Mamma Bradipa ironica

Non aprite quella port(ier)a

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“Una mamma arriva a scuola a prendere i figli, non appena apre lo sportello dell’auto per scendere a fare due chiacchiere con le sue amiche, il cielo si oscura, gli alberi si agitano, le temperature si abbassano e da quel momento assiste a racconti che faranno accapponare la pelle a lei ed a tutti gli spettatori! Appena uscito nelle sale, il thriller mozzafiato ambientato davanti ad una scuola: NON APRITE QUELLA PORTIERA.”

Eh sì, all’uscita di scuola possiamo essere travolte dall’ansia e dall’angoscia come se stessimo guardando un film dell’orrore,  semplicemente ascoltando i racconti delle nostre colleghe mamme.

Per capirci meglio, 20 minuti di chiacchiere fuori scuola ci danno una botta di adrenalina che Oblivion di Gardaland a confronto è una roba da cardiopatici.

Perchè quando ci siamo appena rilassate dopo aver finalmente finito di portare tutto il materiale necessario per l’inizio dell’anno scolastico, ecco che arrivano……………………………………..

……….LE ANSIE DA VIRUS.

Ce ne stiamo lì beate, ancora abbronzate – che ancora non vogliamo abbandonare le canotte e allora ci vestiamo multistrato tipo involtino primavera, che le sciarpette di cotone sono ancora in fondo al cesto dei panni da lavare da maggio scorso – e traaaaac! Eccola là che basta che una mamma pronunci le lettere V-I-R-U-S nella stessa frase che scatta il fuggi fuggi generale peggio di quando alla Conad annunciano “In apertura cassa 2”.

Da lì un’escalation psicofisica senza ritorno:

-Accusiamo malesseri improvvisi: a ben pensarci ci sentiamo leggermente pizzicare la gola, la pancia ci fa un po’ male,( ieri sera abbiamo mangiato la trippa in umido con i fagioli, ma no non può essere per quello) e cominciamo a sudare freddo.

-Recuperiamo la razionalità e ci buttiamo su un rassicurante sondaggio sugli integratori per le difese immunitarie, che non fa altro che mandarci in confusione dato che c’è chi prende “MaiTiAmmal” in farmacia, chi le erbe “ViaViaBatteri” in erboristeria, chi lo sciroppo di nonna Giosualda la cui ricetta viene trasmessa di generazione in generazione dal 1908.

-Una volta recuperati i bambini, con il cuore che batte all’impazzata, proviamo a condividere le nostre paure con altre mamme nella speranza che tutte ci dicano che no, questi Virus si sentono sempre nominare, ma poi nella realtà non colpiscono mai; ma con l’angoscia che a questo punto sale alle stelle, ascoltiamo invece un elenco infinito di bambini ammorbati, con raffreddori, virus gastrointestinali, febbri, sfoghi cutanei, mal di testa-spalla baby one two three.

-Dopo una notte insonne, la mattina dopo non appena siamo sole, iniziamo con la sterilizzazione a tappeto con tanto di apertura dell’armadietto delle armi pesanti;  con la stessa paura e determinazione di quando nei film  alzano il coperchietto sotto al quale si trova il pulsante dello sgancio missili, stacchiamo  la linguetta di protezione all’Amuchina. Iniziamo a sterilizzare tutti i mobili con quella spray, i pavimenti con quella liquida, l’aria con quella con il diffusore; per sicurezza la utilizziamo per una maschera per il viso, per i gargarismi e già che ci siamo pure per il bidet.

Ecco adesso siamo in pace, la paura è passata, ci sentiamo come quando nei film tutti “i buoni” si ritrovano e sono al sicuro. Allora ci buttiamo stremate sul nostro sterile divano, ma driiiiiin! Ecco che suona il telefono.

I protagonisti sono di nuovo in pericolo????

Sì!!!! Sul display appare il numero della scuola:

“Signora il bimbo sta male può venire a prenderlo????”

AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!

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Ad ottobre al cinema a scuola.

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Le mamme in riva al mare

| estate, famiglia, Mamma Bradipa ironica, mamme, mamme al mare, Senza categoria

Che al mare senza fare il bagno non ci vado neanche, lo sapete già.

Quello che non sapete è lo spettacolo a cui ho la possibilità di assistere ogni giorno mentre sono in acqua:

Quello delle mamme in riva al mare.

Quando i bimbi sono molto piccoli, le mamme ovviamente devono essere fisicamente presenti per la sicurezza dei piccoletti, ma quando crescono, basta che siano a “tiro di voce e di sguardo“.

A seconda se l’acqua sia con o senza onde, i comportamenti cambiano:

Quando il mare è calmo, le mamme in riva al mare sembrano in fila dal panettiere: chiacchierano tra di loro con postura rilassata, gesticolano lentamente, possono ruotare la testa sia a destra che a sinistra, ma ogni 30-40 secondi, lo sguardo torna arzillo ed attento ai bambini, come  per alzare la mano al momento del loro turno per pane e focaccia.

In riva al mare, però, il loro turno arriva dopo taaaaanto, dopo un tempo infinito e imprecisato… più o meno  quando a Gigino, Marietto e Bettina si scolorisce il costume.

La faccenda si complica quando il mare è agitato.

In questo caso, le mamme si trasformano in allenatori di calcio a bordo campo:

– Corpo in modalità carboni ardenti, con piccoli spostamenti rapidi e scattosi;

– Testa dritta fissa sull’obiettivo;

– Occhi di fuori e vene del collo gonfie;

– Braccia che si muovono forsennatamente che intendono sempre le stesse quattro cose:

Riva al mare

Ma come fanno le mamme a sapere dove DEVONO stare i bambini?

Lo sanno grazie ad i poteri a loro conferiti in seguito a gravidanza-parto-notti insonni, per i quali possono vedere a distanza il fondo del mare, comprendere in anticipo l’altezza delle onde e quantificare la forza della corrente immergendo un solo alluce.

Hanno un sistema precisissimo, frutto di calcoli arditissimi, per vedere anche a lunga distanza la linea invisibile al di lá della quale i bambini non possono andare; quella che cioè delimita “vicino” da “lontano” .

Oltre a questo, vige la legge non scritta che Marietto and friends devono stare precisamente davanti alla loro mamma. Devono essere PERPENDICOLARI. Hanno solo il permesso di spostarsi a destra ed a sinistra all’interno del campo visivo che ha mami senza muovere la testa.

L’uscita dall’acqua, ovviamente, avviene col cartellino rosso, dopo due ammonizioni.

Care mamme fuoridall’acqua, volevo però chiedervi una cosa che non posso sapere guardandovi: ma oltre ad assomigliare ad allenatori di calcio, vi pagano pure uguale?!?!?!

P.s. in quel caso potrei rinunciare al bagno in mare (ogni tanto).

P.s.2 sì nelle foto sopra sono in camera e non in riva al mare…quando perderò anche l’ultimo briciolo di dignità sarete i primi a saperlo ♥

 

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Però Bing non vale

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Chi mi conosce sa che a parte quando gli ormoni del pre ciclo si impossessano di me, sono un esemplare piuttosto mansueto.

Sì ci sono cose che mi danno fastidio, tipo chi in auto non mette la freccia per girare, chi mi dice “vedrai, poi me lo saprai ridire” come se fossi una scema non pensante – o chi mi chiama quando sto per trangugiare il primo boccone del pranzo. Ma un attimo di nervoso, qualche frase brontolata stile Muttley delle “Corse pazze” – e poi passa tutto.

Ma da poco, ho scoperto una cosa che non solo mi fa innervosire, ma che giorno dopo giorno sta minando la mia autostima genitoriale!!!!

Avete mai visto Bing? Se la vostra risposta è no, vi prego non iniziate a farlo.

Perché Bing, altro non è che Ring* camuffato – e dopo 7 giorni che l’hai visto, la tua autostima genitoriale muore.

Se ve lo racconto però, non credo succeda niente quindi procedo:

Allora, c’è questo coniglio nero, macrocefalo, come di moda nei cartoni attuali, che rappresenta un bambino di 3-4 anni di etá, odioso. Lo so, non si dicono queste cose dei bambini, ma tanto lui è un coniglio e quindi sticazzi. In ogni puntata non ascolta quello che gli dice il suo “tutore” Flop (sì ho guardato la trama su wikipedia) e gli succede qualche piccolo problema. Allora piagnucola (odiosamente), ma Flop lo consola e nel giro di 3,4 secondi è lì che se la ride a crepapelle. Piccolo particolare, ‘sto Flop è un essere a forma di pupazzo alto la metà di Bing che si prende tranquillamente cura del coniglio per tutto il giorno; non si arrabbia mai, non urla mai e usa tutte quelle frasi corrette che noi genitori non riusciamo mai ad usare tipo “presta attenzione” anziché “così cadi e ti sfracelli e poi si va al pronto soccorso e poi i punti e poi piangi e poi non dire che non ti avevo avvertitoooooooooo…………..!”pronunciata a tonalità crescente fino agli ultrasuoni.

Bing

Ora tu lo guardi un giorno e ok, due – e va bene, ma dopo sette giorni ragazzi, prenoti una terapia sul sostegno genitoriale per i prossimi 24 anni.

Perché tu, che ti senti una Dea perché sono 2 giorni che non scleri con i tuoi figli, perché non hai fatto harakiri durante i compiti del primogenito e sei riuscita a far andare la piccoletta all’asilo senza farle versare nemmeno una lacrima, improvvisamente ti senti una cacca.

Perché hai due bambini molto meno irritanti di Bing, sei alta il doppio di loro, non hai un nome di merxx, ma nonostante ció perdi spesso la pazienza, cambi tonalità di voce alla velocità della luce, e se i bimbi piangono, prima di una risata, ci vuole un bel po’.

Ora io dico, si parla tanto del sostegno alle mamme, del fatto che nessuna è sbagliata e che tutte siamo sufficientemente buone –  e poi? Poi ci sparate ‘sto cartone che passa il concetto che prendersi cura di un bambino è così facile che pure un pupazzo vivente che non ha nemmeno le dita può farlo senza arrabbiarsi e senza problemi? Ennò!

Negli anni ’80 c’erano i cartoni tragici: bambini orfani abbandonati alle matrigne, pallavoliste che si allenavano con le catene ai polsi, fratellini che cadevano nei burroni…erano esageratamente tremendi, ma di buono c’era che producevano “l’effetto Masini“: erano così sfigati, che sia i bimbi che le mamme, guardandoli, amavano ogni giorno di più la loro vita!

Non dico di tornare a quei livelli un tantino estremi, ma fate un cartone realistico in cui ci sono genitori che umanamente si arrabbiano, sbagliano, ma poi chiedono scusa e tutto si sistema!

Perché non so voi, ma io di famiglie di maiali, di supereroi dalle varie fattezze e di cani parlanti, mi sarei un po’ rotta le scatole.

P.s. Ma esiste una mamma che dica “presta attenzione”?

P.s.2 Sono nel pre ciclo.

 

*”The Ring” film del 2002 in cui se si guarda una videocassetta, dopo 7 giorni si muore.

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Combattiamo il bullismo tra mamme (mother shaming)

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E’ vero, a volte le critiche sull’educazione dei nostri figli che ci fanno più male, vengono dalle persone che non hanno bambini e che si permettono di giudicare senza aver mai provato una giornata scandita da 6273827 “mammaaaaaa?!”, 263728 piegamenti per raccogliere i giocattoli, o 27578282 cambiamenti di pannolini con tanto di 27273 straripamenti di cacca giallognola.

Però c’è anche chi è mamma, sa che una giornata con dei bambini può essere meravigliosa e complicatissima allo stesso tempo, che si può passare dalla gioia più sfrenata ed emozionata allo sgomento più angosciante nel giro di 0,7 secondi – eppure, giudica.

Così un po’ a caso. Come quando sei dalla zia Esmeralda che ti fa vedere Forum a volume 127 e ti diletti a sparare sentenze.

Voi, Santi Licheri de nojartre, calma. Ma più che calma, rinnovamento. Perché sta roba che parlate sempre di allattamento, nanna, autonomia ecc ecc avrebbe anche un po’ rotto.

E Loretta che dá troppa tetta,
Mariella troppo biberon e tettarella,
“Ginetta, sai la figlia di Pinuccio? Uh mamma mia troppo troppo ciuccio! ”
Eh ma Patrizia, a farla dormire nel lettone poi lo vizia!
E però Manola povera bimba la tiene nella culla da sola!

E poi se svezzi tradizionale sei antica, se fai autosvezzamento una pazza.
“Nido? Uh brava gli fa benissimo!”
“Nido? Madre degenere che l’hai fatto a fare un figlio?!”

Allora facciamo una cosa…contattiamo le mommy blogger famose…diciamo loro che questi argomenti son passati di moda… Se proprio è cool il cibo e il nutrimento, parliamo di quello dell’anima…che ne dite per esempio di musica?!?!?! E allora vai liti a colpi di cantanti italiani, “Il meglio è Mengoni!” ,”Noooo devi fargli ascoltare Elisa!” ,”Suvvia Jovanotti è un poeta moderno!” E poi al grido di w il bilinguismo vai di Bon Jovi, Mariah Carey, Bruce Springsteen.                                        Qualcuna dice che se gli fai ascoltare solo Baglioni e De Gregori sei antica, se punti su Beyoncè imparerà a parlare muovendo mani e fianchi senza sosta, o se metterai Masini, crescerà depresso.

Soliti giudizi, solito farsi gli affari delle altre, ma comunque, se dovesse esserci del Rancore, sarebbe solo quello che ha cantato con Daniele Silvestri a SanRemo.

Poi ad un certo punto qualcuna chiamerebbe in causa i Queen, tutte sarebbero d’accordo e tutte le mamme del mondo vivrebbero per sempre felici e contente.

Scherzi a parte, in attesa che l’animo delle più infervorate si plachi, date retta alla Regina (Queen…battutona!) dell’ansia da prestazione e del desiderio di compiacere gli altri:

Contattate le vostre emozioni, parlate con i vostri compagni e fate ciò che è meglio per la vostra famiglia.

E fate sì che dei giudizi facili e non costruttivi, non ve ne importi un fico secco.

Mother shaming

P.S. per sapere cosa si intende per mother Shaming, leggete qui 

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L’influenza e la Fabbrica di Cioccolato

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Febbraio era iniziato ormai da una settimana, io sentivo il rumore dei passi della primavera che si era messa in cammino e trascorrevo le mie giornate con l’animo posseduto un po’ da Heidi, un po’ da Julie Andrews in Tutti insieme Appassionatamente un po’ da Pollyanna,

Mentre saltellavo nelle praterie della mia mente, sbadabam!!!!!!!!!! Una terribile testata in un palo piantato in mezzo ad un prato.

Attaccato al palo c’era un cartello e sul cartello, una scritta allarmante: INFLUENZA.

E così in 4 giorni ci siamo ammalati tutti. Circa 10 giorni trascorsi nel lettone come la famiglia de “la fabbrica di cioccolato”.

la fabbrica di cioccolato

La giornata era ritmata da attività esilaranti quali “il giro del termometro”, in cui vinceva chi aveva la temperatura più alta ed il premio ovviamente, erano scatole e scatole di paracetamolo. Sul comodino stanziava un blocchetto con le nostre iniziali e accanto gli orari dell’ultima somministrazione di medicinali e quando ci guardavamo lì, tutti insieme doloranti, ci chiedevamo “Ci riprenderemo mai?????”

Fortunatamente, seppur con fatica, l’abbiamo fatto.

Ma a parte tornare a sentire il profumo dell’aria aperta, non mi sarei mai immaginata, che “aver passato l’influenza” mi avesse potuto appartenenza sociale come la squadra del cuore o il fan club del cantante preferito.

E invece sono già parecchie volte che quando si parla dell’argomento, vengo avvolta da un abbraccio di supporto morale che si snoda in tre fasi:

  • Lo stupore: ogni volta che mi trovo in un negozio oppure davanti a scuola e dico “Influe…” subito almeno tre – quattro persone diventano mie amiche, sanciamo un patto di sangue e mi intestano la seconda casa in collina;
  • La compassione : Quando arrivo alla parte in cui tutti e 4 eravamo contemporaneamente malati, un coro di stupore misto a pena si leva unanime e passando mi danno una pacca di conforto sulla spalla;
  • la gufata :Dopo tutto il racconto dall’incubazione alla guarigione, arriva la terribile gufata: “dai dai vedrai che ora per due o tre anni non la prendete!”

Arghhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh aiutoooooooooooo ferro ferro ferroooooooooo!

E a voi come è andata quest’anno???

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Raccolta firme di protesta per i regali di Natale

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Cari genitori di bambini dai 3 anni in su,

oggi mi rivolgo a voi. A voi che avete trascorso il pomeriggio del 25 e del 26 a montare i giochi che Babbo Natale ha portato ai vostri figli.

Lo so che avete affrontato tre fasi:

  • la gioia nel vedere la felicità dei propri bambini e la totale ignoranza di ciò che vi aspetta;
  • la tensione sempre più consistente e insistente, mentre vi rendete conto dell’effettiva complessità del montaggio accompagnata dal logorante dubbio di riuscire a farcela;
  • l’incazzatura/rompimento di palle intergalattico, puntualizzato da imprecazioni che cancellano qualsiasi sacralità natalizia.

Quindi so che  sarete d’accordo con me nel fare una raccolta di firme per protestare circa la chiarezza delle istruzioni dei giochi, la difficoltà di montaggio, l’odiosità degli adesivi, la megagalatticità dei playset e l’impalpabilità degli accessori.

  1. La chiarezza delle istruzioni. Oggigiorno, con l’avvento della tecnologia intuitiva, anche le istruzioni non sono volute rimanere indietro ed hanno abbandonato la banalità delle parole. Perciò sono costituite dalle illustrazioni delle parti del gioco da montare, spesso in bianco e nero così da rendere piena di suspance l’intera avventura, la sequenza di montaggio indicata da numeri giganti, qualche freccia tirata qua e là e ciao. Montalo.
  2. La difficoltà di montaggio. Cari produttori di giocattoli, accanto agli anni che indicano l’età indicata per il gioco, siete pregati di indicare anche quelli che ne servono di formazione ingegneristica, elettronica, meccanica e via dicendo, per riuscire a montarli.Perché già uno si è svegliato alle 6 del mattino a causa dell’entusiasmo dei figli, già si è scofanato chili di cibo, già ha un mal di testa abissale – non ci vogliamo mica mettere il pianto di Gennarino perché papà non riesce a montare i 546389 pezzi del gioco???
  3. Gli adesivi. Gli addetti alla produzione degli adesivi dei giocattoli, devono essere persone che hanno sofferto da piccoli e che per questo odiano il prossimo. Perché altrimenti non si spiega come mai ogni volta c’è un lembo non pretagliato che ti rende lo “spiccicamento” arduissimo, poi se un micro lembo si appiccica erroneamente, rimane attaccato come se tu li avessi saldati con la super saldatrice saldantissima, poi quando finalmente li tieni saldi tra i polpastrelli, scopri che vanno messi nelle posizioni più assurde, roba che bisognerebbe avere le manine di un bambino di un anno con la manualità di un prestigiatore. Ah e se non bastasse, anche per scoprire dove vanno attaccati, c’è da divertirsi:con i mitici numerini microscopici. Ammettiamo che la mela sia indicata col numero 34, poi tu devi trovare il 34 nella famosa fotocopia delle istruzioni che ti dovrebbe far capire il posto nel giocattolo. Peccato che dopo 9 o 10 volte che hai accoppiato i numeri, sei talmente rintronato che te li mangi e fingi che la confezione sia difettata.
  4. La megagalatticità dei playset. Quando ho saputo di aspettare un maschietto, la mia mente è volata subito a pensare alla mastodonticità di certi giochi, alla complessità di certe combinazioni, ed ero gasatissima. Poi ho dovuto scontrarmi con l’impenetrabilità della materia. Con la possibilità di dover mettere una libreria sul balcone per far spazio a MEGA SUPER FIGO GALATTICO XXXXXXL COSMIC PLAYSET.
  5. L’impalpabilità degli accessori.Quando ho saputo di aspettare una bambina, la mia mente è volata subito a pensare ai bellissimi e deliziosissimi giochi di bambole e bamboline. Poi mi sono imbattuta negli accessori. E non biberon e pettinini, no. Aggeggini minuscoli che si confondono con le briciole, che finiscono nei commenti delle mattonelle e che si mimetizzano così bene, che tu camaleonte scansate proprio. Quelli che suscitano crisi interminabili se non si trova la fibbia della cintura di Asdrubalina o la scarpa di Ughetto.

Siete d’accordo? ho dimenticato qualcosa? Casomai scrivetemi che la raccolta firme poi, vorrei mandarla a Babbo Natale per fargli capire che qualcosa non quadra. Perché ci ho riflettuto bene, gli elfi mica son capaci di costruire quelle robe lì, ci scommetto!

Quindi da dove vengono tutti i giochi?

Dobbiamo avvertirlo che qualcuno sta cercando di rubargli il lavoro!!!

Siete con me?!?!?!?!?!?!?!?!?!

P.s. Da questa descrizione è esclusa la famosissima marca di costruzioni che è così chiara da riuscire pure a me!

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Il Natale a scuola con un figlio e con due figli

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Buongiorno mamme!

Come sono i vostri rapporti con la scuola nel periodo natalizio? Pieni di entusiasmo o pieni di stress? E soprattutto: siete coinvolte con un bimbo o con due?                        Perché le cose cambiano….

LA RIUNIONE A SCUOLA

Figlio unico:                                              Quando alla riunione di settembre, le maestre annunciano lo spettacolino di Natale, sul tuo viso ancora abbronzato, si forma un leggero sorriso misto di orgoglio e curiosità.

Due figli:                                                    Quando alla riunione di settembre, le maestre annunciano lo spettacolino di Natale, sul tuo viso ancora abbronzato, si forma una leggera smorfia mista di “speriamo che i due spettacolini non siano lo stesso giorno alla stessa ora ” e “stavolta mi metto in prima fila cascasse il mondo”. Oppure sei alla riunione dell’ altro figlio e quando tutto verrà scritto sul resoconto della rappresentante nella chat di classe, sarà ormai tarda sera, starai dormendo sul divano a bocca aperta e con sottofondo una puntata dei Robinson. La mattina troverai 98 notifiche di “grazie, gentilissima!”, “Ma si sa già la data?”, “quanto durera?” – e tu non capirai assolutamente nulla.

I VESTITI PER LO SPETTACOLINO

Verso metà novembre, le maestre annunciano i vestiti da indossare per lo spettacolino. Solitamente una maglia rossa o bianca e dei jeans…

Figlio unico:                                              Cavolo i jeans li ha celesti e blu, serviranno mica azzurri classici? Ma sì, gliene compro un altro paio.                                            Maglia? Non ha nessuna delle due! Compriamole entrambe che poi magari una non gli dona, oppure la bruci a stirarla, oppure qualcuno non ce l’ha e gliela presti, oppure…insomma ne compri due.

Due figli:                                                           Nel tuo cervello, non appena in un negozio compare la scritta “collezione autunno- inverno”,  si innesca il riflesso Pavloviano che ti fa comprare in automatico una maglia rossa e una bianca ciascuno. Quella bianca non devi usarla MAI perchè sennò a dicembre è grigina schifosina. I jeans vanno bene di qualsiasi nuance di blu. Han detto jeans, non hanno dato la palette con il numero della tonalità.

IL CALENDARIO

Figlio unico:                                                        A dicembre, ti diletti a scrivere con le penne colorate gli impegni scolastici dell’unicogenito…azzardi anche il disegno di una nota musicale nel giorno delle canzoni, forbici e colla per il laboratorio, fuochi d’artificio per l’ultimo giorno di scuola.

Due figli:                                                               Il mese di dicembre sembra uno di quei giochini enigmistici in cui un simpatico gattino deve capire quale filo arrivi al suo gomitolo: un casino di frecce, scritte piccolissime, sigle azzardate. Trovi per esempio MSC e per un secondo pensi che stai per partire per una crociera, ripiombando poco dopo nella consapevolezza del vero significato:  Mercatino Scuola Cesare.

IL MERCATINO

Figlio unico:                                          Preparare qualcosa che sarà venduto, ti mette un’ansia sovrumana. Ci vorrà qualcosa di natalizio o che va bene tutto l’anno? Qualcosa da mangiare o no? Lo compro o lo creo? Arrivi con super stress a dicembre e ti ritrovi a portare un poutpourri creato da te che profuma di gelsomino e colla vinilica.

Due figli:                                                         Cioè doppio lavoro. Doppio tempo da investire. Doppio investimento economico. Quindi da luglio, cominci a conservare tutto il conservabile, rischiando di tenere anche i coperchi degli yogurt perché in effetti è un alluminio tondo e di un bello spessore, ma la muffa che trovi dopo una settimana ti fa desistere. Tutto per proporre il meravigliosissimo riciclo creativo, altrimenti detto “che acciderbolina ci potrei fare con sta roba?”

 

L’ANSIA

Figlio unico:                                              Dunque quella per il mercatino l”abbiamo detta. Poi c’è quella che non suoni la sveglia il giorno dello spettacolino, che un meteorite ti impedisca di raggiungere la scuola, che il bimbo pianga, che TU pianga o che tu NON pianga.

Due figli:                                                          Con il secondo figlio si ha meno ansia. Tranne che a Natale. A Natale raddoppia. La sveglia è ancora prima e quindi oltre a non suonare, potresti spegnerla e riaddormentarti senza nemmeno accorgertene. Doppi viaggi a scuola, doppia possibilità di meteorite. Le canzoni del grande sono ad un orario, le canzoni del piccolo ad un altro. Ma almeno sul pianto, puoi star tranquilla per il grande! Ennò perché la giornata storta ci sta per tutti e finché non ha finito, non sei tranquilla. E ti senti schizofrenica mentre guardi con orgoglio il tuo bimbo grande che calca le scene con la naturalezza di un attore navigato e la tenerezza struggente mentre osservi  il piccolo incerto e intimorito alla sua prima esperienza.

 

In ogni caso, tra un lavoretto, una corsa, una lacrima e una sudata, anche quest’anno arriverà la sera dello spettacolino fatto, dei lavoretti per il mercatino consegnati e del cellulare pieno zeppo di bellissimi DOPPI ricordi…

Buon Natale a tutti!

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Le persone ed il vostro test positivo: tipologie di reazioni

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test positivo

Panzone! Oggi mi rivolgo a voi!

Quando si aspetta un bambino, le persone che ci circondano influenzano molto il nostro umore…con i loro comportamenti, con i loro discorsi…con le reazioni nei confronti dei nostri pensieri e delle nostre decisioni.

Tutto parte da subito! Appena si annuncia la dolce attesa!

A quante persone avete detto che aspettavate un bambino? Cosa vi hanno risposto?

Il mondo è bello perché è vario, ma un po’ tutte noi, non appena due lineette rosa compaiono su in test, veniamo a contatto con gli stessi tipi di reazioni alla nostra “incintezza”.

Io ad esempio, nelle mie due gravidanze, ne ho incontrati 5:

Le drammatiche chi non trova le Zia Assuntina di turno? “Oddio incintaaaaaaaaaaa oddio speriamo vada tutto bene eh?, se ne sente tante!!!!! Speriamo che ti dorma eh perchè il primo anno io non ho dormito, ah cmq la vita sociale scordatela eh, e il latte! speriamo tu abbia il latte che sennò! via tanti auguri eh speriamo in bene.”
Ma se invece che dir loro che eravate incinte dicevate che vi eravate rotte una gamba che vi avrebbero detto? No, così per sapere!

Le romantiche: le riconosci perché non appena vengono a sapere che avete un test positivo, cominciano ad inondarvi di messaggini con i cuori, a dirvi che la vostra vita comincerà adesso, che avrete un pezzo del vostro cuore fuori da voi stesse, vi linkeranno tutti i siti in cui si acquistano gli anelli con le perle di latte materno, i set per i calchi del pancione, i servizi fotografici per mamma e papà, vi disegneranno un possibile tatuaggio dove ovviamente impererá il simbolo dell’infinito e vi cominceranno a chiamare tesoro o dolcezza per i successivi 8-9 mesi. In questi casi si consiglia uno screening anticipato del diabete gestazionale.

Le NonSoloMammaMaAncheDonna sono quelle che se con un neonato di tre mesi non hai capello fatto, unghie fatte e lingerie sexy, ti sei annullata, perché una mamma non deve dimenticarsi di essere donna…Quindi appena restate incinte cominceranno a bombardarvi con “Oh ma non ti metterai mica quelle tutone larghe e brutte eh?! Scordati i mutandoni bianchi! E promettimi che ti truccherai sempre!” Ma se per un po’ non ho voglia/tempo di dedicarmi a me stessa che male c’è? E soprattutto gente, comodi come i mutandoni bianchi, niente al mondo!

Le CheVuoiCheSia: sono quelle che hannon3-4 figli e che con il loro atteggiamento, si insinuano tra sopracciglio e fronte, là dove si annidano le prime preoccupazioni che svanirebbero con un semplice “stai tranquilla”, ma loro no, loro ti dicono robe tipo “basta organizzarsi” “Non bisogna piangersi addosso” e allora sì che quelle microscopiche paure, diventano macigni di mancanza di fiducia ed autostima che ti fanno credere di essere una pippa in confronto a chiunque, anche ai campioni di tiro di caccole o di grattamento bilatelare di orecchie a tempo di musica.

Le nonmamme: con questa categoria intendo quelle che non hanno figli e manco ci pensano e che la notizia di una vostra gravidanza, provoca in loro una ruga in più, quella data dall’estremo sforzo di farvi un sorriso, quando nella loro mente invece, si figura una bella x nera sulla vostra faccia, nelle foto delle serate in discoteca. “Ora non cominciare a parlare solo di emorroidi e gambe gonfie eh? e se vogliamo andare a mangiare il sushi non rompere eh?!” Grazie friend, sono felice che tu sia così felice per me…

E voi? Che tipologie di reazioni avete trovato?

Qual è stata quella che vi ha reso più felice e quella invece che vi ha fatto uscire il fumo dalle orecchie?

Ho fatto anche un video basato su questo articolo…se avete voglia potete trovarlo qui

https://youtu.be/3KaL5MrJEZs

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Corso preparto a chi?!

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corso pre parto

Avete mai provato a chiedere alle vostre amiche incinte se faranno il corso preparto? Salvo una piccola percentuale che vi risponderà un entusiastico sì, la restante parte si dividerà tra chi non è per niente interessata perché non è una cosa nelle proprie corde ( e su questo niente da dire) e quelle che avranno una reazione alquanto bizzarra:

prima vi guarderanno come se aveste della rucola tra i denti;
poi come se scoprissero che non è rucola, ma un verme
e poi sgranando gli occhi, risponderanno NO con paura, terrore e sdegno, come aveste detto loro che avrebbero dovuto fare bungee jumping senza elastico.

Io che di corsi ne ho frequentati addirittura due (sono di sicuro presente nel libro dei Guinness dei Primati, nella pagina accanto a quella del salto nella pozzanghera più grande di Papà Pig), mi son chiesta spesso perché.

E sono giunta alla conclusione che nell’immaginario collettivo, il corso preparto è considerato o come una specie di campo per Marines, o come un ritiro per Figli dei Fiori.

Nel primo caso, il Sergente, si fa chiamare Ostetrica. È una tizia, abbastanza vecchia, corpulenta, con un neo peloso sul naso e una voce che sfonda sette mura.

Costei vi spiegherà come son fatte le vostre patate e come si trasformeranno durante il travaglio, con la poesia di un badile che spala cacca di cavallo.

Flessioni e corse intorno all’edificio, sotto la pioggia e sotto la neve, perché la frase  “mamma: il mestiere più difficile del mondo”, ha inizio da qui.

Vi spiegherà come respirare, spingere e partorire soffrendo.

Nel secondo caso, corso preparto equivale ad immergersi in un mondo di cuoricini e petali di fiori, di racconti talmente melensi che 9 su 10, vi aggiudicherete il diabete gestazionale e in cui qualsiasi cosa che parla di un neonato è bellezza e amore;

Compresa la loro pupù tesorosa che straripa dai pannolini.

Compresi i rigurgiti che formano disegni bellissimi sui nostri vestiti.

La Dea del Parto si fa chiamare Ostetrica e non parla,sussurra. Non cammina, ma fluttua.

Vi farà intrecciare coroncine fiorite e stare in posizione fetale per 123 minuti per sintonizzarvi con vostro figlio e vi farà dipingere quadretti ad acquarelli, di teneri puttini.

Vi spiegherà come respirare, spingere e partorire intonando canti celestiali.

 

Se la realtà fosse questa, avrei di sicuro abbandonato a metà il mio primo corso preparto e mai mi sarei sognata di seguirne un secondo.

I corsi sono condotti da professionisti senza idee strampalate o modi di fare estremi. Negli incontri preparto si imparano cose utilissime, si conoscono nuove persone e si racconta e si partecipa quanto si desidera. È un momento di relax e di coccola, accogliente e non giudicante.

E soprattutto, contrariamente al nome che portano, i corsi preparto ti lasciano un bagaglio di esperienze che sarà utilissimo per molto molto tempo!
Fateci un pensierino mamme panzone che state leggendo!

 

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Le mamme e il meteo

| Mamma Bradipa ironica, Senza categoria

Care Mamme,

Che rapporti avete con le previsioni del tempo? Vi ci affidate ciecamente o sapete appena che esistono delle App per controllarle?

Io sono una persona ansiosa e figuriamoci se nel mio carnet, mi faccio mancare l’angoscia da brutto tempo! Sia mai!

Inutile dire che da quando sono diventata mamma, la cosa è peggiorata. Se prima, in caso di cambiamento repentino del tempo, potevo prendere la mia borsetta e “correre” al riparo, con tutto l’ambaradan che i figli comportano, sarei stata pronta per il cambio del tempo della settimana successiva. Non tutte sono come me, ne ho evidenziato qualche tipo e sappiate che invidio tutte le categorie alle quali non appartengo!
Anche perché se d’inverno bene o male le attività vengono svolte al chiuso, d’estate quando in caso di pioggia andrebbe tutto a gambe all’aria, le categorie di MAMmeteo, trovano la loro massima applicazione….

Le organizzate per qualsiasi condizione atmosferica.
L’unica spiegazione è che siano agenti speciali sotto copertura. Non solo nessun evento atmosferico le coglie impreparate, ma hanno anche un’attrezzatura per i bambini, che l’Ispettore Gadget in confronto, è un pischello. Magliette che sono traspiranti, ma impermeabili – a mezza manica, ma allungabili; tirando il laccetto sulla manica destra, la maglietta si gonfia come un salvagente e tirando quella di sinistra, si apre un paracadute. Le scarpe sono all’occorrenza sandali e i sandali all’occorrenza scarpe. Hanno sempre borracce con acqua freschissima (non gelata!) se fa caldo e calda e rinfrancante se fa freddo. Insomma se chiedi loro se è il caso di andare al mare, ti diranno sempre sì. Anche a dicembre con -2°.

Le timorate del meteo.
IO. Perché se una rondine non fa primavera, per me, una nuvola fa temporale. Le previsioni meteo sono affidabili solo quando indicano sole pieno (per almeno tre giorni). Già quando mostrano l’icona sole-nuvola, cominciano i problemi.  Se comincia poi a esserci un 10% di possibilità di precipitazioni, arrivederci… viene  annullato qualsiasi evento all’aperto (persino andare a buttare la spazzatura nel bidone). E comunque gente, anche il sole pieno dopo un temporale non è che sia mica tanto sicuro eh?! Cioè..fino a poche ore fa pioveva!
Il risultato è che dopo 152 volte in cui sono stata in casa con un tempo annunciato incerto, ma verificatosi meraviglioso, mi stufo e decido di uscire. Beccando il rinomato temporale estivo improvviso. Fanculo.

Le ignoratrici
Ignorano le diverse caratteristiche atmosferiche perché sono solo un’ invenzione complottista con la quale impedire alle persone di fare quello che vogliono. Sanno bene che il meteo è manipolato dall’alto. Ci avete mai fatto caso che quando volevate approfittare degli sconti, avevano messo allerta arancione e poi c’è stato sole pieno tutto il giorno? Coincidenze?!!!!! Dove si vuole andare si va. Che sia a fare una passeggiata con l’uragano o a leggere un libro al sole con 562°. Loro decidono e il meteo non le avrà mai!!!

Le Giuliacci home made.
Vanno tutelate come patrimonio dell’Unesco perché sono più affidabili di qualsiasi mezzo tecnologico che monitora le condizioni atmosferiche. Se ne conoscete una, tenetevela stretta perché avrà sempre ragione. Loro sono animali, una parte del cosmo, possiedono istinti e capacità ultraterrene e sulle loro previsioni potreste scommettere l’anello di fidanzamento di nonna Pinuccia. Non ha ancora smesso di piovere che hanno già le infradito calzate, e aprono l’ombrello un secondo prima della prima goccia di pioggia. Con molta probabilità, ascoltano il terreno come gli indiani e pianificano le loro attività in base ai venti meglio di Mary Poppins.

 

E voi a quale categoria assomigliate di più? Scrivetemi! Leggerò le vostre risposte oggi pomeriggio tanto sto in casa che è un po’ nuvoloso……..!

 

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