Cos’è il downshifting?

Downshifting è un termine inglese che trova la sua traduzione in italiano con “muoversi verso il basso”, il termine decrescita, successivamente, divenuto decrescita felice rappresenta invece l’equivalente italiano del movimento dei downshifters.

Sembrerebbe una moda del momento, una roba da ricchi imprenditori che decidono di ritirarsi in campagna e avviare un allevamento di pecore. Ma non è proprio così. O meglio: non è più così.

Inizialmente le vittime del downshifting erano persone che, più o meno all’apice della loro carriera, decidevano che non valeva la pena lavorare tanto, produrre tanto per poi non godersi i piaceri della vita.

Poi questo fenomeno ha cominciato a colpire anche le persone più o meno “comuni” che hanno deciso di produrre meno, guadagnare meno, consumare meno e vivere meglio.

Questo è ciò che è successo anche a me. Il lavoro di pedagogista mi piaceva moltissimo (mi piace tuttora) ma qualcosa mi ha fatto riflettere sulle priorità della vita: avevo un figlio piccolo al nido per 10 ore al giorno e mi stavo perdendo tutte le fasi salienti della sua piccola vita: mi sono licenziata, di punto in bianco, senza possibilità di ripensamento mentre ero in fila da due ore, come ogni giorno, sul grande raccordo anulare di Roma per recarmi in ufficio.

E ho cominciato a fare i conti, all’inizio mio malgrado, con il portafogli e il consumismo.

A quasi 2 anni da quel giorno, quelle che sembravano rinunce e restrizioni, sono diventate uno stile di vita e, documentandomi sul web, ho trovato tanti spunti interessanti per decrescere felicemente e responsabilmente!

il punto cardine del downshifting è il consumo consapevole: consumare in maniera  rispettosa per se stessi e l’ambiente. Via libera all’autoproduzione di tutto ciò che può essere fatto da sè: saponi, cosmetici e detersivi passando dall’acquisto di prodotti ortofrutticoli a kilometri zero (senza andare al supermercato), evitare imballaggi inutili, preferire cibi freschi, riusare, riciclare, rispettare, ricreare…insomma, non mi pare uno stile di vita da matti no?

Certo è che ci sono gli eccessi…ma vi assicuro che, avendo del tempo a disposizione per cucinare, cucire, coltivare un orto in balcone, crescere i propri figli, insomma, avere del tempo da dedicare a se stessi e alle cose che amiamo fare, davvero: non ha prezzo.

In questi giorni molte persone mi stanno chiedendo cos’è il downshifting e come si pratica…questa settimana ne parleremo ampiamente.

Tutto nasce da un profondo senso di insoddisfazione per la vita che si fa e da una grande voglia di cambiamento che non si ha il coraggio di affrontare.

Vi riconoscete in questa descrizione?

5 Risposte a “Cos’è il downshifting?”

  1. mi riconosco. Mi sono licenziata e trasferita a Roma da due anni (abitavo in Piemonte), ho seguito l’uomo della mia vita… Ho deciso di non cercare un nuovolavoro perchè amo immensamente occuparmi di lui, della casa e se fossero arrivati, anche dei nostri bambini. Ho rinunciato e rinuncio a tante cose (futili), ma ho “scelto” di dedicare il mio tempo a riprodurre tutto quello che posso da me, anche in cucina. Ho scoperto una grande soddisfazione nel farlo. Mi gratifica come non è mai successo in 20 anni di lavoro da dipendente. Sono ai primi passi del downshifting, ma ogni passo, anche se piccolo, per me è una grande conquista. Ho scoperto tanti meravigliosi blog che mi aiutano in questo nuovo percorso, uno di quessti è proprio il tuo. Agli occhi dei “consumisti” sono una “strana” che sta a casa e non ha voglia di “lavorare”, come se a casa non ci fosse niente da fare, loro per questo “niente da fare”, fanno gli straordinari sul lavoro, lasciano i bimbi negli asili dall’alba al tramonto e pagano qualcuna che faccia quel “niente” in casa….lascio a loro queste frenesie di spendere e queste corse all’ultimo respiro per provare ad arrivare chissà dove….
    Grazie. Buona giornata.

  2. mi ci riconosco in quanto mamma i bambini hanno tempi loro lenti che sei “costretta” a rispettare ogni giorno, e ho rinunciato a porposte lavorative che mi sarebbero piaciute per vederli crescere, li ho voluti e adesso me li voglio godere, ne viene di conseguenza che non essendo ricchi dobbiamo “decrescere” nelle spese per forza se con uno stipendio si viveva in due e adesso con lo stesso siamo in 4 da qualche parte si deve tagliare per forza

  3. Si, tutto bello ma come fai a praticare il downshifting quando hai mutuo della casa e n 2 finanziamenti da pagare? Credo che mollando tutto piano piano almeno nel mio caso si rischi di fare la fine del barbone all’angolo del marciapiede è vero che il consumismo sempre piu’ soffocante nella nostra società ti porta via un pezzo della tua vera identità , ma la fine del senza tetto ti annienta completamente.

    Ciao Marco Giuntini

    1. ciao Marco, anche io ho un mutuo e 1 finanziamento, ma, solitamente, in una famiglia si è in due. Come racconto spesso, lo stipendio del mio compagno serve a coprire le spese fisse…ma il cambiamento generato dal mio licenziamento e dal mio voler cercare una occupazione compatibile con le mie esigenze, ha procurato un benessere a tutta la famiglia. Perchè quello che è successo è stato che, lavorando part time e da casa , ho ridotto le ore di lavoro in ufficio, le ore passate nel traffico e quel tempo viene impiegato per fare da me ciò che prima acquistavo. Dalle torte al pane, dalle sciarpe in lana agli asciugamani, dall’orto in terrazzo alle vacanze in co-housing oggi mi sento una persona soddisfatta e appagata…

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