicine somministrate e con voce sempre tranquilla e neutra, fare gesti inconsulti al grande che ci insegue di stanza in stanza per chiederci cose di incommensurabile urgenza e afferrare la piccola che sta tentando acrobazie poco raccomandabili.

Quando mangiamo, suvvia avete capito, quando trangugiamo manciate di cibo in tre secondi, dobbiamo riuscire a non strozzarci, a convincere il grande che anche se ha finito, si sta a tavola e si chiacchiera e pulire la quantità immensa di cibo che piccola, che vuole mangiare da sola, riesce in pochi istanti a cospargersi ovunque.

Capite bene, che quando tutti dormono e ci riappropriamo del nostro cervello tutto intero, ci sentiamo così pimpanti, che riusciamo perfino a vedere un film intero senza addormentarci.
Vebbè dai, quasi tutto.

 

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La “Mammamnesia”

| amnesia, famiglia, Mamma Bradipa ironica, Mamma Bradipa polemica, Mamma bradipa suggerisce, Mamma Bradipa tenera, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

a volte mi capita, quando sistemo dopo cena mentre il Marito pensa ai bambini, di ritrovare cose in giro che avevo usato alle otto di mattina… Cioè più di 12 ore prima. Ogni volta, ancor prima che me lo facciano notare gli altri membri della famiglia, mi dico “Giulia cavolo, ma da stamani possibile tu non abbia avuto tempo? Sei veramente una disordinata-svogliata-bradipona bestiale!”

Non appena partorisco questo pensiero, premo il tasto Rewind del mio cervello e in un attimo, a super velocità, ripercorro tutta la giornata all’indietro e allora scopro che lascio tutto a metà, non per pigrizia, ma per amnesia. Nello specifico la “mammamnesia”, quella che colpisce la maggior parte delle mamme con bambini in età prescolare.

Ma facciamo un esempio pratico:

Per colazione Giacomo mangia quasi sempre pane e marmellata. Ecco che ieri sera, alle 21:00 vedo, lì abbandonato nell’angolo del piano della cucina, il barattolo di marmellata aperto, con il coltello ancora dentro.

Ogni volta mi stupisco di come sia possibile.

Ma poi ripenso alla giornata trascorsa e….

ore 8:00 Giacomo: “Mamma mi fai un panino con la marmellata?”

Vado in cucina.

Nel momento in cui sto spalmando il pane,  sento Aurora che piange e quindi utilizzando il coltello a mo’ di cazzuola, finisco il panino e lo “lancio” a Giacomo.

Corro in camera dalla piccola che stava cercando di chiudere una scatolina col suo ditino nel mezzo…

G.:”Mamma ho fatto cadere la marmellataaaaa mi dai uno tovagliolo che non riesco a prenderloooo”

Corro in sala.

A.:”Mamma neniiiii mamma quettooooo”

Io:”Aurora un attimo dò uno tovagliolo a tuo fratello”

Corro in camera.

G.”Mamma ho finito l’acqua me la riempi per favoreeee”

Corro in sala.

Sento Patapupin pum patatannnn!

Corro in camera.

Tiro su la scatola rovesciata dalla piccola

G.”Mammaaaaa ho un problema vieniiiiiiii”

Corro in sala.

Io:”Giacomo dimmi!”

G.:”Ehm non me lo ricordo!”

A.:”Mammaaaa popo’!”

Cambio la piccola, poi dobbiamo uscire e chi ripassa dalla cucina?!

Torniamo a casa.

 

Io: “A lavarsi le maniiiii, Aurora vieni che ti cambiooooo, Giacomo ti sei lavato le maniiiiii?!”…

Appoggio pane, latte e company sul piano da cucina e la marmellata viene nascosta…Apparecchio, mangiamo, nuova popo’ della piccola, addormenta la piccola, Giacomo vuole montare le costruzioni, sparecchia, (veloce perché vanno montate le costruzioni e aggiungendo ancora roba a coprire la marmellata), monta le costruzioni, carica la lavapiatti, non appena premi “On” ed ecco che sarebbe proprio il momento di sistemare il piano di lavoro, si sveglia Aurora, merenda per entrambi, spazza, raccogli i 8465930 giochi e giochini in terra, ah un po’ di tv (per loro eh!), prepara la cena che siccome viene fatta con cinquemila interruzioni, prepari facendoti spazio “spingendo più in là” quello che c’è nel mezzo, un po’ come quando nei film, devono estrarre un proiettile da un ferito grave e si fanno spazio sul tavolo…arriva il Marito, mangiamo, giochiamo e tatannnnnn! Sono le 21:00.

Ed ecco che la povera marmellata ha finalmente l’attenzione che si merita.

Minuto di silenzio e rispetto per la marmellata.

E per mia mamma, che la prepara con amore ogni estate con 5000°.

E a voi capita mai niente del genere???

 

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Art Bradipattack! Cornicette coi bastoncini dei ghiaccioli

| famiglia, mamme, mamme e primavera, Senza categoria

Oggi inauguro la rubrica di Art Bradipattack, cioè di tutti quei lavoretti fai da te, da fare con i bambini, e quindi fai con loro,che sono facilissimi da fare e soprattutto non richiedono troppa pazienza, abilità o precisione (dopo un minuto mi monterebbe il nervoso); anzi, più sono impiastricciati e meglio è perché potremo un domani, ricordarci di come erano piccoli i nostri figli e imbranate noi (per quanto mi riguarda lo sarò anche tra dieci anni, ma nel frattempo mi piace autoilludermi!)

 

Oggi parlerò di cornici.

Per chi non lo sapesse ancora, sono una maniaca delle foto. Anzi, una maniaca di quelle molto gravi.

Tanto per farvi capire, ad un anno e pochi mesi, Nocciolina diceva “cheese” ogni volta che mi vedeva col cellulare in mano.

Per fortuna che ora c’è il digitale sennò ero diventata povera da tempo e soprattutto, sarei stata denunciata per stalking dal fotografo.

Risvolto della medaglia, ne stampo pochissime.

Ogni tanto però mi prende voglia di vedermele lì subito, ed allora, anche se non vengono perfette, me  le stampo su carta comune e le uso per qualche lavoretto come biglietti di auguri o simili.

Siccome ho un marito che mangia un ghiacciolo al giorno 365 giorni l’anno, una sera ho pensato, io intanto li metto da parte…non vuoi mai…

E tatannnnnn! Bradipmucciaccia è scattata!

Ffffffffffffatto???????? Ah no, aspettate! Non abbiamo ancora cominciato…

Materiali:

  • Un marito che è maniaco dei ghiaccioli come la moglie delle foto.  Una quarantina di stecchini dei ghiaccioli
  • Tempere+pennelli o pennarelli
  • Foto stampate o foto digitali+stampante+carta
  • Cccccccolla vinilica (Cit.Mucciaccia)
  • Bambini vogliosi di impiastricciare, mamma vogliosa di scazzare e di non pensare a fare le cose “Per bene”.

Procedura:

  • Tingere gli stecchini, fare tingere altre 9845693790187509,999999 cose ai bambini in attesa che gli stecchini siano abbastanza asciutti (o aspettare il giorno dopo per continuare);

  • Incollarli come preferite: a quadrato, a rettangolo, a forme inventate;
  • Ritagliare le foto e incollarle agli stecchini
  • Decidere dove posizionare le cornicette (parte più difficile!)

E allora Buon Divertimento e alla prossima!

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Allattamento: sono fatti miei!

| allattamento, educazione, mamme, Senza categoria

Care Mamme ,

oggi vi faccio un indovinello:

qual è la domanda più gettonata che viene fatta da una persona di sesso femminile, ad una mamma con un lattante, subito dopo “che bello, come si chiama? Quanto tempo ha suo figlio?”

La domanda che ti fanno tutte: la vicina di casa, la tua ex professoressa delle medie, la cassiera del supermercato e perfino qualche perfetta sconosciuta?

La domanda alla quale non appena hai risposto ti rimane un senso di “machecacchioglienefrega” addosso?

LO ALLATTI TUUUUUUUUUUUU?????!!!!!!!!!!!!!!!!

 

E io proprio non ci arrivo a capire cosa cavolo gliene frega alla gente. Spiegatemelo se voi lo sapete.

Di quale informazione si arricchiscono e ricercano con tanta bramosia!

Solo io li considero fatti miei? Solo a me sembra una cosa privata?

Come se ti fermassero per la strada e ti chiedessero “Scusi ma lei è regolare o stitica?”

E non parlo di parenti, amici o conoscenti stretti, con cui una chiacchiera tira l’altra (e magari di cacca ne parliamo per davvero!)

Dico persone che ti salutano solo per educazione, ma con cui da anni non spiccichi parola o che addirittura proprio non conosci.

Per esempio una di quelle donnine tra i 70 e gli 80, impiccione e una via di mezzo tra “che sagoma” e “come me la spiccico di dosso questa”. Concentratevi. Ognuno di noi ne incontra periodicamente almeno una.

“Dio lo benedica, che guanciotte, lo allatta lei?”

Oppure le coetanee che ti hanno un po’ sulle palle. Tu e loro vi dicevate al massimo “ciao” con sorriso fintissimo. Poi partorisci ed allora si allungano automaticamente le “o” del Ciao che ti costringono per lo meno a fermarti.

“Ciao bella, ti vedo bene! Che bel bimbo! Ma quanto ha! L’allatti tu?”

Ma per lo meno, a queste due tipologie, di solito non gliene frega granché della tua risposta. Hanno proprio questa sfrenata curiosità punto e basta. Forse hanno una lista di persone a cui l’hanno chiesto e a 1000 vincono una trapunta matrimoniale o una trousse di trucchi.

La peggior categoria però è formata da quelle che gliene frega eccome.

Che pendono dalle tue labbra, per scattare con il commento appena tu pronunci la “S” di Sì o la “N” di No.

E se dici sì, il 90% delle volte te la cavi con un “Brava brava è il nettare degli Dei” (E comunque son fatti miei anche se approvi).

Ma se dici no. Se dici no!!!!!!!!!!!! Allora arrivano gli sguardi compassionevoli o punitivi e le frasi più o meno stronze: “No dai perché?” “Uh mi dispiaceeeee!” “No ma devi insistere!

Insomma, io dopo più di cinque anni, ancora non ho capito perché la gente lo chieda, ma su cosa sarebbe meglio rispondere, un’idea me la sono fatta e tiro in ballo addirittura Raz Degan!

Ve la ricordate quella famosa pubblicità?!

 

 

 

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Non dorme e non mangia? Spesso non è colpa nostra!

| educazione, mamme, Senza categoria

Care Mamme,

Le persone giudicano. Le mamme giudicano. Prima di tutto se stesse.

E quando il loro bambino ha qualche comportamento che si discosta dal “BuonissimoBravissimoEducatissimo“, vanno in paranoia. E se non ci vanno da sole, ce le mandano le altre mamme che giudicano.

Io, Pigra e Fortunata, ho notato che a volte, per quanto uno si impegni, non c’è nulla da fare…

Ci sono mamme che hanno letto libri sulla nanna da quando hanno scoperto di essere incinte. Anzi, ingannavano l’attesa del risultato, leggendo un libro sulla nanna. Hanno 78589 cd di musiche rilassanti per bambini, da quelle strumentali, a quelle cantate, quelle africane, quelle islandesi, pure quelle sarde. Hanno fatto 5 corsi di massaggio neonatale rilassante, studiato le proprietà degli oli essenziali per facilitare il sonno e hanno provato ogni cosa per far dormire il proprio bambino. Ma soprattutto per dormire loro. Addormentarlo in braccio ninnandolo, saltellando, saltellando su una gamba sola. Nella culla, nel lettino, nel lettone. A luce accesa, luce bassa, a luce spenta. Con la mamma, con il papà, con mamma e papà insieme, con i nonni, gli zii e tutto l’albero genealogico.

Ma il bambino non dorme.

O dorme poco, o dorme a intervalli, o dorme agitato, o dorme con i piedi puntati nella tua schiena o solo i giorni dispari o solo quelli pari.

 

Ci sono mamme che girano le varie nazioni per avere frutta e verdura sempre di stagione, che le verdure solo dell’orto del nonno, che la frutta solo del frutteto di Mario, l’amico di nonno. Che si buttano in mare ed arpionano i pesci per averli sempre freschissimi. Che fanno la pasta fatta in casa, con la farina comprata direttamente al Mulino di Maurizio (Amico di Mario, l’amico di nonno). Che comprano solo cose con scritto “Bio“, “Bio super Bio“, “No guarda Bio come il mio nessuno” e che sanno talmente tante ricette bilanciate, sane ed appetitose, che se incontrassero i giudici di Masterchef, offrirebbero loro di condurre “Masterchef NewBorn”.

Ma il bambino non mangia.

O mangia solo “schifezze” o solo cose di un certo colore, o alcuni giorni non si sazia neanche con un bue con pure le corna e altri,  si nutre solo assaggiando minuscoli bocconcini.

 

Ci sono mamme che non dicono una parolaccia dal 2003, che chiedono scusa anche alla sedia su cui si sono sfracellate il mignolino del piede sinistro, che si sa, si premiano i comportamenti positivi e non si puniscono quelli negativi, che non urlano mai, che sono sempre sorridenti, gentili, pacate. Che in casa tutto è studiato per stimolare l’autonomia, l’educazione e i buoni sentimenti. Che la Montessori la chiamano amichevolmente “La Mary”.

Ma il bambino è una iena.

Non ha regole, urla, picchia, si rotola,si arrampica, sputa. Sarà autonomo? Macché.  Ma non vuole nemmeno farsi aiutare.

 

Care mamme,  la prossima volta che qualcuno vi giudica per il comportamento del vostro bambino, non vi fate il sangue marcio. Non è colpa vostra, ma del DNA! Per gli amici anche detto CULO.

P.s. le cose miglioreranno eh!

P.s.2 Veramente miglioreranno! Daje!

 

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