Month: Giugno 2017

Lettera ai miei figli. Perché non chiederò loro scusa.

| bambini, famiglia, figli, mamme, Senza categoria

Cari Bambini,

Non so se quando sarete in grado di leggere, questo blog esisterà ancora. Io che comincio mille cose e non ne finisco nessuna, proprio non lo so. In ogni caso stamperò queste righe in modo da esser certa che possiate prima o poi vederle.

Quando tra un po’ di tempo comincerete qua e là a leggere Facebook (il mio sia chiaro!!!), magari capiterete per caso su un articolo sulle scuse di una mamma ai suoi figli. O al grande per averlo trascurato una volta che è nato il piccolo; o al piccolo perché non è stato seguito esclusivamente come il grande. E affinché non dobbiate chiedervi perché io non vi ho scritto proprio nessuna scusa, eccomi qua a spiegarlo.

Non vi chiederò scusa perché seppure qualche attenzione esclusiva non c’è stata – molto, ma molto di più è stato raddoppiato.

Perché adesso ci sono il doppio dei giochi, il doppio di amici, il doppio di feste di compleanno e il doppio di baci-abbracci-risate. Certo anche il doppio di volte che mamma si arrabbia, di influenze, di tempo da aspettare prima di essere pronti per uscire.

Ma quando mamma si arrabbia, potrete supportarvi a vicenda in attesa di far pace;

A casa malati, potrete farvi compagnia;

E nell’attesa che l’altro sia pronto, potrete giocare ancora un po’.

Giacomo non avrai avuto sempre mamma che ti osservava, ma chiedi a tua sorella se non è una figata non avere la mia angoscia sulle spalle.

E Aurora, non avrai avuto tutti gli occhi dei parenti fissi su di te, ma chiedi a tuo fratello se lui era felice di tutti quegli sguardi.

Giacomo, non ti chiederò scusa perché l’arrivo di tua sorella ti ha regalato la possibilità di sentirti orgoglioso come fratello e soddisfatto come mio aiutante; di imparare a giocare da solo, di sapere quanto tu fossi amato: perché facevamo le costruzioni seduti in terra come prima, ma adesso mentre allattavo tua sorella. E io lo so che lo sapevi che stavo scomodissima, che mi faceva male tutto e che lo facevo solo per te.

Aurora, non ti chiederò scusa perché avere un fratello ti ha regalato la possibilità di amare tre persone anziché due. Di avere mille stimoli e di poter stare tranquilla, perché se vedevi tuo fratello felice, sapevi che andava tutto bene e potevi stare bene anche tu. Di sapere quanto tu fossi amata: perché facevo le costruzioni seduta in terra con tuo fratello e nel frattempo ti allattavo. E io lo so che lo sapevi che stavo scomodissima, che mi faceva male tutto e che lo facevo solo per te.

Ma soprattutto, non vi chiederò mai scusa perché essere fratelli vuol dire non sentirsi mai da soli.

E infatti, anche in questo caso, la vostra mamma sgangherata, queste parole stucchevoli, malinconiche, amorose, retoriche, che non sapete se ridere,piangere o mandarmi in quel posto, le ha scritte a tutti e due insieme.

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Mangiare in tranquillità con i bambini: What’s???

| mangiare, pappa, Senza categoria

Care Mamme,

Quanto tempo è che non vi fate una bella mangiata in santa pace? E badate bene che per “bella mangiata” intendo un piatto di pasta e una frutta…

Non vale quella sera in cui i figli erano dai nonni o quando siete uscite con le amiche.

No, parlo di una cena in casa, con marito e figli.

Mangiare per tipo 15 minuti stando sedute e chiacchierando. Entrambe le cose per tutto il pasto. E ari badate bene che per “chiacchiere” intendo tipo 3-4 frasi in croce.

Ve lo dico io quanto tempo è passato: l’età del vostro primo figlio meno nove mesi.

Perché da quando vedete quelle due lineette, potete dire addio a pranzi e cene rilassate, per molto, molto tempo.

Durante la gravidanza o avete la nausea, o non avete avuto la toxoplasmosi ed allora non mangiare quello-l’altro solo se stracotto-questo solo se congelato per 17 giorni e via così.

Quando allattate, o avete il bimbo in braccio e mangerete con una mano sola (ricordo che quando allattavo speravo che toccasse al seno sinistro all’ora del pasto, per poter usare la destra!) e se date il biberon ciao ciao-dovete fare a turno per forza; se sta per svegliarsi con una fame boia, trangugiate tutto roba che Mila Azuki mangiava il riso lenta come una novantanovenne sdentata. Chiacchierare??? Fate così fatica, che se respirate tra un boccone e l’altro è già tanto.

Quando state svezzando, non potete nemmeno più mangiare di fronte a lui perché ne vuole anche lui! E se vi siete gettate sulla parmigiana di nonna della sera prima, be’, otto chili di olio e di fritto alle 10 di mattina, non sono proprio consigliate dall’OMS per un ottomesenne! E quindi rigorosamente dopo di lui! In compenso però chiacchierate eh.. diamine! “Aaaaaaaam!” “Che buonoooooo” “in bocca a te, in bocca a te, in bocca al cannnnnnn, ammmmm!” Ecco.

Pensate di trovare la pace quando iniziano a mangiare da soli. Ma vi rimane tutto sullo stomaco dall’angoscia che si strozzino o che sia rimasto un pezzettino di carne più grande di quei cubetti da 0.5mm per lato che vi eravate imposte di tagliare. Ma anche se siete tranquille su questo aspetto, passerete l’intero pasto a pulire tutto quello che quel mini adulto riesce a sporcare in cinque minuti e nel frattempo anche se riuscireste a parlare, non sentireste le risposte di vostro marito a causa del rumore dei migliaia di alberi che vengono abbattuti ogni minuto per poter supportare l’uso delle 7846582 salviette umidificate che userete a ogni pasto.

Il bello inizia quando cominciano a mangiare come noi. E a parlare non ci riesci ancora. No.Ogni sera io e mio marito ci ritroviamo a chiederci come sono andate le nostre giornate quando i bambini dormono. E non perché non vogliamo coinvolgerli, ma perché ogni volta che pronunciamo  “ti dicevo…” Ecco che devono per forza e irrinunciabilmente parlare. Ma nel momento in cui chiedi loro qualcosa, muti! E quindi a tavola, le conversazioni sono un po’ come quando ti prende male in cellulare e capisci a pezzi e bocconi (modo di dire inventato da due genitori che non riuscivano a parlare mentre pranzavano!)

Quindi le chiacchiere stanno a zero come prima, ma ora non state nemmeno sedute.

Perché se prima dei bambini dovevi alzarti solo per prenderti una mela e se non ne avevi voglia te la prendevi dopo cinque minuti, ora no. Ora ti siedi e poi dopo un minuto uno vuole il prosciutto, l’altra lo yogurt, poi la frutta, poi il biscotto. Poi il grande voleva lo yogurt alla pera, non quello alla banana. Poi ti accorgi di non esserti messa il coltello. Poi l’acqua è finita. Poi è caduto il bicchiere pieno d’acqua e via a pulire tutto in terra. Poi la piccina ha più pasta sui pantaloni che nel piatto e via puliscila.  E piegati e alzati e ruota e salta. Fai una giravolta e falla un’altra volta.

Insomma. Per quanto siano impagabili questi momenti perché comunque pieni di gioia e allegria, le difficoltà digestive da “ingavonamento compulsivo” me le puppo io.

E allora nell’attesa di poter chiacchierare al più presto tutti e quattro insieme, intanto ogni mattina al risveglio, apro gli occhi e guardandomi le braccia, spero con tutta me stessa di non trovarne due, ma sei; e pure allungabili dalla tavola alla cucina.

E bon appetit a tutti.

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