Month: Giugno 2020

Bambini e coronavirus: le difficoltá delle fasi 2 e 3

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Finalmente, la fase 1 è finita, siamo da pochi giorni in fase 3 e in certe situazioni sembra quasi che ci si dimentichi come abbiamo trascorso gli ultimi tre mesi.
Una pandemia non è certo una cosa da tutti i giorni e il ritornare ad uscire e socializzare, anche se si può pensare che significhi soltanto gioia e libertà, può invece a volte comportare sentimenti ambivalenti e stress.
Se questo può succedere a noi adulti che abbiamo compreso tutti i vari passaggi della vicenda e siamo in grado di ragionamenti complessi, figuriamoci ai bambini.

Cosa è successo nello specifico? Un doppio cambio di abitudini. Per due mesi la vita è stata sconvolta “in chiusura” e da un mese e mezzo in graduale apertura che però non significa un ritorno alle abitudini pre covid.

Tutto ciò porta CONFUSIONE E SMARRIMENTO

Ma come fare per aiutarli a superare le possibili difficoltà e ritrovare la serenità perduta?

Facciamo un ragionamento diverso in base all’età:

<1 anno: Quello che possiamo notare è sicuramente un nervosismo diffuso che si esaurirà da solo nel momento in cui le nuove abitudini diventeranno stabili. Molti genitori, già in quarantena hanno creato nuove routine e sicuramente anche in questa fase, c’è bisogno di non cambiare tutto all’improvviso per trasmettere sicurezza e stabilità in modo che rimanga qualche costante nonostante il cambio di fase. In linea generale bisogna cercare di trovare dei nuovi ritmi che si differenziano con gradualità dai precedenti.

1-4 anni: E’ un’età molto critica poiché non si è troppo piccoli per non capire, ma nemmeno abbastanza grandi per comprendere certe cose ed esprimere le proprie emozioni con discorsi articolati. Per questo motivo è importante trovare strategie che riescano a far sfogare le possibili emozioni di rabbia, preoccupazione, tristezza o nervosismo. Utilizzare libri, giochi e tutto ciò che i nostri bambini amano fare per rilassarsi. Bisogna focalizzarsi sugli aspetti positivi della nuova fase e mostrarci il più possibile sereni e ben disposti all’apertura.

>4 anni: Il parlare diventa fondamentale. Si possono fare discorsi sul cambiamento riferendosi al tempo come “fino a ieri abbiamo fatto così, da oggi possiamo fare questo”, inventare storie molto semplici e rassicuranti sul coronavirus, considerare mascherine ed igienizzanti come mezzi per essere delle specie di “supereroi che combattono il virus” ecc ecc. In ogni caso evitiamo di parlare con ansia e preoccupazione di ciò che sarà o di cosa potrà succedere, focalizziamoci sul qui ed ora e su ciò che di positivo possiamo fare e non delle limitazioni ancora necessarie.

Ok tutto chiaro, ma poi nella nostra mente accade questo:

il mio bimbo era così ed ora è cosà cosa ho fatto di sbagliato aiutoooooo non lo riavrò mai come primaaaaa

Calma!!!! Non andate in ansia di fronte a cambiamenti comportamentali dei bambini, cercate soluzioni. Non siete genitori sbagliati, quello che succede ai vostri figli dipende dalla situazione che stanno vivendo.

Non lo dico solo io, ci sono vari esperti che lo riferiscono e c’è anche un interessante studio del Gaslini di Genova, in cui si parla di regressioni ed ansia. Seppure riferiti a fasce d’età maggiori, fornisce informazioni importanti. Prendiamo ad esempio le regressioni: esse sono frequenti nei periodi di stress.Che significa? Che autonomie o capacità acquisite prima della pandemia, possono essersi congelate; sembrano scomparse, ma non è così: i nostri bambini sono tornati in una “zona di comfort” in cui si sentono a proprio agio, come quando non ci sentiamo tanto bene, ma andiamo lo stesso in palestra, ma decidiamo di fare una serie di esercizi più facili e leggeri del nostro standard.

Ciò significa quindi, che nella maggior parte dei casi, se i bambini saranno compresi ed accolti, recupereranno non appena la nuova routine li avrà nuovamente rassicurati.

Quindi cari genitori, so che viene spontaneo allarmarsi ed andare in panico se ciò che i bambini avevano messo in pratica dopo grande impegno nostro e loro viene meno, ma tranquilli! Tutto ritornerà alla normalità!(In caso le problematiche si manifestassero con grande intensità o lunga durata, consiglio di prendere contatti con uno psicologo).

P.s. l’esempio della palestra non è riferito a me, sono sempre la vostra bradipa come prima della pandemia!!! 😉

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“I NO”: istruzioni per l’uso

| Mamma Bradipa Psicologa, Senza categoria

Uno dei punti più spinosi dell’educazione infantile, è il tema del NO.

Parliamoci chiaro una volta era più semplice.

I genitori erano SEVERI o PERMISSIVI.

I primi, urlavano, picchiavano e punivano ogni qual volta i figli facevano qualcosa di confusionario/rumoroso/maleducato.

I secondi, lasciavano i figli a razzolare come galline non curanti di ciò che facevano.

Oggi, si sa che i bambini sono persone e come tali meritano rispetto fin dalla nascita.

Quindi vi è molta più attenzione verso le emozioni, la non violenza, l’ascolto, ma se siamo genitori alle prime armi, arriva un momento in cui, sembra che all’improvviso, veniamo catapultati in un mondo alla rovescia.

Il famoso giorno in cui il nostro frugoletto paffuto e ridente, si trasforma in un piccolo diavoletto della Tasmania che non vuole fare niente di ciò che gli chiediamo e nemmeno l’opposto.

Ci troviamo persi.

Proviamo a fargli fare ciò che vuole, ma la sue richieste non si esauriscono mai e diventano sempre più assurde.
Proviamo a dire NO, ma le reazioni sono esplosioni simili a quando mettiamo una Mentos dentro alla Coca-Cola.

Quindi? Quello che succede più frequentemente (fatto con le migliori intenzioni), è di dire NO finché riusciamo, per poi capitolare sfiniti e acconsentire.

Ecco. Facendo così, vi rovinerete. Ve lo dico da amica. Perché vostro figlio saprà che insistendo, fosse anche fino all’infinito e ritorno (i bambini sanno avere una determinazione ed una tenacia inesauribili), prima o poi vi arrenderete. 

La fai facile, direte voi. Prova tu ad essere irremovibile in mezzo ad un ristorante con bambino che è un fascio di muscoli urlanti, che ci scivola tra le mani come un serpente e pesa come un dinosauro.

No, non è per niente facile. Ma se terrete duro una volta, la volta dopo sarà più facile e più facile ancora, fino a che il bimbo capirà che il vostro NO è NO e quindi è inutile provare a convincervi.

  • Ovviamente non potete dire no a tutto, dovrete cercare compromessi, tra il vostro pensiero e l’energia vitale e sprizzante dei bambini (Se lui vuole bianco e voi nero, accontentatevi di un grigio scuro) e soprattutto mettete in conto di poter cambiare idea nel corso del tempo perché acquisite maggiori informazioni che non sapevate o vi rendete conto di stare esagerando. Non ci sono problemi, è importante che i nostri figli sappiano che non siamo infallibili, che possiamo sbagliare, cambiare idea e soprattutto che teniamo conto di ciò che ci dicono.

Ammettiamo che siate a cena fuori con amici e vostro figlio voglia il gelato, ma voi dite NO perché ne ha già mangiato uno super cioccolatoso e grande a merenda e avete paura possa fargli male. Il bimbo protesta, si mette a piangere e voi non cedete. Poi una vostra amica vi dice che il gelato in questione è solo una pallina al fior di latte che una terza amica offre a tutti i bimbi con un cucchiaino che si trasforma in matita colorata, per festeggiare l’inizio dell’estate. Pensate che in fondo potete anche darglielo. Siete VOI che cambiate idea.
Ok, ma come dirlo a vostro figlio? Con LA VERITA’. Fatelo calmare e poi ditegli:

“Ascolta, la mamma di Mirko mi ha detto che il gelato è molto piccolo e al fiordilatte quindi non ti farà male al pancino, così ho deciso che puoi prenderlo anche tu.”

  • Un altro importante accorgimento sono le ECCEZIONI. Le eccezioni sono l’asso nella manica di un giocatore di carte, la VAR di un arbitro, il Patronus di un mago. Ci sono occasioni in cui si possono fare cose che di solito non si possono fare. Facciamo un esempio pratico:

Di solito a casa vostra non si mangia sul divano alla tv, ma al tavolo chiacchierando tra di voi.
Ammettiamo però che il papà debba andare ad una cena ed i bambini siano tristi, oppure che sia saltata una festa per un’influenza. Ecco che potete giocarvi il Jolly e inventarvi la “super serata mattacchiona” in cui si cena sul divano con i cartoni. Magari con pizza e pop corn!
In questo modo i bambini non vi sfiniranno ogni sera perché sapranno che c’è stata un’occasione speciale!

Quindi cari genitori forza! Crescere un figlio è difficile, difficilissimo, ma dentro di noi abbiamo tutto di cui abbiamo bisogno!

P.s. Quando parlo di tenere duro di fronte ad una richiesta che non potete esaudire, intendo che rimaniate fermi sulla vostra decisione, ma siate calmi e accoglienti nel sostenere vostro figlio nella frustrazione di non poter ottenere ciò che vuole. Siate presenti, non ignorateli, fate sentire loro che ci siete e che li amate anche se non potete esaudire la loro richiesta.

Vi lascio anche il link di un altro mio articolo correlato:
https://blog.pianetamamma.it/diariodiunamammabradipa/tre-terribili-trappole/

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Perchè festeggiare “l’ultimo giorno di scuola”

| Mamma Bradipa tenera, Senza categoria

10 giugno

L’ anno scorso, di questi tempi nella chat di classe si parlava di chi portasse cosa per la merenda dell’ultimo giorno di scuola, di come facesse caldo con il grembiule con il sole che batteva sulle aule e non si vedeva l’ora di lavare lo zaino, ridotto ormai ad una massa informe dall’odore di libri, succo e inchiostro.

Quest’anno no. Quest’anno nella chat di classe si parla degli allegati che non si scaricano, delle schede a risoluzione troppo bassa, della foto di classe a distanza, del prossimo appuntamento su meet.

Niente grembiuli.

Niente zaini.

Non se ne parla dal 5 marzo.

Ricordo ancora che il 4, era mercoledì. Le maestre hanno dato i compiti per l’indomani e hanno sistemato l’aula per l’attività a gruppi del giovedì.

Noi genitori ci siamo allontanati con un semplice “buon appetito,  a domani!” e Giacomo salendo in macchina mi ha detto “Mamma sono stanchissimo per fortuna manca solo giovedì e venerdì e poi due giorni di pausa.”

E invece “la pausa”  sarebbe iniziata subito e per 10 giorni. E poi per altri 15 e altri 15 e poi nessuno ha più creduto che si riniziasse prima di settembre.

Così quando dico che il 10 giugno festeggerò, in molti mi guardano ruotando la testa come un cucciolo che sente un rumore strano.

Perché festeggiare??? Perché ce lo meritiamo!

Ce lo meritiamo tanto cacchio.

Se lo meritano i BAMBINI. Cui d’improvviso, dentro ad una bella scatola, abbiamo messo loro la scuola, i parchi gioco, gli amici, i nonni, i giocattolai, le feste, i compleanni e ci abbiamo scritto “NON APRIRE FINO A BO”. Ma abbiamo chiesto loro di essere sereni e tranquilli,  di accontentarsi dei nonni in videochiamata ad 1 anno, di vedere i compagni d’asilo sul tablet, di studiare, di impegnarsi, di perdere la relazione con gli insegnanti e cercare di stabilirla con uno schermo. Si sono arrabbiati, rattristati, a volte arresi ma poi ripartiti, innervositi, arrabbiati di nuovo, ma poi ce l’hanno fatta.

Ce lo meritiamo noi GENITORI. Che da quando i nostri figli sono nati ci dicono che si può spiegare loro tutto – in modo adatto all’età- ma questa volta ci siamo trovati invischiati tra un batterietto birboncello che ci fa starnutire nel gomito detto ai più piccoli e la paralizzante incapacità di dare risposte certe ai più grandicelli. Ce lo meritiamo perché abbiamo affrontato l’angoscia per il nostro futuro, per la salute dei nostri cari, per le esperienze negate ai nostri bambini. Il tutto condito dall’esilarante esperienza dello smart working con 1/2/3…figli a casa e  dalla snervante/logorante/ossessionante didattica a distanza. Ma ce l’abbiamo fatta.

Se lo meritano gli INSEGNANTI che in un pugno di giorni si sono dovuti far amica la guest star di questo periodo: la DAD. Che fino a poco fa pensavo volesse solo dire papà in inglese. Forse lo credevano anche maestre e professori, ma hanno subito capito cosa invece significasse e si sono dovuti reinventare un modo di lavorare senza la possibilità di fare ciò che hanno sempre fatto: parlare, insegnare, spiegare, ridere, giocare, richiamare, lodare, coccolare i loro studenti. Senza poter accedere alla loro “materia prima”, come se ad un cuoco si chiedesse di preparare delle ottime pietanze senza ingredienti. Ma ce l’hanno fatta.

Non ci sarà nessun VERO ultimo giorno di scuola, ma potremo comunque festeggiare la FINE di questo assurdo e sconvolgente periodo, per goderci ancora di più gli anni scolastici che seguiranno.

Perché se si dice che una cosa la si apprezza solo quando si perde, la scuola quest’anno l’abbiamo PERSA, ma siamo fortunati perché presto potremo RITROVARLA.

P.s. Se avete voglia di festeggiare con una risata, vi metto qui sotto il link del video di “E penso a te” di Battisti, rivisitata con Classroom 🙂

https://youtu.be/ai7vILaO9Fs

 

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