Sembrerebbe una moda del momento, una roba da ricchi imprenditori che decidono di ritirarsi in campagna e avviare un allevamento di pecore. Ma non è proprio così. O meglio: non è più così.
Inizialmente le vittime del downshifting erano persone che, più o meno all’apice della loro carriera, decidevano che non valeva la pena lavorare tanto, produrre tanto per poi non godersi i piaceri della vita.
Poi questo fenomeno ha cominciato a colpire anche le persone più o meno “comuni” che hanno deciso di produrre meno, guadagnare meno, consumare meno e vivere meglio.
Questo è ciò che è successo anche a me. Il lavoro di pedagogista mi piaceva moltissimo (mi piace tuttora) ma qualcosa mi ha fatto riflettere sulle priorità della vita: avevo un figlio piccolo al nido per 10 ore al giorno e mi stavo perdendo tutte le fasi salienti della sua piccola vita: mi sono licenziata, di punto in bianco, senza possibilità di ripensamento mentre ero in fila da due ore, come ogni giorno, sul grande raccordo anulare di Roma per recarmi in ufficio.
E ho cominciato a fare i conti, all’inizio mio malgrado, con il portafogli e il consumismo.
A quasi 2 anni da quel giorno, quelle che sembravano rinunce e restrizioni, sono diventate uno stile di vita e, documentandomi sul web, ho trovato tanti spunti interessanti per decrescere felicemente e responsabilmente!
il punto cardine del downshifting è il consumo consapevole: consumare in maniera rispettosa per se stessi e l’ambiente. Via libera all’autoproduzione di tutto ciò che può essere fatto da sè: saponi, cosmetici e detersivi passando dall’acquisto di prodotti ortofrutticoli a kilometri zero (senza andare al supermercato), evitare imballaggi inutili, preferire cibi freschi, riusare, riciclare, rispettare, ricreare…insomma, non mi pare uno stile di vita da matti no?
Certo è che ci sono gli eccessi…ma vi assicuro che, avendo del tempo a disposizione per cucinare, cucire, coltivare un orto in balcone, crescere i propri figli, insomma, avere del tempo da dedicare a se stessi e alle cose che amiamo fare, davvero: non ha prezzo.
In questi giorni molte persone mi stanno chiedendo cos’è il downshifting e come si pratica…questa settimana ne parleremo ampiamente.
Tutto nasce da un profondo senso di insoddisfazione per la vita che si fa e da una grande voglia di cambiamento che non si ha il coraggio di affrontare.
Vi riconoscete in questa descrizione?
mi riconosco – anche se solo in parte perché mi manca il tempo – in questa descrizione. ma ti voglio ringraziare perché lo hai descritto molto bene!
mi riconosco. Mi sono licenziata e trasferita a Roma da due anni (abitavo in Piemonte), ho seguito l’uomo della mia vita… Ho deciso di non cercare un nuovolavoro perchè amo immensamente occuparmi di lui, della casa e se fossero arrivati, anche dei nostri bambini. Ho rinunciato e rinuncio a tante cose (futili), ma ho “scelto” di dedicare il mio tempo a riprodurre tutto quello che posso da me, anche in cucina. Ho scoperto una grande soddisfazione nel farlo. Mi gratifica come non è mai successo in 20 anni di lavoro da dipendente. Sono ai primi passi del downshifting, ma ogni passo, anche se piccolo, per me è una grande conquista. Ho scoperto tanti meravigliosi blog che mi aiutano in questo nuovo percorso, uno di quessti è proprio il tuo. Agli occhi dei “consumisti” sono una “strana” che sta a casa e non ha voglia di “lavorare”, come se a casa non ci fosse niente da fare, loro per questo “niente da fare”, fanno gli straordinari sul lavoro, lasciano i bimbi negli asili dall’alba al tramonto e pagano qualcuna che faccia quel “niente” in casa….lascio a loro queste frenesie di spendere e queste corse all’ultimo respiro per provare ad arrivare chissà dove….
Grazie. Buona giornata.
mi ci riconosco in quanto mamma i bambini hanno tempi loro lenti che sei “costretta” a rispettare ogni giorno, e ho rinunciato a porposte lavorative che mi sarebbero piaciute per vederli crescere, li ho voluti e adesso me li voglio godere, ne viene di conseguenza che non essendo ricchi dobbiamo “decrescere” nelle spese per forza se con uno stipendio si viveva in due e adesso con lo stesso siamo in 4 da qualche parte si deve tagliare per forza
Si, tutto bello ma come fai a praticare il downshifting quando hai mutuo della casa e n 2 finanziamenti da pagare? Credo che mollando tutto piano piano almeno nel mio caso si rischi di fare la fine del barbone all’angolo del marciapiede è vero che il consumismo sempre piu’ soffocante nella nostra società ti porta via un pezzo della tua vera identità , ma la fine del senza tetto ti annienta completamente.
Ciao Marco Giuntini
ciao Marco, anche io ho un mutuo e 1 finanziamento, ma, solitamente, in una famiglia si è in due. Come racconto spesso, lo stipendio del mio compagno serve a coprire le spese fisse…ma il cambiamento generato dal mio licenziamento e dal mio voler cercare una occupazione compatibile con le mie esigenze, ha procurato un benessere a tutta la famiglia. Perchè quello che è successo è stato che, lavorando part time e da casa , ho ridotto le ore di lavoro in ufficio, le ore passate nel traffico e quel tempo viene impiegato per fare da me ciò che prima acquistavo. Dalle torte al pane, dalle sciarpe in lana agli asciugamani, dall’orto in terrazzo alle vacanze in co-housing oggi mi sento una persona soddisfatta e appagata…