Una sconosciuta di cui innamorarsi da zero: la nascita di Irene

assicurati-che-la-coperta-abbia-il-profumo-della-mammaCredo che ogni mamma, quando rimane incinta, sogni per nove lunghissimi mesi, come sarà il bambino che gelosamente porta in grembo. Ore e ore a sognare ad occhi aperti: assomiglierà al papà, avrà i miei occhi, chissà se avrà la bocca della sorellina o del fratellino..

E poi quando arriva il momento in cui, il tuo sguardo incontra il suo, ti rendi conto, come racconta Anna, una nostra  Pianetina , che dentro di te arriva una strana sensazione, un misto di amore incondizionato e stupore..

Ma leggiamo insieme il racconto della nascita della piccola Irene:

Avevo tutte le intenzioni di affrontare tranquillamente il parto naturale. Dopo la 38° settimana i tracciati diventavano sempre più frequenti. Ma in vista nessuna contrazione. Arrivo alla 40 e anche dalle visite assidue, Irene che già i suoi chili li aveva presi, di uscire non se lo sognava.

Martedì (novembre, oltre termine) la dottoressa mi fa ricoverare in clinica, per monitorare spesso. Avverto anche dolorini. Si procede con stimolazione (più leggera) per favorire contrazioni e il travaglio, nessun effetto, a parte contrazioni fastidiose.
Giovedì notte rottura delle membrane. Fino a venerdì mattina, piegata dai dolori ormai continui, non si verificava nessuna dilatazione giusta affinché la mia piccola potesse scendere. Ero entrata a 41 settimane.

 

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Molto stanca, da giorni si parlava di cesareo. Ormai ci speravo, ma più medici tentano con stimolazione endovena. Mi sento proprio in travaglio ma di questo c’erano solo le terribili fitte. Solo un’ora di preavviso: si procede col cesareo , per evitare liquido tinto. Non posso dimenticare la voce dolce e pacata dell’ostretica “tieniti pronta, fra mezz’ora conoscerai Irene“.
E da quel momento le immagini si susseguono nella mia mente ancora vive. Io che in sala operatoria ci entro in preda alle contrazioni, che non permettevano quasi l’epidurale!

Mi sento massaggiare la pancia , intorpidita, e credetemi, ricordo lo scossone quando hanno tirato fuori lei, il suo pianto riecheggia dentro di me. E appena me l’hanno mostrata ho avuto una strana sensazione che non ho mai detto “ una sconosciuta di cui innamorarsi da zero”.
E quegli occhi grandi, indefiniti non me li toglierò di dosso da quell’istante.

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