Donna siriana respinta dalla Svizzera perde il figlio

10-falsi-miti-della-gravidanza-222x300

Finisce in Parlamento la storia della donna siriana di 22 anni incinta che, maltrattata e respinta alla frontiera prima dalla polizia francese, poi da quella elvetica al confine italiano di Domodossola (Verbania), ha perso il bimbo che aveva in grembo.

Meriam :”Ho partorito in catene”. La figlia forse non potrà camminare

Il deputato Enrico Borghi (Pd) ha reso noto di aver presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, affinché sia fatta luce sulle responsabilità e sull’attuazione delle norme internazionali.

La donna, con il marito e i suoi tre figli, era stata prima respinta alla frontiera di Vallorbe dalla polizia francese, poi trattenuta per quattro ore e poi allontanata anche dalla polizia svizzera. La giovane siriana era giunta stremata alla stazione di Domodossola, dov’era stata soccorsa della polizia di frontiera italiana. In ospedale, poche ore dopo, aveva però perso il feto di 28 settimane che aveva in grembo.

La donna faceva parte di un gruppo di migranti che il 4 luglio scorso era partito in treno da Milano diretto a Parigi. Al confine con la Francia sarebbe stata respinta e affidata alle autorità svizzere per il rinvio in Italia. In Svizzera, durante il tragitto di ritorno la donna, incinta di sette mesi, avrebbe avuto forti perdite di sangue. Il marito che era con lei ha affermato alla televisione di aver più volte chiesto aiuto, ma le autorità svizzera non avrebbero reagito. Al suo arrivo a Domodossola, la siriana si sarebbe accasciata e sarebbe stata soccorsa e ricoverata in ospedale dove il bimbo è nato morto.

Fonte credits |Il Fatto quotidiano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.